Dopo la scoperta, avvenuta nel marzo del 2023, del pozzo arcaico di Monte Antenne, la serendipità ci ha assistito ancora una volta, pochi mesi dopo, dato che, in modo del tutto casuale, mentre cercavamo altro, io e Lorenzo Grassi ci siamo imbattuti in un cippo del tutto sconosciuto, cosa sorprendente considerando che si trova a poche decine di metri da uno dei viali più percorsi dagli amanti della villa, anche se totalmente nascosto dalla fitta vegetazione, cosa che probabilmente ne ha garantito la protezione per così lungo tempo.
Il cippo al momento della sua scoperta, dopo una sommaria pulizia
Scoperto il cippo, ci siamo prodigati nel cercarne di capire l’origine e l’epoca, partendo con la sua misurazione.
Le misure del cippo
Abbiamo poi cercando di capire il significato dell’effige in bassorilievo presente su un lato e l’incisione delle due lettere “S”, separate da un piccolo simbolo, sull’altro.
Le due S sul retro del cippo, evidenziate in rosso
L’effige, inizialmente, ci ha fatto pensare a un’acquasantiera, ma poi, grazie anche al contributo di studiosi della materia, abbiamo potuto appurare che rappresenta in realtà un candelabro stilizzato, simbolo che accompagna la figura principale dello stemma della Confraternita del Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, formata a partire dal XIV secolo.
Questa attribuzione alla confraternita, peraltro, spiega anche la presenza dell’incisione “S . S” sul retro del cippo. Risolta la questione dei simboli, restava da capire l’epoca in cui il cippo fu posto, cosa che si è potuta appurare solo in via approssimativa, datandone la posa tra il Cinquecento e, più probabilmente, l’inizio del Seicento.
Per quanto riguarda l’ipotesi del primo Seicento, questa è suffragata dal fatto che un’effige simile è presente su una piccola elemosiniera incastonata nella facciata dell'ospedale San Giovanni all'angolo tra la piazza e la via di San Giovanni in Laterano.
L’effige sulla facciata dell’ospedale San Giovanni
Pochi metri più in alto, sullo stesso edificio, c’è un'edicola con una seconda effigie in bassorilievo del Salvatore, affiancata sempre da due candelabri e in una lastra poco sotto c'è un'iscrizione voluta dai “custodi” della Confraternita e riferita al nuovo edificio realizzato sotto il regno di Papa Urbano VIII nel 1636.
Google Street View - L’effige e gli altri elementi relativi alla confraternita
Si può dunque ipotizzare che l'elemosiniera sia stata realizzata tra il 1625 (anno del Giubileo di Papa Urbano VIII) e il 1636 (anno riportato nell'epigrafe dedicatoria) e, vista la somiglianza grafica, che il cippo di Villa Ada sia sostanzialmente coevo.
L’ipotesi cinquecentesca, come anticipavo meno probabile, potrebbe essere giustificata da un disegno presente nel Catasto Alessandrino, relativo alla Tenuta di Ponte Salaro, la cui proprietà era attribuita all'Arciconfraternita del Santissimo Salvatore, disegno nel quale si cita la presenza di 13 “colonnelle” poste sul confine.
Catasto Alessandrino – Descrizione della Tenuta di Ponte Salaro
Proprio una di queste colonnelle potrebbe quindi essere il cippo trovato, che con buona approssimazione e con riferimento al disegno del Catasto Alessandrino relativo alla Tenuta di Ponte Sal, si troverebbe collocato come mostrato nell’immagine che segue.
Catasto Alessandrino – Tenuta di Ponte Salaro e possibile posizione del cippo
Poiché tale disegno, come riportato in una nota ad esso allegata, è una copia di analogo disegno presente nel “Libro delli Casali” del 1599 di Ascanio Antonietti, parrebbe appunto ragionevole l’ipotesi su una datazione cinquecentesca del cippo.
Sempre in relazione all’apposizione del cippo come marcatore di confine, va notato che la pianta dell’Agro Romano riportata nel Catasto Gregoriano, al Foglio 153, evidenzia la particella 51, che sembra incunearsi in altre particelle, riportate essere un'eredità amministrata da Luigi Fornesi, enfiteuta perpetuo dell'Arcispedale di Santissimo Salvatore, cosa che giustifica l’apposizione di un cippo di confine in un punto dove questo subiva una deviazione repentina, interrompendo un andamento regolare del confine e che, quindi, necessitava di essere segnalato.
Catasto Gregoriano – La posizione del cippo
Ovviamente, come da normativa e come fatto anche per il pozzo arcaico, anche ln questo caso è stata data tempestiva comunicazione della scoperta alla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e alla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Destino ha poi voluto che un amico della pagina, Gerardo Petrosino, ci segnalasse un secondo cippo, sempre ascrivibile alla confraternita e sempre avente il ruolo di marcatore di confine, situato in un luogo molto più frequentato, tanto che ci siamo chiesti, io e Lorenzo, come mai non lo avessimo notato prima.
Concludo dicendovi che, per maggiori informazioni, potete leggere l’eccellente articolo scritto da Lorenzo, che descrive il ritrovamento dei due cippi e le relative ricerche che abbiamo fatto o vedere il mio video che mostra entrambi i cippi.
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