Tra il 1785 e il 1789, il principe Luigi Pallavicini acquistò le vigne di Monsignor Saliceti, di Michele Capocaccia e di Domenico Calzamiglia, dando di fatto vita all’embrione di quella che, nel tempo, sarebbe diventata Villa Ada Savoia, così come ho raccontato con maggior dettagli nel post sulla storia della villa.
Per i lavori di sistemazione, il principe chiamo l’architetto francese Auguste Chevalle de Saint Hubert, che già operava a Roma, dove si era trasferito dopo aver vinto il “Prix de Rome”, con l’idea di creare un parco ispirato ai criteri formali e geometrici in voga in quei tempi, tipici appunto dei cosiddetti giardini all’italiana, al quale poi affiancò Francesco Bettini, curatore di giardini autodidatta.
I due si trovarono quasi subito in forte rivalità, con Bettini che criticava l’opera del francese, grandiosa nell’impostazione, ma con scarsa attenzione e conoscenza degli aspetti botanici, tanto che, a detta di Bettini, tutte le piante volute da Hubert erano morte in poco tempo.
Bettini cambiò subito l’impostazione voluta dal francese, orientandosi su un approccio all’inglese, che si ispirava all’eclettismo, abbandonando le forme geometriche a favore dell'accostamento e dell'avvicendamento di elementi naturali e artificiali, dei quali peraltro oggi si trovano alcune tracce – poche, per la verità – nella parte compresa tra il Belvedere e il confine della villa con Villa Elena, verso Via Panama, dove sono rilevabili le tracce di alcuni dei sentieri dell’epoca.
Lo schizzo del progetto del Belvedere
Oltre alla sistemazione del parco, comunque, si deve a Bettini anche la progettazione del Belvedere, chiamato a volte anche Rondò, il cui schizzo del progetto originale lo vedete nell’immagine qui sopra, custodita nell’Archivio Doria-Pamphilj e del quale, purtroppo, oggi non rimane molto, essendo del tutto sparita la bella griglia con le piante rampicanti, al centro della quale c’era l’apertura che consentiva l’affaccio sul bosco sottostante, rimanendo solo la balaustra in ferro che proteggeva e sosteneva le piante e la parte sottostante, che si può vedere bene solo dal viale che scende verso il bosco e, infine, l’area circolare che rappresentava il perimetro del Belvedere.
Il Belvedere, così come appare oggi
Concludo, dicendovi che la struttura circolare del Belvedere è anche rintracciabile nella pianta del Catasto Gregoriano del 1816, che ho evidenziato in rosso e che mostra, accanto a esso, anche il Il Tempio di Flora, coevo e progettato e realizzato dal Saint Hubert, e il Casino Pallavicini, più antico, dato che era il casino nobile della vigna Calzamiglia e che sarà poi chiamato Villa Maria dai Savoia e oggi proprietà privata dei loro eredi.
Pianta del Catasto Gregoriano, con evidenziati alcuni edifici



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