Il rapporto che Villa Ada ha con l’acqua, e in particolare con i laghi, ha origini piuttosto antiche, che si collocano tra il 1872 e il 1878, quando Vittorio Emanuele II, dopo aver acquistato la villa dai Principi Potenziani, acquistò ulteriori terreni e vigne confinanti con il nucleo originale, che portarono l’estensione della villa alla superficie che oggi conosciamo, di circa 160 ettari, come raccontato con maggiori dettagli nel post sulla storia della villa.
Contestualmente all’acquisto, avviò un imponente serie di
lavori, affidandoli a Emilio Richter, che già era direttore dei parchi, lavori che
includevano, tra le altre cose, anche la realizzazione di due laghi, il primo
dove oggi ci sono i due laghetti superiori, questi ovviamente moderni e
realizzati tra il 1970 e il 1973 nello stesso alveo, e uno ben più grande, anch’esso
sparito e storicamente noto come lago ottocentesco.
La testimonianza della realizzazione di questi due laghi
è contenuta anche in un interessante volumetto, dal titolo “Compendio della
vergognosa lite pendente intorno ai parchi reali Potenziani e Mirafiori, tra il
patrimonio privato del re ed Emilio Richter”, scritto dallo stesso Richter
e disponibile presso la Biblioteca di Storia Moderna e
Contemporanea.
L’elenco dei lavori riportati nel compendio, infatti,
oltre a costituire la base della controversia, riporta, tra i lavori
contrattualizzati, anche la realizzazione di “due laghi proporzionati alla
grandiosità di tutta la villa”, dei quali uno è appunto il cosiddetto lago
ottocentesco, oramai sparito.
La
copertina del compendio di Richter e la parte dove sono menzionati i laghi
Il lago ottocentesco era un lago “a scogliera”, dove il
termine fa riferimento alla natura dei suoi argini, era di forma allungata e
suddiviso in due bacini da un ponticello rustico.
Alcune
immagini di come il bacino superiore si presenta oggi
Alcune
immagini di come il bacino inferiore si presenta oggi
La collocazione scelta per il lago fu quella tra il Colle
delle Cavalle Madri e il Colle del Roccolo, in una posizione non lontana dalla Palazzina Reale e poco sotto al Belvedere,
estendendosi poi verso sud, fino alla zona dove oggi è presente il bunker dei Savoia,
così come evidenziato, sai dalla pianta della Real Casa del 1904, dove il lago è
già segnato come oramai prosciugato, che dalla cartografia dell’Istituto
Geografico Militare del 1907-1924, dove il lago più chiaramente individuabile.
Pianta
della Real Casa, con evidenziato il lago ottocentesco
Cartografia
dell’Istituto Geografico Militare - 1924
Il lago, che prevedeva vasche, piccole cascate e giochi
d’acqua, aveva anche una statua di Nettuno, posta probabilmente al suo centro,
in una posizione che oggi non è però determinabile, che fu poi spostata
all’interno di Villa Polissena, che era stata donata da Vittorio Emanuele III
alla figlia Mafalda in occasione delle sue nozze con Filippo d’Assia-Kassel, come ci ricorda Enrico D’Assia, loro
figlio, nel suo libro “Il lampadario di cristallo”, dove ci dice che “…in
seguito, quel piccolo lago venne abbandonato, fino a scomparire del tutto e il Nettuno,
avendo perso il suo dominio acquatico, si lasciò sopraffare da erbacce assai poco
rispettose della sua divinità. I miei genitori, un giorno, passeggiando con la regina,
si soffermarono davanti a quel groviglio di sterpaglie, dal quale spuntavano
alcuni pezzi di marmo. Fu subito deciso di ridare al Dio marino il ruolo di
protagonista nel giardino in formazione di Villa Polissena”.
Estratto
dal libro “Il lampadario di cristallo”
L’alimentazione del lago ottocentesco, come si può vedere
dalla cartografia dell’Istituto Geografico Militare citata sopra, avveniva grazie
a un canale di adduzione che proveniva da quella che oggi è la zona di Parco Rabin, tanto che sul muro
perimetrale su Via Panama è ancora rilevabile un picco arco con grata che,
molto probabilmente, era il punto di ingresso del canale all’interno della
villa, arco che è riportato nella mia
mappa e
referenziato, appunto, come “arco con grata”.
L’arco
con grata presente sul muro verso Via Panama
Nel 2019, grazie a una ricerca in collaborazione tra Roma Capitale e l’associazione Sotterranei di Roma, le tracce del lago sono state
ritrovate, in una zona non troppo estesa e che io periodicamente percorro,
giusto per vedere se, ogni volta, riesco a trovare qualcosa di nuovo.
Nell’immagine che segue ho provato pertanto a
sovraimporre la cartografia dell’Istituto
Geografico Militare
con la mappa di Villa Ada che ho realizzato, per cercare di far
corrispondere tutti i resti che io ho potuto trovare – prima dell’operazione di pulizia vegetazionale – indicati da icone azzurre
con il simbolo delle onde, che sono principalmente quegli degli argini, con la
loro tipica inclinazione e costruzione in piccoli mattoni.
Sovrapposizione
tra la pianta dell’Istituto Geografico Militare e la mia mappa
Come si può vedere, i resti sono rilevabili su una zona
piuttosto estesa, da nord a sud, con la sola eccezione di quelle aree dove sono
state poi realizzate altre opere, come appunto il già citato il Bunker Savoia,
che ha probabilmente fatto sparire la parte di lago più a nord, anche se tale
aerea segnava di fatto il termine del lago.
È anche interessante la presenza, soprattutto nella parte
sud – sto parlando di sud geografico, quindi tale parte è quella più prossima
alla Palazzina Reale – di resti di quelli che sembrano essere canali
sotterranei per il passaggio dell’acqua, indicati nella sovrapposizione con il
simbolo di una cascata, in colore azzurro-verde, che si trovano ben allineati
con la linea rossa che, nella cartografia del 1924, corre adiacente al lago e
che rappresenta il suo principale canale di adduzione.
Interessanti anche i resti del ponticello rustico,
evidenziati dall’icona marrone in parte nascosta da una azzurra, ponticello sul
quale tutti passano senza che probabilmente ne abbiano consapevolezza, dato che
per osservarlo è necessario uscire dal sentiero che porta verso il Belvedere, cosa ora resa più facile dai
recenti lavori di pulizia vegetazionale fare alcuni passi nella vegetazione e
tornare indietro di qualche metro, per avere una chiara visione della sua
arcata, che appare ancora in ottime condizioni, come si può vedere nella foto
qui sotto e in un video che ho girato.
Il
ponticello rustico che separava i due bacini
Nel 2023 il Comune di Roma ha avviato una iniziativa
commemorativa – così l’ha definita il Comune stesso – denominata “il lago dei fiori blu”, volta a ricordare il lago
ottocentesco attraverso la piantumazione, nel suo bacino, di un gran numero di
iris blu che, quando in fioritura, ricorderanno con il loro colore il bacino
d’acqua presente al tempo.
Va comunque detto che, al momento, tale operazione ha coinvolto solo il bacino superiore, quello a monte rispetto al ponticello rustico, mentre per quello inferiore si è proceduto solamente alla pulizia dell’invaso, cosa che ha portato alla luce le sponde, prima quasi completamente nascoste dalla vegetazione, e anche alcuni manufatti di difficile interpretazione, come quello che vedete qui sotto e che sembrerebbe ciò che resta di un elemento decorativo del lago.
Resti di un possibile elemento decorativo
Durante i lavori di preparazione del terreno per la piantumazione degli iris nel bacino superiore, lavori che, come già detto, hanno comportato la rimozione di tutta la vegetazione infestante che aveva invaso l’alveo del lago, è venuto alla luce un interessante muretto nel bacino superiore che, al tempo, divideva tale bacino in due ulteriori piccoli bacini.
Il
muretto di separazione del bacino superiore
Sul muretto, come mostrato dall’immagine qui sopra, si può rilevare la
presenza di un condotto circolare, che molto probabilmente consentiva il
passaggio dell’acqua tra i due piccoli bacini, una grata che impediva il
passaggio di rami e altro materiale e di quella che sembrerebbe un’asta di
misurazione del livello dell’acqua, ipotesi al momento non confermabile date le
pessime condizioni dell’asta stessa.
Nell’immagine che segue, ancora una volta ricavata dalla pianta dell’Istituto
Geografico Militare, ho invece
indicato la posizione del muretto e inserito le stesse foto del muretto, del
condotto e dell’asta, in modo da poter avere un’idea complessiva della cosa.
Cartografia
del 1924 con l’indicazione del muretto di separazione
Per chi volesse, sul mio Canale
YouTube,
sono disponibili due video, relativi, rispettivamente, alla pulizia
del bacino superiore
e di quello inferiore, dove racconto anche la
storia del lago.
Concludo dicendovi che, per maggiori dettagli sul
ritrovamento del lago, potete leggervi il bell’articolo di Lorenzo Grassi, che ripercorre la scoperta
della quale vi ho parlato.












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