giovedì 10 luglio 2025

Villa Polissena

Benché sia una proprietà privata appartenente agli Assia-Kassel, quindi non visitabile, Villa Polissena rappresenta comunque un punto di grande interesse storico per la Villa, se non altro perché confinante con essa.

Villa Polissena in un’immagine presa da Google Earth

La villa, in origine, era un piccolo casale di campagna tra Villa Ada e il quartiere dei Parioli, con l’ingresso su quella che oggi è Via Mafalda di Savoia, ma che al tempo era Via di San Filippo – l’intitolazione a Mafalda avverrà in tempi più recenti – e agli inizi del 900 era assegnata, come residenza, al Governatore del Principe di Piemonte, il Generale Bonaldi.

L’edificio è naturalmente censito nel Catasto Gregoriano del 1816, ma ovviamente con ruolo e proprietà diverse, visto che a quella data l’area nella quale l’edificio si trova non apparteneva ancora ai Savoia e sarà acquistata solo successivamente, quando Vittorio Emanuele II, a partire dal 1872, avvierà un’importante serie di lavori e acquisizioni.

Catasto Gregoriano – L’edificio che poi diventerà Villa Polissena

Nel brogliardo associato al catasto, l’edificio è censito come “Casa con corte per uso di villeggiatura” e di proprietà di Stefano Bettelli Olivieri – a voler essere precisi, dopo il nome “Olivieri” compare il nome “marianna”, che sembra però scritto con l’iniziale minuscola, cosa che non ne rende chiaro il ruolo.

Estratto dal brogliardo del Catasto Gregoriano, con la descrizione dell’edificio

Quando, il 23 settembre del 1925, la principessa Mafalda di Savoia sposò nel Castello Reale di Racconigi il principe tedesco Filippo d’Assia-Kassel, Vittorio Emanuele III decise di farne dono di nozze alla coppia e furono proprio Filippo e Mafalda a dare alla villa il nome di “Villa Polissena”, in ricordo della principessa Polissena D’Assia, che nel settecento aveva sposato Carlo Emanuele III di Savoia.

Villa Polissena in una foto aerea del 1926 e, sulla sinistra, palazzi in costruzione

Filippo d’Assia che, come ci ricorda Enrico D’Assia nel libro “Il lampadario di cristallo”, aveva studiato architettura, avviò subito una lunga serie di lavori, prima sull’edificio e poi nei giardini, con in primis la realizzazione di un parco, ricco di reperti archeologici, il cui scopo era quello di nascondere il muro divisorio tra Villa Polissena e Villa Ada, muro che nell’immagine qui sopra, scattata nel 1926, quindi nell’anno successivo a quello del matrimonio, si vede chiaramente.

Vennero poi realizzati anche altri giardini, quello all’italiana, il più grande, il pompeiano, ricopiato da un originale che Filippo aveva visto a Pompei, e infine quello alla giapponese, con un laghetto che, secondo Filippo e come ci racconta ancora una volta Enrico D’Assia, “per sembrare veramente esotico, doveva essere di forma irregolare e, da qualunque punto lo si guardasse, un lembo doveva rimanere nascosto per dare l’idea dell’infinito”.

Anche in questo caso, la foto del 1926 mostra chiaramente uno stato preliminare rispetto ai lavori fatti da Filippo D’Assia, con il giardino all’italiana che sembra già avere la sua forma, alla sinistra della villa, mentre non si rilevano gli altri, che ragionevolmente furono realizzati successivamente alla foto, considerando che questa, come già detto, fu scattata meno di un anno dopo le nozze di Mafalda con Filippo.

Interessante notare che, all’interno di Villa Ada e vicino al cancello che chiude l’entrata posteriore di Villa Polissena, c’è quel che resta di una antica fontana, documentata anche in un mio video, identica nelle forme a un’altra, tutt’ora presente all’interno di Villa Polissena, cosa che parrebbe evidenziare una successiva revisione del confine tra le due ville, che lasciò fuori, da Villa Polissena, la fontana in questione e che, nella foto del 1926, coincide con il muro chiaramente visibile sulla destra.

I resti della fontana all’interno di Villa Ada

La fontana presente all’interno di Villa Polissena – Fonte Flickr

Appena fuori all’ingresso di Villa Polissena su Via Mafalda di Savoia, c’è una targa in memoria di Mafalda di Savoia, che morì il 28 agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald in Germania, dove era stata deportata con un inganno, come raccontato in questo articolo di Roma h24.

La targa in memoria di Mafalda di Savoia

Come vi dicevo, essendo Villa Polissena una proprietà privata e non accessibile, gli unici scorci, peraltro minimi, si possono avere solo guardando attraverso i due cancelli: quello principale, in Via Mafalda di Savoia, esterno a Villa Ada; quello posteriore, interno a Villa Ada e seminascosto dalla vegetazione, che nell’immagine che segue è mostrato sia dall’interno, in una foto scattata presumibilmente agli inizi del 2000 e presa dal libro del quale parlerò più avanti, e come appare oggi, in una foto da me scattata dall’interno di Villa Ada.

Il cancello posteriore, in una vista interna e come si presenta oggi dall’interno di Villa Ada

Segnalo anche, per chi fosse interessato ad approfondire, il bel libro “Villa Polissena. Da Mafalda di Savoia a Enrico d'Assia”, a cura di Mariù Safier, pubblicato nel 2009 e dal quale ho preso alcune delle foto mostrate nel post.

Copertina del libro “Villa Polissena. Da Mafalda di Savoia a Enrico d'Assia”

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