venerdì 4 luglio 2025

Le Scuderie Reali

Le scuderie reali si compongono dei tre edifici che si susseguono lungo il viale che, partendo dalla parte alta di Villa Ada, porta al Circolo Ippico Cascianese, costeggiando, prima di giungere alle scuderie, anche la Palazzina Reale, oggi sede dell’Ambasciata d’Egitto, che acquistò l’edifico nel 1997 per la cifra di 25 miliardi di lire, dopo che né lo Stato né Roma Capitale esercitarono il previsto diritto di prelazione, come raccontato con maggiori dettagli nel post sulla storia della villa.

La loro storia si articola nel tempo, dato che, in origine e come si può vedere dalla pianta del Catasto Gregoriano del 1816 mostrata quei sotto, era presente solo un casale seicentesco – insieme al Casale delle Cavalle Madri una delle costruzioni più antiche presenti nella villa – realizzato sopra una vecchia cava di tufo.

Catasto Gregoriano – L’edificio che poi diventerà il Casale dei Trenatori

Nel 1872, Vittorio Emanuele II acquistò le proprietà dei Principi Potenziani, che a loro volta le avevano acquistate nei 1835 dal Principe Luigi Pallavicini, e procedette sia alla loro estensione, acquistando vigne e terreni confinanti, inclusa l’estesa tenuta di Ponte Salario, che si estendeva fino a includere Monte Antenne, che ad avviare un imponente serie di lavori, affidandoli a Emilio Richter, già direttore dei parchi e con il quale poi sorgerà una lunga e complessa controversia, tra i quali fu inclusa anche la costruzione dei ulteriori due edifici, adiacenti a quello già presente, dando vita alle scuderie, che nel loro complesso sono presenti nell’ultimo aggiornamento del 1903 del Catasto Rustico, catasto che sarà poi abbandonato in favore del Catasto Moderno, che è quello che oggi tutti conosciamo.

Catasto Rustico – Gli edifici delle scuderie

Con i lavori voluti da Vittorio Emanuele II, le scuderie risulteranno quindi costituite da tre edifici: (1) le Scuderie d’Agenzia, dove venivano custodite le carrozze e i cavalli; (2) l’edificio intermedio, alloggio del personale di servizio; (3) il Casale dei Trenatori, dove alloggiavano gli addetti ai cosiddetti treni delle carrozze reali, da cui il nome dell’edificio.

Tali edifici, nel Novecento, perderanno di fatto il loro ruolo, considerando l’abbandono delle carrozze e dei cavalli a favore delle autovetture, tant’è che l’edificio intermedio, ai tempi in cui la villa sarà abitata nuovamente dai Savoia, diventerà un’autorimessa, come evidenziato dall’immagine seguente, parte di una pianta di inizio Novecento, contenuta nel Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale di Stato.

Gli edifici delle scuderie in una pianta di inizio Novecento

Da notare che, nelle piante dei due catasti, gli edifici sono collocati alla sinistra di quello che, al tempo, era il Vicolo della Noce, una piccola strada che, partendo dall’ingresso su Via Salaria, arrivava fino a quello che oggi è il circolo ippico, ma che allora era costituito solamente dal maestoso fienile, ancora presente, dove i Savoia portavano le cavalle gravide, cosa che ha poi dato il nome al colle dove è situato, che oggi conosciamo appunto come Colle delle Cavalle Madri.

Resta da capire quando e perché il tracciato moderno del vicolo fu spostato, facendo in modo che oggi le scuderie si trovino alla sua destra, spostamento che già appare in due foto aeree, la prima del 1919 e la seconda del 1954 – entrambe le vedete qui sotto – dove si nota chiaramente il nuovo tracciato, evidenziato in giallo, anche se rimane una traccia di quello che sembrerebbe il vecchio, evidenziato in rosso, che però appare arrestarsi al primo edificio delle scuderie.

Per lungo tempo, purtroppo, le scuderie hanno vissuto in uno stato di totale abbandono, complice anche il fallimento del progetto del Museo del Giocattolo, voluto nel 2004 dall’allora Sindaco Walter Veltroni e mai realizzato, e il successivo tentativo, nel 2011 e anch’esso abortito, del Sindaco Alemanno di farne la Casa della Moda, progetto peraltro osteggiato da molti.

Nel 2018, Romah24 realizzò un video in due parti, che testimoniò lo stato precario e pericoloso nel quale versavano gli edifici delle scuderie, denuncia che poi portò nel 2020 a un’operazione di pulizia e messa in sicurezza, anche se poi gli edifici sono stati lasciati a sé stessi.

Dopo questo lungo abbandono, è stato finalmente presentato e approvato, a fine 2023, il progetto per il loro recupero, che è parte degli interventi che complessivamente interessano la villa e che prevedono un impegno di spesa pari a 14,3 milioni di euro, dei quali 4,3 milioni provengono dal PNRR e il resto dal Campidoglio, anche se al momento in cui sto scrivendo il post, i lavori sono fermi e si è in attesa del bando di gara del Comune per la loro assegnazione.

A giugno 2025, finalmente, è stata bandita la gara per un Accordo Quadro della durata di 4 anni per il restauro e la riqualificazione dei tre edifici – un lotto per ciascuno edificio – con scadenza al 7 luglio 2025 per la presentazione delle offerte. L’apertura delle buste è prevista per il 16 luglio 2025, per cui a breve si dovrebbe conoscerne l’esito.

La gara prevede, come destinazione d’uso:

Scuderie d’Agenzia: due sale studio, una al piano terra e l’altra al primo piano.

Edificio Intermedio: caffetteria al piano terra e spazi relax al primo e secondo piano.

Casale dei Trenatori: spazio per il co-working al primo e piano e spazio per i bambini al piano terra.

Per chi fosse interessato, ho raccolto tutte le planimetrie e i disegni del bando di gara, raggruppandoli in un file PDF – uno per ciascun edificio – e li ho caricati in questa cartella.

Concludo la prima parte, dicendovi che potete anche fermarvi qui, nel caso guardando il video che ho girato dal terrazzo dell’edificio intermedio, altrimenti, se volete maggiori dettagli sui singoli edifici, potete continuare nella lettura.

IL CASALE DEI TRENATORI

Il Casale dei Trenatori, così come si presenta oggi

Il Casale dei Trenatori è il più antico dei tre, datato tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Inizialmente costruito come edificio rurale, su una piccola cava di tufo che successivamente venne adibita a grotta per lo stoccaggio e la lavorazione del vino.

Successivamente, nel XVIII secolo, quando la vigna nella quale si trovava apparteneva alla famiglia Barigioni, il casale perse la sua connotazione iniziale, per trasformarsi gradualmente e con un aspetto decisamente settecentesco, in un casale di residenza, trasformazione testimoniata anche dagli interventi di ampliamento e trasformazione, che portarono tra l’altro al raddoppio dei volumi, intervento evidenziato anche dalla lesena che sembra dividere verticalmente in due l’edificio e le molte analogie stilistiche con altri edifici simili, che al tempo erano detti “fabbriche”.

Da quanto si sa, tutti gli interventi di ampliamento e di trasformazione sono attribuibili all'architetto Filippo Barigioni, che era peraltro fratello dell'allora proprietario Giuseppe Mattia Barigioni.

Nella parte posteriore del casale sono ancora visibili i resti in una struttura in ferro, che ricorda molto il sostegno di una tettoia, ma il cui ruolo preciso che aveva al tempo non è noto, mentre l’interno, per quello che si può vedere sbirciando da alcune finestre non del tutto chiuse, è in pessime condizioni, ma lo sguardo consente comunque di apprezzarne la struttura.

Il brogliardo del Catasto Gregoriano

Nel brogliardo associato al Catasto Gregoriano del 1816, il casale è indicato come "casa con corte ad uso di villeggiatura", di proprietà appunto della famiglia Barigioni e, come già detto, prenderà il nome con il quale lo conosciamo oggi quando Vittorio Emanuele II lo assegnò come alloggio agli addetti alla cura dei "treni" delle carrozze reali, che venivano ospitate, insieme ai cavalli, nel primo edificio che si incontra venendo dalla Palazzina Reale e che oggi conosciamo come Scuderie d’Agenzia.

LE SCUDERIE D’AGENZIA

Le Scuderie d’Agenzia, così come si presentano oggi

Le Scuderie d’Agenzia, che furono realizzate tra il 1872 e il 1874 e che prendono il nome dal custodire i cavalli di razza della Casa Reale, sono di fatto coeve a quelle più imponenti del Quirinale, ultimate nel 1876 su progetto dell’architetto Antonio Cipolla, proseguito poi, alla sua morte, dall'architetto della Real Casa Gennaro Petagna.

La pianta dell’edificio presenta le caratteristiche delle scuderie cosiddette doppie, ovvero con recinti distribuiti su due file, dove i cavalli sono disposti dorso a dorso sui due lati di un corridoio centrale, con gli stalli separati da eleganti ed esili colonnine in ghisa tuttora esistenti, come mostrato dall’immagine che segue, presa dal libro “Villa Ada Savoia” di Emma Marconcini, mentre al piano superiore dell'edificio vi erano gli alloggi per gli stallieri.

L’interno delle Scuderie d’Agenzia

Rispetto a quelle del Quirinale, le Scuderie d’Agenzia sono decisamente più modeste e improntate a un uso funzionale e, se si eccettua la presenza delle teste equine e degli stemmi sabaudi, si presentano non dissimili dagli altri due edifici.

Interessante il fatto che, durante alcune attività di sgombero degli insediamenti abusivi condotte nel 2005, all’interno delle scuderie furono trovate alcune piante e documenti relative a una domanda di sanatoria presentata dalla società Villa Ada 87, controllata da Salvatore Ligresti e Renato Bocchi, che lasciano supporre un tentativo di lottizzazione, visto che al tempo quella parte della villa ancora non era stata acquisita dal Comune di Roma, cosa che avvenne solo nel 1996.

L’EDIFICIO INTERMEDIO

L’edificio intermedio, così come si presenta oggi

Dei tre edifici che complessivamente compongono le Scuderie Reali, quello intermedio è di gran lunga quello di fattura più semplice e modesta, anche se, nella parte posteriore, nasconde ancora qualche interessante dettaglio.

L’edificio fu anch’esso costruito, insieme alle Scuderie d’Agenzia, sul finire dell’Ottocento, nell'ambito dei già citati lavori voluti da Vittorio Emanuele II e affidati ad Emilio Richter, che scelse appunto una fattura semplice, tanto che l’edificio venne catalogato come edificio rurale, nelle mappe e nella cartografia dell’epoca.

Come anche gli altri edifici, anche questo ha una pianta rettangolare e le sue dimensioni sono tutto sommato comparabili con quelle degli altri due, anche se qui spiccano, al piano terreno, le ampie porte ad arco, oramai chiuse per motivi di sicurezza, che si affacciavano sul viale adiacente alle scuderie e che venivano usate come accesso per i veicoli, dato che l’edificio venne poi destinato ad autorimessa, come risulta da una planimetria del 1939, ospitando mezzi agricoli, carrozze e, successivamente, autovetture. Il piano superiore fu invece destinato agli alloggi di servizio.

Sulla parte posteriore, come dicevo, ci sono ancora dettagli interessanti, come la scala esterna, a oggi assolutamente pericolante ed esposta, che conduceva al piano superiore e al solaio; i resti di una tettoria in lamiera, realizzata intorno al 1950 e, per finire, i resti di un forno a legna, probabilmente in uso al personale che alloggiava al piano superiore.

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