Le scuderie reali si compongono dei tre edifici che si susseguono lungo il viale che, partendo dalla parte alta di Villa Ada, porta al Circolo Ippico Cascianese, costeggiando, prima di giungere alle scuderie, anche la Palazzina Reale, oggi sede dell’Ambasciata d’Egitto, che acquistò l’edifico nel 1997 per la cifra di 25 miliardi di lire, dopo che né lo Stato né Roma Capitale esercitarono il previsto diritto di prelazione, come raccontato con maggiori dettagli nel post sulla storia della villa.
La loro storia si articola nel tempo, dato che, in origine e come si può vedere dalla pianta del Catasto Gregoriano del 1816 mostrata quei sotto, era presente solo un casale seicentesco – insieme al Casale delle Cavalle Madri una delle costruzioni più antiche presenti nella villa – realizzato sopra una vecchia cava di tufo.
Catasto Gregoriano – L’edificio che poi diventerà il Casale dei Trenatori
Nel 1872, Vittorio Emanuele II
acquistò le proprietà dei Principi Potenziani, che a loro volta le avevano
acquistate nei 1835 dal Principe Luigi Pallavicini, e procedette sia alla loro
estensione, acquistando vigne e terreni confinanti, inclusa l’estesa tenuta di
Ponte Salario, che si estendeva fino a includere Monte Antenne, che ad avviare
un imponente serie di lavori, affidandoli a Emilio Richter, già direttore dei parchi
e con il quale poi sorgerà una lunga e complessa controversia, tra i quali fu
inclusa anche la costruzione dei ulteriori due edifici, adiacenti a quello già
presente, dando vita alle scuderie, che nel loro complesso sono presenti
nell’ultimo aggiornamento del 1903 del Catasto Rustico, catasto che sarà poi
abbandonato in favore del Catasto Moderno, che è quello che oggi tutti
conosciamo.
Catasto Rustico – Gli edifici delle scuderie
Con i lavori voluti da Vittorio Emanuele II, le scuderie risulteranno
quindi costituite da tre edifici: (1) le Scuderie d’Agenzia, dove
venivano custodite le carrozze e i cavalli; (2) l’edificio intermedio,
alloggio del personale di servizio; (3) il Casale dei Trenatori, dove
alloggiavano gli addetti ai cosiddetti treni delle carrozze reali, da cui il
nome dell’edificio.
Tali edifici, nel Novecento, perderanno di fatto il loro
ruolo, considerando l’abbandono delle carrozze e dei cavalli a favore delle
autovetture, tant’è che l’edificio intermedio, ai tempi in cui la villa sarà
abitata nuovamente dai Savoia, diventerà un’autorimessa, come evidenziato
dall’immagine seguente, parte di una pianta di inizio Novecento, contenuta nel
Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio
Centrale di Stato.
Gli edifici delle scuderie in una pianta di inizio Novecento
Da notare che, nelle piante dei due catasti, gli edifici
sono collocati alla sinistra di quello che, al tempo, era il Vicolo della Noce,
una piccola strada che, partendo dall’ingresso su Via Salaria, arrivava fino a
quello che oggi è il circolo ippico, ma che allora era costituito solamente dal
maestoso fienile, ancora presente, dove i Savoia portavano le cavalle gravide,
cosa che ha poi dato il nome al colle dove è situato, che oggi conosciamo
appunto come Colle delle Cavalle Madri.
Resta da capire quando e perché il tracciato moderno del
vicolo fu spostato, facendo in modo che oggi le scuderie si trovino alla sua
destra, spostamento che già appare in due foto aeree, la prima del 1919 e la
seconda del 1954 – entrambe le vedete qui sotto – dove si nota chiaramente il
nuovo tracciato, evidenziato in giallo, anche se rimane una traccia di quello
che sembrerebbe il vecchio, evidenziato in rosso, che però appare arrestarsi al
primo edificio delle scuderie.
Per lungo tempo,
purtroppo, le scuderie hanno vissuto in uno stato di totale abbandono, complice
anche il fallimento del progetto del Museo del
Giocattolo, voluto nel 2004 dall’allora Sindaco Walter
Veltroni e mai realizzato, e il successivo tentativo, nel 2011 e anch’esso
abortito, del Sindaco Alemanno di farne la Casa della Moda, progetto peraltro osteggiato da molti.
Nel 2018, Romah24
realizzò un video in due parti, che testimoniò lo stato precario e pericoloso nel quale versavano gli
edifici delle scuderie, denuncia che poi portò nel 2020 a un’operazione di
pulizia e messa in sicurezza, anche se poi gli
edifici sono stati lasciati a sé stessi.
Dopo questo lungo abbandono, è stato finalmente
presentato e approvato, a fine 2023, il progetto per il loro recupero, che è
parte degli interventi che complessivamente
interessano la villa
e che prevedono un impegno di spesa pari a 14,3 milioni di euro, dei quali 4,3
milioni provengono dal PNRR e il resto dal Campidoglio, anche se al momento in
cui sto scrivendo il post, i lavori sono fermi e si è in attesa del bando di
gara del Comune per la loro assegnazione.
A giugno 2025, finalmente, è stata bandita la gara per un Accordo Quadro della durata di 4 anni per il restauro e la riqualificazione dei tre edifici – un lotto per ciascuno edificio – con scadenza al 7 luglio 2025 per la presentazione delle offerte. L’apertura delle buste è prevista per il 16 luglio 2025, per cui a breve si dovrebbe conoscerne l’esito.
La gara prevede, come destinazione d’uso:
Scuderie d’Agenzia: due sale studio, una al piano terra e l’altra al primo piano.
Edificio Intermedio: caffetteria al piano terra e spazi relax al primo e secondo piano.
Casale dei Trenatori: spazio per il co-working al primo e piano e spazio per i bambini al piano terra.
Per chi fosse interessato, ho raccolto tutte le planimetrie e i disegni del bando di gara, raggruppandoli in un file PDF – uno per ciascun edificio – e li ho caricati in questa cartella.
Concludo la prima parte, dicendovi che potete anche fermarvi
qui, nel caso guardando il
video che ho girato dal terrazzo dell’edificio intermedio, altrimenti, se volete
maggiori dettagli sui singoli edifici, potete continuare nella lettura.
IL CASALE DEI TRENATORI
Il Casale dei Trenatori, così come si presenta oggi
Il Casale dei Trenatori è il più antico dei tre, datato
tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Inizialmente costruito
come edificio rurale, su una piccola cava di tufo che successivamente venne
adibita a grotta per lo stoccaggio e la lavorazione del vino.
Successivamente, nel XVIII secolo, quando la vigna nella
quale si trovava apparteneva alla famiglia Barigioni, il casale perse la sua
connotazione iniziale, per trasformarsi gradualmente e con un aspetto
decisamente settecentesco, in un casale di residenza, trasformazione
testimoniata anche dagli interventi di ampliamento e trasformazione, che
portarono tra l’altro al raddoppio dei volumi, intervento evidenziato anche
dalla lesena che sembra dividere verticalmente in due l’edificio e le molte
analogie stilistiche con altri edifici simili, che al tempo erano detti
“fabbriche”.
Da quanto si sa, tutti gli interventi di ampliamento e di
trasformazione sono attribuibili all'architetto Filippo Barigioni, che era
peraltro fratello dell'allora proprietario Giuseppe Mattia Barigioni.
Nella parte posteriore del casale sono ancora visibili i
resti in una struttura in ferro, che ricorda molto il sostegno di una tettoia,
ma il cui ruolo preciso che aveva al tempo non è noto, mentre l’interno, per
quello che si può vedere sbirciando da alcune finestre non del tutto chiuse, è
in pessime condizioni, ma lo sguardo consente comunque di apprezzarne la
struttura.
Il brogliardo del Catasto Gregoriano
Nel brogliardo associato al Catasto Gregoriano del 1816, il casale è indicato come "casa
con corte ad uso di villeggiatura", di proprietà appunto della
famiglia Barigioni e, come già detto, prenderà il nome con il quale lo
conosciamo oggi quando Vittorio Emanuele II lo assegnò come alloggio agli addetti alla cura dei "treni" delle carrozze reali, che venivano ospitate,
insieme ai cavalli, nel primo edificio che si incontra venendo dalla Palazzina
Reale e che oggi conosciamo come Scuderie d’Agenzia.
LE SCUDERIE D’AGENZIA
Le Scuderie d’Agenzia, così come si presentano oggi
Le Scuderie d’Agenzia,
che furono realizzate tra il 1872 e il 1874 e che prendono il nome dal custodire i cavalli di razza della Casa Reale, sono di
fatto coeve a quelle più imponenti del Quirinale, ultimate nel 1876 su progetto dell’architetto Antonio Cipolla,
proseguito poi, alla sua morte, dall'architetto della Real Casa Gennaro Petagna.
La pianta dell’edificio
presenta le caratteristiche delle scuderie cosiddette doppie, ovvero con
recinti distribuiti su due file, dove i cavalli sono disposti dorso a dorso sui
due lati di un corridoio centrale, con gli stalli separati da eleganti ed esili
colonnine in ghisa tuttora esistenti, come mostrato dall’immagine che segue, presa
dal libro “Villa Ada Savoia” di Emma Marconcini, mentre al piano
superiore dell'edificio vi erano gli alloggi per gli stallieri.
L’interno delle Scuderie d’Agenzia
Rispetto a quelle del
Quirinale, le Scuderie d’Agenzia sono decisamente più modeste e improntate a un
uso funzionale e, se si eccettua la presenza delle teste equine e degli stemmi
sabaudi, si presentano non dissimili dagli altri due edifici.
Interessante il fatto
che, durante alcune attività di sgombero degli insediamenti abusivi condotte
nel 2005, all’interno delle scuderie furono trovate alcune piante e documenti
relative a una domanda di sanatoria presentata dalla società Villa Ada 87, controllata
da Salvatore Ligresti e Renato Bocchi, che lasciano supporre un tentativo di
lottizzazione, visto che al tempo quella parte della
villa ancora non era stata acquisita dal Comune di Roma, cosa che avvenne solo
nel 1996.
L’EDIFICIO INTERMEDIO
L’edificio intermedio, così come si presenta oggi
Dei tre edifici che complessivamente
compongono le Scuderie Reali, quello intermedio è di gran lunga quello di
fattura più semplice e modesta, anche se, nella parte posteriore, nasconde
ancora qualche interessante dettaglio.
L’edificio fu anch’esso
costruito, insieme alle Scuderie d’Agenzia, sul finire dell’Ottocento,
nell'ambito dei già citati lavori voluti da Vittorio Emanuele II e affidati ad Emilio Richter, che scelse appunto una fattura semplice,
tanto che l’edificio venne catalogato come edificio rurale, nelle mappe e nella
cartografia dell’epoca.
Come anche gli altri
edifici, anche questo ha una pianta rettangolare e le sue dimensioni sono tutto
sommato comparabili con quelle degli altri due, anche se qui spiccano, al piano
terreno, le ampie porte ad arco, oramai chiuse per motivi di sicurezza, che si
affacciavano sul viale adiacente alle scuderie e che venivano usate come
accesso per i veicoli, dato che l’edificio venne poi destinato ad autorimessa,
come risulta da una planimetria del 1939, ospitando mezzi agricoli, carrozze e,
successivamente, autovetture. Il piano superiore fu invece destinato agli
alloggi di servizio.
Sulla parte posteriore,
come dicevo, ci sono ancora dettagli interessanti, come la scala esterna, a
oggi assolutamente pericolante ed esposta, che conduceva al piano superiore e
al solaio; i resti di una tettoria in lamiera, realizzata intorno al 1950 e,
per finire, i resti di un forno a legna, probabilmente in uso al personale che
alloggiava al piano superiore.








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