Questo post è stato reso possibile grazie alla preziosissima indicazione di Bruno Caracciolo, anche lui amante e grande conoscitore della villa, che mi ha segnalato l’esistenza di un interessante volume, dal titolo “Compendio della vergognosa lite pendente intorno ai parchi reali Potenziani e Mirafiori, tra il patrimonio privato del re e il direttore di quei parchi Emilio Richter”, scritto dallo stesso Richter e disponibile presso la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea.
La copertina del compendio di Richter
La lettura fa luce su un aspetto poco noto della collaborazione tra Richter e i Savoia, collaborazione che, fino alla lettura del compendio e da quanto si può evincere dalla documentazione storica disponibile, non sembrava assolutamente aver attraversato un momento così controverso – a tratti drammatico – come si legge dalla prosa del Richter, ma fosse invece caratterizzata da una piena armonia, portando a quella trasformazione della villa che ancora oggi possiamo apprezzare, al netto di ciò che nel tempo è sparito o è stato modificato.
Da notare che il compendio è stato scritto da Emilio Richter nel 1885, quindi ben dopo la morte di Vittorio Emanuele II, che avvenne il 9 gennaio 1878 e, benché fu con lui che ebbe inizio la controversia, Emilio si rivolge spesso a Umberto I, erede di Vittorio Emanuele II, per ribadire le sue ragioni, considerando che la controversia durò più di 8 anni, superando anche il momento in cui, nel 1879, la villa fu venduta a Giuseppe Telfener.
Il tutto ruota intorno a quella quota parte degli imponenti lavori che, a quanto si legge, non era stata formalizzata nel contratto di assegnazione a Richter, ma fu definita in corso d’opera, lavori che sono evidenziati nell’immagine che segue.
L’elenco dei lavori non inizialmente previsti
Da un confronto con quelli contrattualizzati, evidenziati nell’immagine qui sotto, sembra emergere piuttosto chiaramente che i due insiemi dei lavori erano, per portata e impegno, del tutto equiparabili.
L’elenco dei lavori previsti dal progetto iniziale
Questi lavori non inizialmente previsti furono tali da produrre una personale esposizione di Richter per circa 190 mila lire, come riportato da lui stesso e mostrato nell’immagine che segue – cifra non indifferente all’epoca – credito che Richter aveva tentato di riscuotere e che, nell’infruttuosità di tale tentativo, diede avvio a una causa che contrappose le due fazioni e alla quale fa appunto riferimento la pubblicazione.
L’importo chiesto da Richter per i lavori non pianificati
L’elenco dei lavori, oltre a costituire la base della controversia, ci permette comunque di avere ulteriore conferma di quanto già si poteva ricavare dalla documentazione storica disponibile, con i lavori contrattualizzati che prevedevano il profondo riassetto del parco, con nuove piantumazioni e imponenti movimenti di terra e – qui molto interessante – la realizzazione di “due laghi proporzionati alla grandiosità di tutta la villa” – si veda il dettaglio evidenziato nell’immagine con l’elenco dei lavori – che, alla luce delle informazioni storiche, sono il lago ottocentesco, oramai sparito, e il laghetto superiore, anch’esso sparito ma sulle tracce del quale sono stati realizzati, tra il 1970 e il 1973, i due laghetti che tutti oggi conosciamo.
Di tali laghi, peraltro, c’è traccia anche nella pianta della Real Casa del 1904 che vedete qui sotto, anno in cui Vittorio Emanuele III riacquistò la villa, pianta che fu redatta per avere un’idea dello stato della villa e di quanto in essa disponibile, nella quale ho evidenziato i due laghi che, come si può vedere, erano già indicati come prosciugati.
La pianta della Real Casa, con i laghi evidenziati
Per quanto riguarda invece lavori definiti in corso d’opera, quelli appunto oggetto della controversia, interessante è il loro elenco, che conferma quanto era comunque già noto e che riporta, tra e altre cose: (1) la realizzazione della torre gotica accanto alla Palazzina Reale, torre che come forse sapete nascondeva un serbatoio per l’acqua necessaria, in quantità significativa, per garantire il corretto innaffiamento della villa; (2) la realizzazione di alcune opere ancora afferenti alla Palazzina Reale, come il parafulmine, la scala e il cancello; (3) le opere accessorie – strade e palizzate – molto probabilmente connesse con le proprietà confinanti che Vittorio Emanuele II acquistò successivamente all’acquisto delle proprietà dei Potenziani, espansione riportata dallo stesso Richter come uno dei fattori di rallentamento e aumento dei costi, come evidenziato nell’immagine che segue.
Le considerazioni di Richter sui tempi dei lavori e della loro consegna
Tra l’altro, tutte queste variazioni in corso d’opera comportarono anche un ritardo di circa 9 mesi sui tempi stabiliti per la consegna delle ville – i lavori interessarono anche Villa Mirafiori, sulla Via Nomentana, e residenza di Rosa Vercellana, moglie morganatica di Vittorio Emanuele II – che da contrato era prevista non oltre il 30 aprile del 1876, me che avvenne invece nel gennaio del 1877, come evidenziato dal documento che vedete qui sotto, una sorta di verbale di consegna contenuto nel Fondo della Real Casa custodito presso Archivio Centrale di Stato.
Verbale di consegna delle ville
Tornando alla controversia, la sua drammaticità, almeno per quanto riguarda il modo in cui questa fu vissuta da Richter, è ben rappresentata dal paragrafo che vedete nell’immagine qui sotto, dove i toni appaiono decisamente tragici ed emerge chiaramente il profondo turbamento dell’autore.
Lo stato d’animo di Richter in relazione ai tempi della controversia
Da notare che lo scritto precede quella che sarà la sentenza definitiva della Cassazione, sentenza della quale io non conosco l’esito – ho cercato in rete, ma non ho trovato nulla – tant’è che, verso la fine del compendio e come mostrato qui sotto, Emilio Richter descrive chiaramente le sue speranza per un ribaltamento della sentenza della Corte di Appello, speranze che comunque temo siano state vane, vista la disparità di forza tra la famiglia reale ed Emilio Richter.
Concludo, riportando che nel compendio non mancano le accuse e i sospetti sulla vendita della villa a Giuseppe Telfener, vendita che avvenne a un prezzo incredibilmente basso – 513.000 lire – assolutamente al di sotto di ogni ragionevole quotazione, come non manca di sottolineare Richter nel suo compendio, dal quale ho estratto e messo insieme le parti che fanno riferimento a essa e che vedete qui sotto, tanto che definisce tale transazione un “carrozzino” – guadagno illecito o contratto fraudolento – come peraltro ipotizzato da diverse fonti storiche e in parte confermato anche dal valore che il tribunale assegnò all’esproprio che, pochi anni dopo, fu operato in relazione alla costruzione di Forte Antenne, valore di circa 232.000 lire, quindi all’incirca la metà del valore della vendita, ma per un’area pari a circa ¼ del totale e decisamente priva di elementi di pregio.
Le considerazioni di Richter sulla vendita della villa
Insomma, una lettura interessante, che va oltre la mera elencazione delle tappe che hanno segnato la vita di Villa Ada, dandoci uno spaccato su un aspetto poco noto ma che, come emerge dalla lettura, ebbe un impatto non da poco su Emilio Richter e sui suoi anni a venire.










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