sabato 21 giugno 2025

Le vicissitudini di Parco Rabin e (probabilmente) una spiegazione per i due muri su Via Panama

Nel Fondo della Real Casa – Patrimonio Privato, custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato e purtroppo ancora non catalogato, se non in piccolissima parte, ho trovato, tra le altre cose, un’interessante pianta, datata 13 maggio 1939, che traccia con estrema precisione l’area della villa verso Via Panama, riportando non solo le strade al tempo già realizzate, ma anche tutte le particelle catastali nelle quali la zona era suddivisa, cosa che lascia intendere che la pianta in questione, come peraltro supportato da una nota a piè di pagina, potesse essere un estratto di un piano regolatore o di un’ipotesi del cambio di destinazione d’uso di alcune aree, dato che nella variante del piano regolatore del 1926 e nel successivo piano regolatore del 1931, l’area in questione veniva indicata come area di “Demolizione e ricostruzione intensiva.

La pianta dei piani regolatori del 1926 e 1931, con la legenda illustrativa

Comunque, quale che sia l’origine della pianta in questione, le informazioni racchiuse in essa sono molto interessanti per due diversi aspetti, collegati tra loro, che consentono di ricostruire un altro pezzetto di storia della villa.

Il primo, che a me ha peraltro sorpreso, è che già al tempo l’area su Via Panama che poi sarebbe diventata parco pubblico, successivamente intitolato, in occasione dei 100 anni dalla sua nascita, a Yitzhak Rabin, che fu il quinto Primo Ministro dello Stato d’Israele nonché premio Nobel per la pace nel 1994, era considerata come tale, come si può vedere nell’immagine seguente, che riporta la pianta in questione con alcune mie annotazioni, sulle quali tornerò più avanti.

Il pannello illustrativo posto all’interno di Parco Rabin


La pianta del 1939, con alcune mie annotazioni

Tuttavia, benché già nel 1939 si parlava di un parco pubblico, in anni decisamente più recenti il vincolo che destinava l’area a parco pubblico fu a rischio cancellazione, come si può leggere dall’articolo dell’aprile 2013 del quotidiano Metro, azienda purtroppo da poco andata in liquidazione.

L’articolo di Metro sul vincolo di Villa Ada

Tale rischio fu dovuto a una discrepanza tra il Decreto del 1954 che istituiva il vincolo, nel quale era chiaramente riportato che questo riguardava l’area verde fino al limite di Via Panama e la cartografia derivata dal Decreto, nella quale il confine del vincolo coincideva invece con il muro della villa.

Estratto dal Decreto del 17 maggio 1954

Fortunatamente, pochi mesi dopo e come raccontato da un altro articolo della stessa testata, datato novembre 2013, fu trovata la cartografia originale associata al Decreto, che riportava un confine coerente con quanto stabilito testualmente dal vincolo, salvando quindi Parco Rabin da possibili – e direi probabili – azioni speculative.

L’articolo di Metro sul ritrovamento della cartografia corretta

Il secondo aspetto, che a me ha intrigato assai di più, è legato all’area che al tempo si trovava tra il limite destro del parco pubblico, che sarebbe poi diventato Parco Rabin, e gli allora confini della villa, che nella pianta in questione è nella parte destra e, in un’ulteriore pianta, meno dettagliata e sempre custodita presso l’Archivio di Stato, è evidenziata in color fucsia.

La pianta del Fondo della Real Casa, con evidenziata la zona adiacente alla villa

Questa zona, una sorta di cuscinetto di separazione tra la villa dei Savoia e il parco pubblico, coincide quasi alla perfezione con l’area che oggi è compresa tra i due muri, il cosiddetto “muro moderno”, che separa la villa da Parco Rabin, e il “muro storico”, più antico e che si trova oggi all’interno della villa, come evidenziato dall’immagine che segue, ottenuta sovrapponendo la pianta con un’immagine satellitare presa da Google Earth.

Sovrapposizione tra la pianta della Real Casa e l’immagine presa da Google Earth

L’ipotesi che ho fatto, pertanto, è che i Savoia, in particolare Vittorio Emanuele III, decisero di acquistare questa zona cuscinetto più o meno contestualmente alla decisione, immagino del Comune, di istituire il parco pubblico e che, perfezionato l’acquisto, costruirono un nuovo muro per ridefinire i confini della villa, creando quella zona compresa tra i due muri, ancora oggi ben visibile e percorribile, come ho fatto in un mio video, nel quale percorro tale zona e ne racconto la storia.

A proposito del muro storico, inoltre, se l’ipotesi fatta fosse corretta, sarebbe confermato che la controversia che, a fine Ottocento, nacque tra il Conte Giovanni Campbell Smith de Heritz e Vittorio Emanuele II e relativa proprio alla realizzazione e alla conseguente suddivisione dei costi di un muro di separazione tra le proprietà dei due, fosse effettivamente riferita al muro storico, che avrebbe quindi più di 150 anni, cosa che giustificherebbe il suo stato attuale, con il muro interessato da numerosissimi crolli e, in alcuni tratti, quasi irrintracciabile.

Sempre in relazione al muro storico e a quello moderno, viene in aiuto anche una foto aerea del febbraio 1919, nella quale si rileva, grazie all’assenza della vegetazione, un buon tratto del muro storico, con la sua tipica forma arcuata, tratto che ho evidenziato in colore marrone nell’immagine seguente, mentre non è presente quello moderno, a conferma del fatto che quest’ultimo fu costruito successivamente.

Il muro storico in una foto aerea del 1919

Altro elemento da approfondire, ammesso ci si riesca e sempre assumendo la ragionevolezza dell’ipotesi fatta, è il perché dell’acquisto, considerando che in relazione all’estensione della villa, la zona in questione ne rappresentava una porzione irrisoria e, inoltre, non si ha traccia di un suo utilizzo da parte dei Savoia, né della costruzione di edifici o manufatti, anche se va detto che, non troppi anni dopo, gli esiti del conflitto e il successivo referendum per la scelta tra Monarchia e Repubblica, molto probabilmente scombinarono i piani della famiglia reale.

Forse – e sottolineo forse – i Savoia acquistarono quell’area solo per evitare che, essendo l’area edificabile, potessero sorgere edifici troppo a ridosso dell’allora muro storico, dai quali si potesse sbirciare all’interno di Villa Ada. Acquistandola, invece, considerando la presenza del parco pubblico, non ci sarebbe stati edifici nelle immediate adiacenze.

Comunque, e qui mi fermo, forse fu proprio l’acquisto della zona cuscinetto da parte dei Savoia che, creando una continuità tra Villa Ada e il parco pubblico su Via Panama, consentì poi di imporre il vincolo di intrasformabilità sull’intera area, cosa che forse sarebbe stata impossibile nel caso, tra le due, fosse rimasta una zona di separazione, probabilmente di proprietà di soggetti privati.

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