Forse pochi sanno che Vittorio Emanuele II, dopo che nel 1872 aveva acquistato Villa Potenziani e avviato un’importante serie di lavori e acquisizioni, come peraltro ho già raccontato nel post sulla storia della villa, realizzò anche una vaccheria, distribuita su due edifici distinti e che includeva, oltre al classico uso come ricovero delle mucche, anche un laboratorio per la produzione del latte.
La presenza della vaccheria è confermata sia da un passo del libro “Il lampadario di cristallo”, di Enrico D’Assia, figlio di Mafalda di Savoia, che dalla pianta della Real Casa del 1904, come evidenziato nelle due immagini che seguono, dove nella seconda ho contornato in giallo i due edifici che la ospitavano.
Il fatto che la vaccheria risalga ai tempi di Vittorio Emanuele II è confermato da un documento del 1877 che ho trovato nel Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato, nel quale è menzionata la costruzione di una latrina o scarico fognario per la vaccheria in questione.
Per completezza, va detto che prima del ritrovamento di tale documento, ritenevo che l’epoca di costruzione potesse anche essere successiva, anche se questa era solo un’ipotesi possibile, ma non probabile.
Considerando la vicissitudini della villa e i diversi cambi di proprietà, resta da capire se, nel periodo tra il possesso da parte di Vittorio Emanuele II (1872 – 1878) e il successivo riacquisto da parte di Vittorio Emanuele III, formalizzato nel 1904, quando però il Re già occupava la villa dall’anno precedente, la vaccheria mantenne la sua funzione, ricordando che in tale lasso di tempo la villa fu prima di Giuseppe Telfener, poi della suocera Eveline Visera e infine della Banca Romana, che tra l’altro acquistò la villa quando era già stata travolta dal ben noto scandalo.
L’ipotesi che mi sento di fare è che la vaccheria sia rimasta più o meno dormiente, soprattutto durante la proprietà della Banca Romana, e poi riattivata da Vittorio Emanuele III, forse su esplicita richiesta della Regina Elena del Montenegro, che amava la vita di campagna, tanto che all’interno delle serre aveva avviato una produzione di frutta e verdura, in buona parte donata ai bisognosi.
Per quanto riguarda invece i due edifici che ospitarono la vaccheria – l’edificio adiacente a Via Salaria è anche conosciuto come Casale Tribuna II – questi sono certamente edifici storici, essendo presenti nel Catasto Gregoriano del 1816, dal cui brogliardo si evince come la loro proprietà era riconducibile a diversi intestatari, tra i quali si legge – a fatica – la presenza del Principe Paluzzo Altieri, il cui nome è legato alla villa, sia dalle proprietà che aveva nei suoi intorni, che dalla presenza di un cippo nella zona del Roccolo.
Gli edifici sono naturalmente presenti anche nel successivo Catasto Rustico, nel suo ultimo aggiornamento del 1903.
In relazione alla vaccheria, c’è anche un’ipotesi sul ruolo che potrebbe aver avuto – il condizionale è d’obbligo – quello strano spazio rettangolare che si trova poco sotto gli edifici della vaccheria, che secondo alcuni potrebbe essere stato una sorta recinto per gli animali, in particolare le pecore che forse facevano compagnia alle già citate mucche.
I due edifici sono ovviamente censiti anche nel catasto moderno, visto che sono tutt’ora presenti e abitati.
E si mostrano come nelle successive due immagini, entrambe prese da Google Earth, dove la prima è relativa a quello che oggi è il Casale Tribuna II e sede del servizio giardini, mentre la seconda riprende l’edificio, oggi privato e probabilmente entrato nell’asse ereditario delle figlie di Vittorio Emanuele III.
Da notare che questo secondo edificio è separato dalla villa, tanto che l’accesso è da Via Salaria in corrispondenza di Piazza di Priscilla, ed è protetto da un’alta recinzione, che rende possibile vederne solo una piccola parte.
Dal sito dell’Agenzia delle Entrate, risulta che questo secondo edificio è inoltre suddiviso in diverse unità catastali, dove probabilmente risiedono famiglie differenti
Per quanto riguarda il primo dei due edifici, quello noto come Casale Tribuna II, questo includeva – uso il passato perché non sono certo che sia ancora così dopo il recente restauro – un ampio appartamento che, per circa 27 anni, è stato occupato, senza averne titolo, dalla moglie di un ex-funzionario del servizio giardini, come raccontato in questo articolo, e recuperato solo nel 2018, durante la Giunta Raggi, che tra l’altro pubblicò un video dell’interno dell’appartamento così come si presentava al momento del suo recupero e dal quale si può vedere come questo fosse decisamente ampio ed elegantemente arredato, gusti personali a parte.
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