domenica 6 luglio 2025

La controversia tra Giovanni Campbell Smith de Heritz e Vittorio Emanuele II

Non si può certo dire che la storia di Villa Ada sia stata noiosa e priva di momenti particolari, non solo storici, con gli innumerevoli passaggi di proprietà, ma anche animati da scontri e controversie, come quella che vide contrapposti Vittorio Emanuele II ed Emilio Richter e quella della quale vi parlo oggi, sempre tra Vittorio Emanuele II e Giovanni Campbell Smith de Heritz, normalmente noto più sinteticamente come Conte Smith, relativa, come spesso accade, a questioni sui confini delle rispettive proprietà e dei costi a essi legati, per i quali si rese necessario stipulare una convenzione che definisse e formalizzasse gli accordi, come mostrato nell’immagine che segue e che rappresenta il frontespizio di un corposo documento custodito presso l’Archivio Centrale di Stato e facente parte del Dondo della Real Casa.

Frontespizio della proposta di convenzione tra le due parti

Il Conte Smith, cosa forse non nota a tutti, possedeva importanti proprietà nella zona verso Via di San Filippo e su quella che oggi è Via Panama, strada che al tempo ancora non esisteva, come evidenziato in rosso nella seconda immagine, estratta da una pianta di Roma del 1885 che riporta anche i nomi dei proprietari delle principali aree e dove in verde ho evidenziato gli attuali confini di Villa Ada.

Estratto dalla pianta di Roma del 1885, con evidenziati i confini delle due proprietà

All’interno di tali proprietà, nella parte verso Via di San Filippo e Viale Romania, vanno scuramente ricordate la bellissima Villa Heritz, oggi sede dell’Università LUISS, Villa Digne, Villa Lecce, Villa Simonetti e altri edifici minori.

Come già anticipato, la controversia è ben descritta in un documento datato 11 dicembre 1875 e custodito presso l’Archivio Centrale di Stato che, nella sostanza, è un’estesa relazione, affidata a periti esterni, che descrive gli aspetti salienti della controversia e la relativa proposta di ripartizione dei costi associati agli interventi necessari affinché questa potesse concludersi, ed è anche brevemente menzionata da Emilio Richter nel suo compendio che descrive la sua lunga controversia, iniziata con Vittorio Emanuele II e poi continuata con Umberto I, suo erede, dove riporta quella con il Conte Smith come uno dei tanti motivi per il quale vi furono ritardi nella consegna della villa.

Ritornando alla controversia, dai documenti emerge chiaramente come questa fosse, come anticipavo, legata a questioni di confine tra le due ampie proprietà e dei relativi costi da sostenersi per realizzare le opere necessarie a definire una chiara loro separazione, tanto che il documento ha come titolo “Progetto di convenzione tra l’amministrazione del patrimonio privato di Sua Maestà ed i signor Conte Smith”.

Tutto sembra ruotare attorno alla gestione del muro di separazione delle due proprietà, muro che oggi viene indicato come “muro storico”, più interno di quello chiamato invece “muro moderno”, realizzato successivamente da Vittorio Emanuele III intorno al 1940 e che separa la villa da Parco Rabin.

Nella prefazione al documento si legge infatti che le due parti convennero che tale muro fosse da considerarsi comune alle due ampie proprietà e, di conseguenza – e qui è l’oggetto di quella che poi diventerà la controversia – di quale dovesse essere il prezzo di cessione dei diversi tratti di tale muro che, al tempo, erano dell’uno o dell’altro proprietario, come evidenziato in rosso nell’immagine seguente.

Punto 1 della convenzione – Proprietà dei diversi tratti del muro

In altri termini, da quanto si capisce – è una mia ipotesi, si badi bene – i periti nominati dovevano valutare il valore complessivo del muro, suddividerlo in base alla effettiva proprietà e poi definire le rispettive quote affinché, nello spirito dell’essere un bene comune, ciascuna delle parti contribuisse alle spese secondo la percentuale complessiva di possesso.

Oltre al muro, tuttavia, la questione riguardava anche una strada che, dalla proprietà Smith, giungeva fino a Ponte Salario, strada che da quanto si evince doveva essere ceduta ai Savoia, per un valore definito da apposita perizia.

Questa strada, oggi difficilmente identificabile con precisione, partiva dal margine proprietà Sabatini, che di fatto rappresentava al tempo una sorta di divisorio tra quelle di Smith e dei Savoia e che, qualche anno più tardi, sarà acquistata dai Savoia, strada che potrebbe in parte coincidere con il Vicolo del Canneto, che al tempo partiva da Via di San Filippo e si inoltrava nella villa, seguendo per un tratto quello che oggi è l’ampio viale che dal lago inferiore porta verso la parte alta della villa, poi, come evidenziato nell’immagine seguente, la relazione evidenzia come fosse necessario attraversare un terreno, superare un cancello, per ritrovarsi sul Vicolo della Noce, la cui percorrenza avrebbe finalmente condotto a Ponte Salario.

Parere dei periti sulla strada dalla Vigna Sabatini a Ponte Salario


Questo percorso tortuoso è rintracciabile nella pianta del Catasto Gregoriano del 1816, anche se in essa viene evidenziato come il Vicolo della Noce non fosse in realtà un percorso continuo, ma presentava un’interruzione in corrispondenza del fienile, oggi sede del Circolo Ippico Cascianese, per poi riprendere in corrispondenza di quello che oggi è l’ingresso su Via di Ponte Salario, dal quale, seguendo il tracciato odierno della strada, arrivava sulla Salaria.

La pianta del Catasto Gregoriano con l’evidenziazione della strada

Relativamente alla strada che attraversava le proprietà, come si può leggere nel passo evidenziato nell’immagine che segue, il parere dei periti fu quello di non doversi alcun compenso da parte dei Savoia, proprio per il fatto che tale percorso non era costituito da una strada in continuità, ma piuttosto da una sorta di servitù di passaggio per l’accesso alle diverse proprietà, proprietà che peraltro saranno acquistate dai Savoia nell’ambito del progetto di espansione della villa.

Parere dei periti sul compenso dovuto dai Savoia al Conte Smith

Insomma, i punti oggetto di discussione erano più d’uno e, vista la corposità della relazione, sicuramente non fu facile derimere la questione, anche se nel documento viene comunque proposta una ripartizione economica tra le due parti, così come evidenziato nell’immagine qui sotto, dalla quale si può vedere come, secondo i periti, i Savoia avrebbero vantato un credito nei confronti di Smith di poco più di 332 Lire.

Il computo dei costi calcolato dai periti

Purtroppo, dai documenti che ho trovato presso l’Archivio Centrale di Stato, non sono riuscito a capire come si sia effettivamente conclusa la controversia, anche se, considerando il ruolo dei Savoia, immagino che alla fine tutto sia andato come loro volevano.

Concludo dicendovi che, controversia a parte, la convivenza tra Vittorio Emanuele II e il Conte Smith fu decisamente burrascosa e fu oggetto di un’ulteriore disputa legale, sempre legata ai diritti di passaggio, come ben raccontato in un articolo da Lorenzo Grassi.

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