In origine, a fronte dell’imponenti acquisizioni fatte da Vittorio Emanuele II dopo che ebbe acquistato nel 1872 la villa dai Potenziani, potente famiglia reatina, l’estensione di Villa Ada comprendeva un’area verso Via di San Filippo, spesso identificata come “area Tanlongo” in virtù del fatto che questa, come riportato in una pianta relativa all’esproprio di alcune aree effettuato intorno al 1870 in occasione della costruzione di Forte Antenne, apparteneva all’avvocato Pietro Tanlongo, figlio del più noto Bernardo, Governatore della Banca Romana, che sarà poi travolta, nel 1892, dal famoso scandalo.
Quando Vittorio Emanuele III riacquisterà la villa nel 1904, con effetto retroattivo, avendone preso possesso già dall’anno prima, è ragionevole che questa comprendesse tale area, probabilmente acquistata da Pietro Tanlongo nel periodo in cui la villa era, come già detto, della Banca Romana.
La pianta relativa all’esproprio, con evidenziata l’area di Pietro Tanlongo
Per maggior chiarezza, nell’immagine qui sopra, tratta dalla pianta dell’esproprio in questione e custodita presso l’Archivio Storico Capitolino, ho quindi evidenziato in giallo la proprietà e in rosso un casale, identificato in alcune piante di epoca successiva come Casale Tanlongo, che trovate sulla mia mappa sotto la voce “Resti di un edificio (Tanlongo)” e del quale oggi ne rimane solo una piccolissima traccia, di fatto solamente una delle finestre.
Questa area, che rispetto alla pianta dell’esproprio si estenderà inglobando anche quella adiacente a nord, identificata nella pianta come “terreno argilloso”, oggi non fa più parte della villa, dato che, intorno al 1940, fu ceduta dai Savoia per un progetto di lottizzazione, che si tradusse nella realizzazione, oltre che di alcuni palazzi, di quelle che oggi sono Via Giacinta Pezzana e Via Ettore Petrolini, come si può vedere dall’immagine che segue, una pianta del 1945 custodita nel Fondo della Real Casa presso l’Archivio Centrale di Stato, nella quale si vede chiaramente la marcatura di tale area, ad evidenziare appunto la sua esclusione dalla villa e la traccia di quelle che poi sarebbero diventate le due strade in questione.
Fondo della Real Casa – Pianta del 1945
L’area in questione, come risulta da una relazione peritale, aveva una dimensione complessiva di poco superiore ai 6 ettari, come si può vedere nell’immagine qui sotto, che altro non è che l’ultima pagina di tale relazione, dove sono riportati i computi metrici.
Relazione peritale sull’area in questione
Di tale operazione ho trovato ampia traccia nel già menzionato Fondo della Real Casa, ma nella sottosezione “patrimonio privato”, purtroppo ancora non catalogato se non in piccolissima parte, traccia che si concretizza in alcune planimetrie dell’area in questione, ciascuna delle quali evidenzia un particolare aspetto e che complessivamente mostrano come tale cessione sia stata analizzata con un discreto dettaglio, immagino per definire il corretto importo della cessione e dei successivi impegni per trasformare l’area da agricola-rurale in residenziale.
Tra tutte queste planimetrie, ritengo interessante quella mostrata qui sotto, nella quale ho evidenziato ciò che resta oggi degli edifici riportati nella planimetria stessa, tra i quali si può notare il casale sulla sinistra, oggi sede del Liceo Azzarita e che, confrontato con la sua forma attuale, lascia intendere che sia stato ampliato anche nel corpo principale.
Planimetria dell’area, con il dettaglio degli edifici
Nell’immagine che segue, invece, trovate l’unione di due ulteriori planimetrie, con la prima che riporta gli edifici presenti e la posizione delle garitte a controllo dell’area – ricordo che al tempo i Savoia erano la famiglia reale, per cui avevano certamente un corpo di guardia che proteggeva le loro proprietà – e la seconda, più schematica, che riporta a margine la superficie dell’area, peraltro suddividendola in due sotto aree – gialla e rossa – il cui significato non sono riuscito però a determinare.
Due diverse planimetrie dell’area
Per un confronto tra ieri e oggi, ho poi fatto una sovrapposizione, che trovate qui sotto, tra l’immagine odierna presa da Google Earth e uno dei disegni in questione, dalla quale si vede chiaramente come l’area sia stata trasformata con la realizzazione delle strade e la costruzione dei palazzi.
Sovrapposizione tra la planimetria e l’immagine di Google Earth
Interessante anche l’evoluzione dell’area riportata nei piani regolatori, area che risulta ancora parte della villa nei piani regolatori del 1926 e la sua variazione del 1931, anche se, rispetto alle planimetrie, già si può notare come la parte nord dell’area sia già destinata a interventi edilizi e di viabilità.
Piano regolatore del 1926 e variazione del 1931
Nel piano regolato del 1962 – purtroppo l’immagine ha una bassa risoluzione – l’area risulta invece già completamente urbanizzata.
Piano regolatore del 1962
Interessante anche una foto area del 1945, scattata dalla Royal Air Force (RAF) e custodita presso l’Aerofototeca Nazionale, nella quale ho evidenziato in giallo l’area in questione, che al tempo era ancora totalmente parte di Villa Ada, come si può notare dalla presenza di alberi e prati, a che conferma che gli interventi previsti nella parte più a nord dai piani regolatori precedenti a tale anno ancora non erano stati avviati.
Foto aerea del 1945
In un’altra foto aerea, scattata dall'Aeronautica Militare nel 1960 e anch’essa custodita nell’Aerofototeca Nazionale, si possono vedere i palazzi costruiti, mentre si nota ancora la mancanza della prosecuzione di Via Giacinta Pezzana, che in tempi recenti diventerà Via Anna Magnani, verso Via di Ponte Salario, che al tempo finiva all'altezza di Forte Antenne.
Foto aerea del 1960
Concludo dicendovi che, a oggi, non conosco le motivazioni che spinsero i Savoia a cedere quella parte della villa, anche se forse fu il fatto che l’area rappresentasse una sorta di appendice rispetto ai confini che oggi conosciamo, ben lontana dalla zona degli edifici abitati dai Savoia e per la quale Vittorio Emanuele III probabilmente non aveva più interesse, ricordando che la zona del Roccolo ebbe il suo momento di splendore sotto Vittorio Emanuele II, amante della caccia, tanto che elesse tale zona a sua riserva privata, passione che non risulta ereditata da suo nipote.










Nessun commento:
Posta un commento
Nel fare i tuoi commenti, ricordati sempre di essere educato e la regola che dice di criticare le idee e non le persone.