La Serendipity è il sogno di ogni esploratore – vabbè, lasciatemi sognare di esserlo anch’io, esploratore… – e la scoperta a inizio 2023 di un pozzo arcaico a Monte Antenne ne è stata la perfetta incarnazione, visto che mentre girovagavo tra i boschi, alla ricerca di tutt’altro, mi sono imbattuto in una piccola apertura, seminascosta da un grande masso e non più larga di una trentina di centimetri in lunghezza e un quindicina in altezza, che ho pensato altro non fosse che una delle tante cavità naturali presenti nella villa.
Tuttavia, non appena ne ho illuminato l’interno – giro sempre con una piccola ma potente torcia, perché non si sa mai… – si è rivelato essere invece qualcosa di completamente diverso e affascinante, come potete vedere dal video, piuttosto lungo ma che testimonia con precisione tutte le diverse ispezioni interne che abbiamo condotto usando corde e videocamere.
Dopo la scoperta, insieme all’amico Lorenzo Grassi, abbiamo cominciato ad approfondire l’argomento, cercando di capire l’origine e l’uso del pozzo, che è sorprendentemente ben conservato, con una profondità di circa 10,5 metri e di forma rettangolare, con lati di 130 e 50 centimetri, cosa che tuttavia ha prodotto più domande che risposte, e tutte le ipotesi fatte sono rimaste tali, anche dopo aver chiesto lumi a studiosi e accademici che, a vario titolo, si sono in passato interessati della storia dell’antico insediamento sabino di Antemnae.
Insomma, una scoperta causale ma di grande soddisfazione, tanto che il quotidiano “La Repubblica” ha deciso di darne ampia visibilità, sia nell'edizione cartacea, nella sezione Cronaca di Roma, che con un articolo online.
Ovviamente, come previsto dalla normativa vigente, abbiamo dato tempestiva comunicazione della scoperta alla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e alla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ricevendo però una risposta ben diversa da quella che ci saremmo aspettati, considerando che ci hanno di fatto diffidati dall’intraprendere qualsiasi ulteriore attività di ricerca.
Va anche notato, con rammarico, che dalla data della segnalazione a oggi nulla è stato fatto, se non mettere in sicurezza – si fa per dire – il pozzo con un metodo che definire artigianale è un complimento, perdendo quini l’occasione di studiarlo in modo approfondito, cercando di capirne l’origine e, perché no, valorizzarlo, mettendolo in sicurezza in modo consono e rendendo pubbliche le ipotesi sulla sua genesi.
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