Tutto nasce a inizio 2025,
quando passando per la Via Olimpica, come passeggero nell’auto di mia moglie,
l’occhio mi cadde su quella che a me è sembrata una piccola apertura sul
versante di Monte Antenne che scende verso il limite del Tennis Parioli –
apertura evidenziata nella foto qui sotto – che sembra mostrare un’apertura
che, nella forma, ricorda quella dei bunker militari, con due aperture
simmetriche e geometricamente regolari.
La posizione dell’apertura, così come
si vede dalla Via Olimpica
Data la mia smania di scoprire
cose nuove, mi sono subito chiesto come arrivarci e, in primavera, avevo
tentato un primo approccio dall’alto, prima da solo e poi con l’amico Lorenzo,
passando un’oretta buona ad aprire un varco nella vegetazione spinosa a forza
di cesoie.
Dopo un paio di uscite, siamo
arrivati proprio sopra la posizione della presunta gotta, posizione che avevo
stimato dalla ciclabile, quindi esatta per l’allineamento verticale e
approssimata per quella orizzontale, ma resa precisa dalla presenza di un
albero dalla conformazione particolare, che vedete al centro del rettangolo
rosso nella foto nell’ingrandimento qui sotto.
Ingrandimento della posizione
dell’apertura, così come si vede dalla Via Olimpica
Purtroppo, pur essendo arrivati
sul bordo superiore, posizione che impediva di vedere le aperture, ci siamo
resi conto che la presenza di una piccola parete verticale richiedeva l’uso di
corda e imbracatura, per cui abbiamo desistito, riproponendoci di tornare
successivamente.
Il tempo passava e, pur
ripromettendoci di andare nuovamente in loco, non trovavamo mai il momento
giusto. Poi, dopo l’estate, mentre stavo camminando sulla ciclabile, mi sono
chiesto se non ci fosse modo di arrivarci dal basso, sfruttando qualche
apertura nelle rete che si trova accanto alla ciclabile ed effettivamente, in
corrispondenza di dove termina il Tennis Parioli, ho trovato un varco e un
sentierino tra la vegetazione che porta a una piccola area dove qualcuno sembra
averci creato un piccolo orto urbano.
Da lì, però, partiva una
pendenza decisamente ripida, di una decina di metri, completamente ostruita dalla
tipica vegetazione spinosa che infesta in più punti la villa e che rendeva
impossibile la salita.
Tignoso come sono, mi sono però
detto che, arrivato fin lì, non si poteva desistere, per cui sono tornato a
casa, ho preso guanti e cesoie professionali e, dopo due ore di taglio, dei
rami – e delle braccia, grazie alle simpatiche spine – sono arrivato fino a
dove dovevo arrivare, per scoprire che non di grotta si trattava, ma di una
piccola parete stratificata, con la parte inferiore di un bianco candido – mai
trovata una roccia simile a Villa Ada – che vedete nel collage di foto qui
sotto e che, nel contrasto con la parte superiore, creava evidentemente un
effetto ottico tale da far ipotizzare la presenza di un’apertura.
Collage di foto della formazione
rocciosa
Tra l’altro, nel caso voleste
vivere virtualmente il raggiungimento della formazione, potete guardarvi questo video.
In conclusione, aspettativa
delusa e stop alle fantasie su cosa avrei potuto trovare nella grotta che
grotta non era, ma se non altro ho trovato una formazione rocciosa decisamente
atipica.