domenica 22 giugno 2025

Quando a Villa Ada si produceva (forse) il vino

Quel che resta oggi dell’edificio al servizio della vigna

Probabilmente per volere di Vittorio Emanuele II – non ho trovato documenti al riguardo - all’interno di Villa Ada fu impiantato un piccolo vigneto, nella zona del Colle del Roccolo, sul versante che degrada verso Via Panama, che però non ebbe lunga vita e non è neanche ben chiaro se poi, dalle uve, si sia mai effettivamente prodotto il vino.

Assumendo che la vigna fu voluta da Vittorio Emanuele II, resta poi anche il dubbio sul fatto che questa sia stata manutenuta è sfruttata nel periodo che va dal 1879 al 1903, quando la villa appartenne, nell’ordine, a Giuseppe Telfener, a sua suocera Eveline Visera e alla Banca Romana, fino a quando, a maggio del 1903, i Savoia si ristabilirono nella villa per formalizzarne poi l’acquisto nel 1904.

A sollevare ulteriori dubbi sull’epoca di impianto della vigna, ci sono anche le piante del Catasto Gregoriano del 1816 e del Catasto Rustico, nel suo ultimo aggiornamento del 1903 nessuna delle quali riporta l’edificio al servizio della vigna – si vedano le due immagini che seguono – che si trovava praticamente al suo centro e del quale oggi rimane solamente il rudere, come si può vedere anche in un mio video disponibile girato sul posto.

La pianta del Catasto Gregoriano, con evidenziata l’area della vigna

La pianta del Catasto Rustico, con evidenziata l’area della vigna

Ora, se è ragionevole che tale edificio non sia presente nel Catasto Gregoriano, visto che questo risale a ben prima che Vittorio Emanuele II acquistò la villa dalla famiglia Potenziani, è strana la sua mancanza nel Catasto Rustico, il cui ultimo aggiornamento coincide con l’anno nel quale Vittorio Emanuele II rientrerà nella villa, cosa che potrebbe suggerire alcune ipotesi:

(1) l’edificio fu realizzato precedentemente al 1903, da Vittorio Emanuele II o dagli altri proprietari, senza però darne comunicazione al catasto;

(2) l’edificio fu realizzato a ridosso del 1903, facendo mancare i tempi tecnici per il suo inserimento nel Catasto Rustico, cosa che implicherebbe che la sua costruzione avvenne nel periodo in cui la villa era della Banca Romana, che l’aveva acquistata nel 1898, ipotesi che a me pare decisamente poco probabile;

(3) l’edificio fu realizzato da Vittorio Emanuele III, quindi successivamente al 1903, anche se non si capisce perché avrebbe dovuto costruirlo se la sua intenzione fu poi quella di sostituire la vigna con un piccolo bosco di pini, a meno ovviamente che tale edificio non avesse un ruolo diverso da quello ipotizzato e fosse invece legato al cambio di destinazione dell’area. A sostenere tale ipotesi, comunque, ci sono due piante del fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato, nessuna delle quali è datata ma che dovrebbero entrambe risalire all’inizio 900, nelle quali è menzionata la vigna ma non è presente l’edificio al suo centro, come vedete nella settima e ottava immagine, dove ho evidenziato l’area della vigna e altri riferimenti.

Pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata l’area della vigna

Pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata l’area della vigna

La seconda di queste piante è particolarmente interessante per tutte le annotazioni presenti, cosa che lascia supporre che fu usata da Vittorio Emanuele III al momento di rientrare in possesso della villa, quasi fosse una sorta di censimento di ciò che era presente e degli interventi che lui pianificò di fare.

A rendere il tutto ancora meno chiaro, cito anche la pianta della Real Casa, sempre custodita presso lo stesso fondo e anch’essa risalente ai primi anni del 900 – viene considerata del 1904, data della stipula del contratto di acquisto da parte dei Savoia, ma non ho trovato conferme in merito – che non solo non riporta l’edificio, ma nemmeno la vigna, come potete vedere qui sotto.

Pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata l’area della vigna

Insomma, sulle date, soprattutto su quella di costruzione dell’edificio, devo ammettere che non ho le idee chiare e, a meno di non trovare qualche documento presso i vari archivi dove ogni tanto mi reco, temo si debba rimanere nel campo delle ipotesi.

Quello che è certo, invece, è il fatto che la vigna fu progressivamente smantellata e per volere di Vittorio Emanuele III, come ci racconta Enrico D’Assia, figlio di Mafalda di Savoia, nel suo libro “Il lampadario di cristallo”, dove c’è il passaggio che vedete nell’immagine seguente e che testimonia la progressiva sostituzione della vigna con un piccolo bosco di pini.

Estratto dal libro “Il lampadario di cristallo”

Relativamente al mutare della vigna, dalla sua funzione originale alla trasformazione in bosco di pini, aiutano anche alcune foto aeree, rispettivamente del 1919, 1929 (presunta), 1942, 1954 e 1960, che vedete nel collage qui sotto.

Foto aeree dal 1919 al 1960, con evidenziata l’area della vigna

In tutte è chiaramente visibile l’edificio del quale stiamo parlando, mentre per quanto riguarda la vigna, la risoluzione delle foto non consente di capire chiaramente quando ci sia stata la sua trasformazione in boschetto di pini, visto che, se in alcune si rileva chiaramente la struttura geometrica dei filari, non è possibile però dire se si tratti effettivamente della vite o se siano i pini giovani, piantati seguendo la stessa struttura geometrica.

Da questo punto di vista, la foto del 1942 è forse la più indicativa, dato che mostra ampie zone scoperte, segno forse che transizione da vigneto a bosco era in corso, anche se poi, confrontando quella del 1954, dove il boschetto sembra decisamente folto, e quella del 1960, dove gli alberi risultano più diradati, viene il sospetto che, nel tempo, ci siano stai abbattimenti e nuove piantumazioni.

Interessante anche il fatto che l’edificio sia ancora censito nel Catasto Moderno, come si può vedere qui sotto, che riporta per esso il foglio 542 e la particella 4, mentre la zona dove sorgeva la vigna, alla quale è assegnata la particella 5, è chiaramente identificabile, con una forma del tutto simile a quella rilevabile dalle foto aeree.

La pianta del Catasto Moderno, con evidenziato l’edificio di servizio

A tale proposito, curioso il fatto – ma questo accade per altre proprietà interne alla villa – che la visura catastale riporti ancora una proprietà attribuita alla società Villa Ada 87 SpA, del costruttore Renato Bocchi, che aveva acquistato dalle eredi di Vittorio Emanuele III le loro proprietà, con la sola eccezione di quelle del figlio Umberto II che erano state confiscate dallo Stato nel 1948 in accordo a una delle disposizioni previste nella Costituzione italiana, tema del quale ho parlato in questo post.  

La visura dell’edificio di servizio

Insomma, una ricerca complessa e ricca di aspetti ancora da chiarire, per un’area e un edificio di non particolare valore storico, ma che hanno sempre suscitato la mia curiosità, un po’ per la sua collocazione, in una delle zone più selvagge della villa, un po’ per il fatto che l’edificio, quando si percorrono i sentieri, appare quasi all’improvviso, con un non so che di misterioso.

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