Benché sia una proprietà privata appartenente agli Assia-Kassel, quindi non visitabile, Villa Polissena rappresenta comunque un punto di grande interesse storico per la Villa, se non altro perché confinante con essa.
Villa Polissena in un’immagine presa da Google Earth
La villa, in origine, era un piccolo casale di campagna
tra Villa Ada e il quartiere dei Parioli, con l’ingresso su quella che oggi è
Via Mafalda di Savoia, ma che al tempo era Via di San Filippo – l’intitolazione
a Mafalda avverrà in tempi più recenti – e agli inizi del 900 era assegnata,
come residenza, al Governatore del Principe di Piemonte, il Generale Bonaldi.
L’edificio è naturalmente censito nel Catasto Gregoriano del 1816, ma ovviamente con ruolo e proprietà
diverse, visto che a quella data l’area nella quale l’edificio si trova non
apparteneva ancora ai Savoia e sarà acquistata solo successivamente, quando Vittorio Emanuele II, a partire dal 1872, avvierà
un’importante serie di lavori e acquisizioni.
Catasto Gregoriano – L’edificio che poi diventerà Villa Polissena
Nel brogliardo associato al catasto, l’edificio è censito
come “Casa con corte per uso di villeggiatura” e di proprietà di Stefano
Bettelli Olivieri – a voler essere precisi, dopo il nome “Olivieri” compare il
nome “marianna”, che sembra però scritto con l’iniziale minuscola, cosa che non
ne rende chiaro il ruolo.
Estratto dal brogliardo del Catasto Gregoriano, con la descrizione dell’edificio
Quando, il 23 settembre del 1925, la principessa Mafalda di Savoia sposò nel Castello Reale di Racconigi il principe tedesco Filippo d’Assia-Kassel, Vittorio Emanuele III decise di farne dono di nozze
alla coppia e furono proprio Filippo e Mafalda a dare alla villa il nome di
“Villa Polissena”, in ricordo della principessa Polissena D’Assia, che nel settecento aveva
sposato Carlo Emanuele III di Savoia.
Villa Polissena in una foto aerea del 1926 e, sulla sinistra, palazzi in costruzione
Filippo d’Assia che, come ci ricorda Enrico D’Assia nel
libro “Il lampadario di cristallo”, aveva studiato architettura,
avviò subito una lunga serie di lavori, prima sull’edificio e poi nei giardini,
con in primis la realizzazione di un parco, ricco di reperti archeologici, il
cui scopo era quello di nascondere il muro divisorio tra Villa Polissena e
Villa Ada, muro che nell’immagine qui sopra, scattata nel 1926, quindi
nell’anno successivo a quello del matrimonio, si vede chiaramente.
Vennero poi realizzati anche altri giardini, quello
all’italiana, il più grande, il pompeiano, ricopiato da un originale che
Filippo aveva visto a Pompei, e infine quello alla giapponese, con un laghetto
che, secondo Filippo e come ci racconta ancora una volta Enrico D’Assia, “per
sembrare veramente esotico, doveva essere di forma irregolare e, da qualunque
punto lo si guardasse, un lembo doveva rimanere nascosto per dare l’idea
dell’infinito”.
Anche in questo caso, la foto del 1926 mostra chiaramente
uno stato preliminare rispetto ai lavori fatti da Filippo D’Assia, con il
giardino all’italiana che sembra già avere la sua forma, alla sinistra della
villa, mentre non si rilevano gli altri, che ragionevolmente furono realizzati
successivamente alla foto, considerando che questa, come già detto, fu scattata
meno di un anno dopo le nozze di Mafalda con Filippo.
Interessante notare che, all’interno di Villa Ada e
vicino al cancello che chiude l’entrata posteriore di Villa Polissena, c’è quel
che resta di una antica fontana, documentata anche in
un mio video,
identica nelle forme a un’altra, tutt’ora presente all’interno di Villa
Polissena, cosa che parrebbe evidenziare una successiva revisione del confine
tra le due ville, che lasciò fuori, da Villa Polissena, la fontana in questione
e che, nella foto del 1926, coincide con il muro chiaramente visibile sulla
destra.
I resti della fontana all’interno di Villa Ada
La fontana presente all’interno di Villa Polissena – Fonte Flickr
Appena fuori all’ingresso di Villa Polissena su Via
Mafalda di Savoia, c’è una targa in memoria di Mafalda di Savoia, che morì il 28 agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald in Germania, dove era stata
deportata con un inganno, come raccontato in questo articolo di
Roma h24.
La targa in memoria di Mafalda di Savoia
Come vi dicevo, essendo Villa Polissena una proprietà
privata e non accessibile, gli unici scorci, peraltro minimi, si possono avere solo
guardando attraverso i due cancelli: quello principale, in Via Mafalda di
Savoia, esterno a Villa Ada; quello posteriore, interno a Villa Ada e
seminascosto dalla vegetazione, che nell’immagine che segue è mostrato sia
dall’interno, in una foto scattata presumibilmente agli inizi del 2000 e presa
dal libro del quale parlerò più avanti, e come appare oggi, in una foto da me
scattata dall’interno di Villa Ada.
Il cancello posteriore, in una vista interna e come si presenta oggi dall’interno di Villa Ada
Segnalo anche, per chi fosse interessato ad approfondire,
il bel libro “Villa Polissena. Da Mafalda di Savoia
a Enrico d'Assia”,
a cura di Mariù Safier, pubblicato nel 2009 e dal quale ho preso alcune delle
foto mostrate nel post.
Copertina del libro “Villa Polissena. Da Mafalda di Savoia a Enrico d'Assia”









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