Lo Chalet Svizzero, oggi parte della
proprietà dell’Ambasciata d’Egitto
Intorno al 1874, su incarico di Vittorio
Emanuele II, il paesaggista Emilio Richter, già direttore delle
ville e parchi reali, avvio una profondata attività di trasformazione della
villa, soprattutto nella parte dove è situata la Palazzina
Reale, inspirata ai canoni del parco rustico all’inglese, il cui spirito fu
quello di sfruttare e valorizzare le caratteristiche paesaggistiche del
contesto nel quale la villa si trovava, spirito che successivamente, quando a
inizio 900 Vittorio
Emanuele III riacquisterà la villa, sarà però in parte disatteso, con la
realizzazione del bellissimo giardino sul lato sinistro della Palazzina
Reale e che sarà invece ispirato alle linee geometriche dello stile
all’italiana.
Rimanendo in quel periodo, tra
la riorganizzazione dei giardini e le nuove e varie costruzioni, colpisce lo
Chalet Svizzero, che, come il nome suggerisce, fu costruito con l’intento di
renderlo simile a uno chalet di montagna, con le mura rivestite in legno e il
tetto in ardesia.
Per quanto riguarda l’epoca
della sua costruzione, non ho informazioni chiare, dato che i documenti
contenuti nel Fondo della Real Casa, custodito presso Archivio Centrale di Stato, non ne fanno
menzione, con la sola eccezione di una pianta della villa, risalente ai tempi
di Vittorio Emanuele III, nella quale sono evidenziate le casette dei giochi
delle figlie del re, una delle quali – quella di Mafalda e Giovanna
– appunto coincidente con lo chalet.
La pianta contenuta nel Fondo della
Real Casa, con evidenziato lo chalet
In definitiva, quindi, non so
dire se lo chalet fosse già presente quando Vittorio
Emanuele III e la sua famiglia si ristabilirono nella villa, e quindi da
lui semplicemente riadattato per le due sue figlie, o se – e mi sento di dire
che questa sia l’ipotesi più fondata – fu il re a costruirlo proprio per il
fine per cui fu poi utilizzato.
La costruzione, che si trova
all’interno dei confini della Palazzina
Reale, oggi sede dell’ambasciata di Egitto - per le vicissitudini legate
all’eredità dei Savoia, potete leggere questo post - è stata per anni lasciata
in abbandono, probabilmente perché non era di alcuna utilità per l’ambasciata
stessa, anche se, osservandola da un breve sentierino, che parte da quello che
raggiunge il Belvedere e si interrompe sulle inferriate della Palazzina Reale, si
nota chiaramente che lo chalet sembra in ottimo stato, probabilmente per
un’opera di restauro.
Resta però ignoto, almeno a me,
il suo uso attuale.
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