Terzo post della serie “Villa Ada nel tempo”, nella quale, grazie ad alcune foto aeree che ho preso, sia dall’Aerofototeca Nazionale che dall’Istituto Geografico Militare, analizzo come si presentava la villa nel periodo che va dal 1919 al 1994, con specifico riferimento agli anni 1919, 1942, 1945, 1954, 1960, 1979, 1984 e 1994.
Villa Ada in una foto aerea del 1945
Rispetto al post precedente, faccio un piccolo salto per arrivare al 1945 e, benché una differenza di soli tre anni possa sembrare poca cosa, va ricordato che, mentre nel 1942 la villa era abitata dai Savoia, nel 1945 questa risultava in parte abbandonata, dato che il 9 settembre 1943 Vittorio Emanuele III, la moglie Elena del Montenegro e il figlio Umberto partirono per raggiungere Brindisi, da dove, il 9 maggio 1946, Vittorio Emanuele III partirà nuovamente per autoesiliarsi in Egitto.
La foto, scattata dalla Royal Air Force (RAF) a una quota di 7.600 metri, con una focale da 508 mm e in scala 1:15000 – la foto integrale copre un’area più grande, dalla quale io ho estratto la sola parte relativa a Villa Ada – dà quindi la possibilità di fare un ulteriore confronto, rispetto al 1942 e alla situazione odierna, sia per quanto riguarda l’aspetto vegetazionale, che per quello relativo agli edifici e a ciò che fu poi realizzato o demolito. Aggiungo anche, per chiarezza, che nella foto della RAF, non orientata a nord, la zona di Villa Ada compare nel margine sinistro, motivo per cui la rotazione che ho fatto per orientare correttamente la foto, così da renderla confrontabile con le altre, ha prodotto le zone nere che potete osservare.
La prima cosa che si può apprezzare sono i cambiamenti della morfologia, soprattutto per quanto riguarda la vegetazione, al tempo decisamente meno infestante, come si può vedere dall’immagine allegata, dove spiccano l’area compresa tra il Colle delle Cavalle Madri e quello del Roccolo, quasi completamente libera da arbusti e alberi, la parte più a sud del Colle del Roccolo, anch’essa quasi completamente sgombra e, infine, Monte Antenne, dove il Forte spicca in un terreno che appare decisamente brullo, anche se rispetto alla situazione del 1942 si può notare un leggera crescita degli alberi, che però non modifica di molto il colpo d’occhio complessivo.
Nell’immagine in questione, considerazioni sulla vegetazione a parte, ho poi evidenziato quegli elementi che a me sono sembrati di interesse e, nello specifico:
(1) In blu, le aree dove saranno realizzati i laghetti attuali, quello grande vicino a Via di Ponte Salario e i due piccoli nella parte superiore della villa.
(2) In giallo, i principali edifici ancora oggi presenti, integralmente o dei quali rimangono solo alcuni resti, più o meno significativi.
(3) In arancione, quegli edifici oggi ancora presenti, ma non accessibili in quanto diventati proprietà private a valle delle vicissitudini relative all’eredità del Re e all’entrata in vigore della Costituzione.
(4) In rosso, gli edifici e i manufatti conosciuti ma oramai spariti o quelli di difficile classificazione e che comunque non sono oggi più presenti. Tra questi è interessante la presenza di alcuni manufatti, adiacenti a quello che è indicato come “Edificio privato 1” e che in passato era adibito dai Savoia a vaccheria, manufatti probabilmente funzionali a tale utilizzo, tanto che questi sono riportati anche nella pianta del Catasto Rustico nell’aggiornamento del 1903, ma non saranno più visibili nelle foto aeree successive..
(5) In porpora, gli edifici che sono stati trasformati, nel senso che i nuovi occupano di fatto la stessa zona, ma hanno funzioni e destinazioni differenti, oppure quei manufatti dei quali ancora oggi c’è traccia ma per i quali è difficile capirne l’uso che ne veniva fatto al tempo, come ad esempio il cosiddetto “recinto”, che si ipotizza fosse usato per contenere gli animali quando, al tempo di Vittorio Emanuele II, quindi alla fine dell’Ottocento, era stata creata, non lontano da esso, la già menzionata vaccheria.
(6) In verde chiaro la zona della villa per la quale, tra il 1939 e il 1940, fu decisa la cessione dai Savoia al Comune per un progetto di edilizia residenziale, che vedrà realizzata Via Giacinta Pezzana, parte della quale sarà poi intitolata ad Anna Magnani. Quest’area è spesso indicata come area Tanlongo, dal nome del suo proprietario Pietro Tanlongo, figlio del più noto Bernardo, Governatore della Banca Romana, area della quale oggi rimangono solo i resti di una finestra del casale presente al tempo. Tale area, rispetto a quanto rilevabile nella foto del 1942, appare sostanzialmente immutata, fatta salva una riduzione della parte alberata, che potrebbe dipendere dai lavori preliminari per la costruzione delle abitazioni.
(7) In verde, quelle aree, in buona parte sparite a causa della vegetazione, che in passato hanno rivestito un ruolo particolare, come: (A) la vigna, probabilmente voluta da Vittorio Emanuele II, con il relativo edificio di servizio; (B) la zona deputata alla caccia con la tecnica del Roccolo, pratica di uccellagione poi vietata in tutta Europa, dove sorge ancora la ben nota La Torretta del Roccolo; (C) l’area delle serre Savoia, volute da Vittorio Emanuele II e poi usate dalla Regina Elena per la coltivazione di frutta e verdura, in parte donate ai bisognosi; (D) l’area dove, nel 1902, contestualmente alla Festa degli Alberi, fu inaugurato il Bosco della Regina Elena e posto il cippo che è stato recentemente ritrovato; (E) l’area che poi sarebbe diventata Parco Rabin e, fortunatamente, inclusa nel vincolo di intrasformabilità di Villa Ada.
(8) In azzurro, Forte Antenne, del quale, grazie alla totale assenza di vegetazione, se ne può apprezzare la struttura e il viale che lo circonda.
(9) In marrone, l’area al tempo non edificata e sulla quale, negli anni successivi, saranno poi realizzati il Tennis Club Parioli e la Caserma dei Carabinieri e, per quest’ultima, al contrario del 1942 quando l’area era del tutto sgombra, sono già rilevabili i primi edifici, che saranno poi completati ed espansi negli anni successivi.
In conclusione, un’altra foto storica che consente di apprezzare le trasformazioni che Villa Ada ha subito, nel bene e nel male, nel tempo, sapendo comunque resistere e arrivare a noi in tutta la sua selvaggia bellezza, che sa resistere nonostante quella cura che meriterebbe e che, ahimè, non sempre gli viene data.

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