venerdì 13 giugno 2025

Cosa c’era, nel 600, prima di Villa Ada ?

Come raccontato nella storia della villa, è oramai prassi comune quella di fissare l’inizio della storia di Villa Ada nella seconda metà del 700, quando, tra il 1785 e il 1789, Luigi Pallavicini acquistò le vigne Saliceti, Capocaccia e Calzamiglia, creando l’embrione di quella che poi sarebbe diventata la villa. A Luigi Pallavicini si deve inoltre il primo impulso significativo nello sviluppo del parco, visto che successivamente all’acquisto avviò un importante serie di lavori, che portarono tra le altre cose alla costruzione del Tempio di Flora e del Belvedere.

Un embrione che poi si svilupperà ulteriormente, quando Vittorio Emanuele II, nel 1872, acquisterà la proprietà, che nel frattempo era passata ai Principi Potenziani, realizzando nuovi edifici, primi tra tutti la Palazzina Reale e le Scuderie Reali, ma soprattutto cominciando ad acquistare le vigne e i terreni confinanti, fino ad estendersi alla tenuta di Ponte Salario, che includeva quello che oggi conosciamo come Monte Antenne, portando la villa all’estensione attuale, di circa 160 ettari.

Devo ammettere, però, che mi sono sempre chiesto cosa ci fosse prima di tale periodo e come si presentassero quei terreni che poi, tra acquisti e lavori, sarebbero diventati parte di Villa Ada, curiosità difficile da soddisfare, vista la carenza di documentazione pubblicamente disponibile.

Fortunatamente, esplorando il sito dell’Archivio di Stato di Roma e in particolare la sezione digitale dedicata al Catasto Alessandrino, il catasto più antico a oggi disponibile, costituito da un insieme di disegni e stampe e quindi ben diverso dai catasti particellari che sono stati sviluppati successivamente, ho trovato un’illustrazione del 1630 del Casale di Ponte Salaro – al tempo la Salaria era chiamata Salara – che come potete vedere era collocato in un’area che, al netto delle imprecisioni dell’epoca, oggi è parte integrante di Villa Ada.

Catasto Alessandrino - La tenuta di Ponte Salaro

Nell’immagine del catasto ho evidenziato, più che altro come elemento di riferimento per l’area come appare oggi, il Ponte Salario, oggi scomparso e sostituito da quello più moderno, ma che poggia ancora su alcuni degli archi del ponte originario. Si può sicuramente notare come la rappresentazione sia decisamente accurata, considerando che parliamo del 1600, tanto che è facile trovare la corrispondenza con la stessa zona così come appare oggi

 
Una veduta della stessa area presa da Google Earth

La Tenuta di Ponte Salaro, al tempo era di proprietà della Confraternita del Santissimo Salvatore Ad Sancta Sanctorum, proprietà della quale rimane a tutt’oggi traccia, grazie alla scoperta di due cippi di confine che io e Lorenzo Grassi abbiamo fatto nel 2023.

 L’articolo di “La Repubblica” sulla scoperta del primo cippo della confraternita

Relativamente all’estensione del terreno e alle distanze, il disegno catastale riporta, nella sua descrizione, le superfici e le distanze espresse nelle unità di misura vigenti al tempo, come la “catena romana” per la distanza (1 catena = 12,8 metri) e il “rubbio” per le superfici (1 rubbio = 18.484 mq).

 Catasto Alessandrino - La descrizione della tenuta di Ponte Salaro

Sorprende non poco l’estensione della tenuta dove era presente il casale, che misurava ben 68,5 rubbi, pari a circa 126 ettari, un valore pari a circa i ¾ dell’estensione attuale di Villa Ada, che misura circa 160 ettari, segno che il terreno si stendeva dall’attuale Monte Antenne fino al confine con quelle vigne che successivamente, acquisite da Luigi Pallavicini, avrebbero costituito, come già detto all’inizio, l’embrione della villa.

Successivamente, grazie alle indicazioni di un caro amico, ho trovato anche la mappa topografica dell'Agro Romano, di Giovanni Battista Cingolani dalla Pergola, datata 1692, dove sembra essere presente lo stesso casale, che ho evidenziato in rosso, anche se la sua forma sembra più essere quella di una torre che, appunto, quella di un casale, pur tuttavia potendosi rilevare una collocazione che, fatte le dovute approssimazioni dovute alla scala e al differente orientamento dell’illustrazione, sembra decisamente coincidente con quella del Catasto Alessandrino.

 Mappa topografica dell'Agro Romano - Giovanni Battista Cingolani dalla Pergola

Continuando nelle ricerche, poi, sono riuscito a recuperare anche la Pianta della Campagna Romana di Eufrosino della Volpaia, redatta nel 1547, che include anche la zona dove oggi si sviluppa Villa Ada – l’orientamento e la comprensibile approssimazione della pianta non aiutano nella lettura – e nella quale si nota un’analoga costruzione, che sembra coincidere anche nella forma con quanto presente nel disegno del 1630, collocata in quello che al tempo era noto come Monte delle Gioie che, come forse alcuni pensano, non si trovava in corrispondenza dell’area dove oggi passa l’analoga via alle spalle di Piazza Vescovio.

 Pianta della Campagna Romana - Eufrosino della Volpaia

A questo punto la domanda successiva era quasi scontata: il casale in questione è ancora presente e, se sì, a cosa corrisponde ? Vi dico subito che, come spesso accade, una risposta certa non ce l’ho, ma ho solo alcune ipotesi, in ordine decrescente di plausibilità, che derivano dall’analisi della documentazione in mio possesso e, in particolare, dalla pianta del Catasto Gregoriano del 1816, che vedete più sotto e che ho orientato in modo che sia più o meno allineata al disegno del Catasto Alessandrino.

Le ipotesi che ho fatto sono le seguenti:

  1. il Casale è stato demolito in tempi passati e prima della redazione del Catasto Gregoriano, dato che nella pianta relativa alla zona di Villa Ada non si rileva alcun edificio che possa corrispondere al casale in questione;
  2. il Casale è stato demolito successivamente al Catasto Gregoriano e corrisponde a quella che viene identificata come “casa con corte”, anche se la sua posizione non sembra compatibile con la stampa del Catasto Alessandrino;
  3. il Casale è ancora presente e corrisponde a quello che oggi chiamiamo Casale delle Cavalle Madri, un edificio la cui costruzione viene fatta risalire al XV secolo, periodo compatibile quindi con quello del Casale di Ponte Salaro, anche se, come per l’ipotesi 2, la posizione non sembra coerente con quella riportata nel Catasto Alessandrino.

 Catasto Gregoriano – Estratto della pianta dell’agro romano

Sempre con l’intento di trovare conferme o smentite alle ipotesi, ho anche provato a usare nuovamente Google Earth per collocare gli edifici relativi alle ipotesi fatti e capire se, nel confronto con il due catasti, queste posizioni fossero o meno compatibili, senza però giungere a conclusioni definitive.

 Una veduta dell’area presa da Google Earth, con gli edifici evidenziati

Per quanto riguarda invece le informazioni relative alla proprietà dei due edifici menzionati nelle ipotesi, queste non sono a me note e tutto quello che ho recuperato è quanto contenuto nel brogliardo del Catasto Gregoriano, nel quale il Casale delle Cavalle Madri (particella 87, 88 e 88 ½) risulta di proprietà di persone legate alla Chiesa della Madonna di Costantinopoli, mentre per la Casa con Corte (particella 12) si fa riferimento a un’eredità di Alessandro Maria Balloni.

 Il brogliardo del Catasto Gregoriano, con evidenziate le particelle descritte

Infine, tanto per aumentare la confusione, ci sarebbe una quarta ipotesi, che se da un punto di vista posizionale sembrerebbe essere la più ragionevole, non lo è da quello documentale, dato che la traccia di un ulteriore edificio, che sembrerebbe appunto quello più prossimo al casale dell’illustrazione seicentesca, è presente solo in una pianta del 1885, di autore ignoto e trovata nell’Archivio Capitolino, edificio che però non compare né nel Catasto Gregoriano né nel Catasto Rustico.

 La pianta del 1885, con in verde l’edificio in questione

Concludo, più per curiosità che per fornire ulteriori elementi a supporto delle varie ipotesi, con un altro disegno del Catasto Alessandrino, datato 1660 (Presidenza delle Strade - Segnatura 431/2), che mostra lo sviluppo della Via Salaria a partire dalla omonima porta.

Il disegno, che riporta la Tenuta di Ponte Salaro alla lettera A, è interessante per l’ampio sviluppo dell’illustrazione, che arriva fino a dopo Monte Libretti. Da notare che, in questa illustrazione, non compare tuttavia il Casale di Ponte Salaro, ma solamente il ponte e la vicina torre, oggi ancora presente. La mancanza di riferimenti al casale potrebbe essere semplicemente dovuta alla scala dell’illustrazione, più ampia dell’altra, e al fatto che il casale aveva una minore importanza rispetto al ponte e alla torre.

 Catasto Alessandrino – Presidenza delle Strade – Segnatura 431/2

Insomma, come spesso accade, molte ipotesi e nessuna certezza, con la sola speranza che nuova documentazione possa portare a risposte più precise o, chissà, a nuove ipotesi.

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