Quel che resta oggi dell’edificio al servizio della vigna
Probabilmente per
volere di Vittorio
Emanuele II – non ho trovato documenti al riguardo - all’interno di Villa
Ada fu impiantato un piccolo vigneto, nella zona del Colle del Roccolo, sul
versante che degrada verso Via Panama, che però non ebbe lunga vita e non è
neanche ben chiaro se poi, dalle uve, si sia mai effettivamente prodotto il
vino.
Assumendo che la
vigna fu voluta da Vittorio
Emanuele II, resta poi anche il dubbio sul fatto che questa sia stata
manutenuta è sfruttata nel periodo che va dal 1879 al 1903, quando la villa
appartenne, nell’ordine, a Giuseppe Telfener, a
sua suocera Eveline Visera e alla Banca Romana, fino a
quando, a maggio del 1903, i Savoia si ristabilirono nella villa per
formalizzarne poi l’acquisto nel 1904.
A sollevare
ulteriori dubbi sull’epoca di impianto della vigna, ci sono anche le piante del
Catasto Gregoriano del
1816 e del Catasto
Rustico, nel suo ultimo aggiornamento del 1903 nessuna delle quali riporta
l’edificio al servizio della vigna – si vedano le due immagini che seguono – che
si trovava praticamente al suo centro e del quale oggi rimane solamente il
rudere, come si può vedere anche in un mio
video disponibile girato sul posto.
La pianta del Catasto Gregoriano, con evidenziata l’area della vigna
La pianta del Catasto Rustico, con evidenziata l’area della vigna
Ora, se è
ragionevole che tale edificio non sia presente nel Catasto Gregoriano,
visto che questo risale a ben prima che Vittorio
Emanuele II acquistò la villa dalla famiglia Potenziani, è strana la sua
mancanza nel Catasto
Rustico, il cui ultimo aggiornamento coincide con l’anno nel quale Vittorio
Emanuele II rientrerà nella villa, cosa che potrebbe suggerire alcune
ipotesi:
(1) l’edificio fu realizzato precedentemente al 1903, da Vittorio
Emanuele II o dagli altri proprietari, senza però darne comunicazione al
catasto;
(2) l’edificio fu realizzato a ridosso del 1903, facendo mancare i tempi
tecnici per il suo inserimento nel Catasto
Rustico, cosa che implicherebbe che la sua costruzione avvenne nel periodo
in cui la villa era della Banca Romana, che l’aveva acquistata nel 1898,
ipotesi che a me pare decisamente poco probabile;
(3) l’edificio fu realizzato da Vittorio
Emanuele III, quindi successivamente al 1903, anche se non si capisce
perché avrebbe dovuto costruirlo se la sua intenzione fu poi quella di
sostituire la vigna con un piccolo bosco di pini, a meno ovviamente che tale
edificio non avesse un ruolo diverso da quello ipotizzato e fosse invece legato
al cambio di destinazione dell’area. A sostenere tale ipotesi, comunque, ci
sono due piante del fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato, nessuna delle
quali è datata ma che dovrebbero entrambe risalire all’inizio 900, nelle quali
è menzionata la vigna ma non è presente l’edificio al suo centro, come vedete
nella settima e ottava immagine, dove ho evidenziato l’area della vigna e altri
riferimenti.
Pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata l’area della vigna
Pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata l’area della vigna
La seconda di
queste piante è particolarmente interessante per tutte le annotazioni presenti,
cosa che lascia supporre che fu usata da Vittorio
Emanuele III al momento di rientrare in possesso della villa, quasi fosse
una sorta di censimento di ciò che era presente e degli interventi che lui
pianificò di fare.
A rendere il tutto
ancora meno chiaro, cito anche la pianta della Real Casa, sempre custodita
presso lo stesso fondo e anch’essa risalente ai primi anni del 900 – viene considerata
del 1904, data della stipula del contratto di acquisto da parte dei Savoia, ma
non ho trovato conferme in merito – che non solo non riporta l’edificio, ma
nemmeno la vigna, come potete vedere qui sotto.
Pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata l’area della vigna
Insomma, sulle
date, soprattutto su quella di costruzione dell’edificio, devo ammettere che
non ho le idee chiare e, a meno di non trovare qualche documento presso i vari
archivi dove ogni tanto mi reco, temo si debba rimanere nel campo delle
ipotesi.
Quello che è
certo, invece, è il fatto che la vigna fu progressivamente smantellata e per
volere di Vittorio
Emanuele III, come ci racconta Enrico D’Assia, figlio di Mafalda di Savoia,
nel suo libro “Il lampadario di cristallo”, dove c’è il passaggio che vedete nell’immagine
seguente e che testimonia la progressiva sostituzione della vigna con un
piccolo bosco di pini.
Estratto dal libro “Il lampadario di cristallo”
Relativamente al
mutare della vigna, dalla sua funzione originale alla trasformazione in bosco
di pini, aiutano anche alcune foto aeree, rispettivamente del 1919, 1929
(presunta), 1942, 1954 e 1960, che vedete nel collage qui sotto.
Foto aeree dal 1919 al 1960, con evidenziata l’area della vigna
In tutte è
chiaramente visibile l’edificio del quale stiamo parlando, mentre per quanto
riguarda la vigna, la risoluzione delle foto non consente di capire chiaramente
quando ci sia stata la sua trasformazione in boschetto di pini, visto che, se
in alcune si rileva chiaramente la struttura geometrica dei filari, non è
possibile però dire se si tratti effettivamente della vite o se siano i pini
giovani, piantati seguendo la stessa struttura geometrica.
Da questo punto di
vista, la foto del 1942 è forse la più indicativa, dato che mostra ampie zone
scoperte, segno forse che transizione da vigneto a bosco era in corso, anche se
poi, confrontando quella del 1954, dove il boschetto sembra decisamente folto,
e quella del 1960, dove gli alberi risultano più diradati, viene il sospetto
che, nel tempo, ci siano stai abbattimenti e nuove piantumazioni.
Interessante anche
il fatto che l’edificio sia ancora censito nel Catasto Moderno, come si può
vedere qui sotto, che riporta per esso il foglio 542 e la particella 4, mentre
la zona dove sorgeva la vigna, alla quale è assegnata la particella 5, è
chiaramente identificabile, con una forma del tutto simile a quella rilevabile
dalle foto aeree.
La pianta del Catasto Moderno, con evidenziato l’edificio di servizio
A tale proposito,
curioso il fatto – ma questo accade per altre proprietà interne alla villa –
che la visura catastale riporti ancora una proprietà attribuita alla società
Villa Ada 87 SpA, del costruttore Renato Bocchi, che aveva acquistato dalle
eredi di Vittorio
Emanuele III le loro proprietà, con la sola eccezione di quelle del figlio Umberto II che
erano state confiscate dallo Stato nel 1948 in accordo a una delle disposizioni
previste nella Costituzione italiana, tema
del quale ho parlato in questo post.
La visura dell’edificio di servizio
Insomma, una
ricerca complessa e ricca di aspetti ancora da chiarire, per un’area e un
edificio di non particolare valore storico, ma che hanno sempre suscitato la
mia curiosità, un po’ per la sua collocazione, in una delle zone più selvagge
della villa, un po’ per il fatto che l’edificio, quando si percorrono i
sentieri, appare quasi all’improvviso, con un non so che di misterioso.
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