sabato 12 luglio 2025

La reale posizione del Fontanaccio

Questo post riassume un lavoro a quattro mani, svolto oramai più di un paio di anni fa insieme a Lorenzo Grassi di Osservatorio Sherwood, al quale si deve l’intuizione che ha dato via al tutto e alla quale sono poi seguite le ricerche che hanno portato a individuare, in modo inequivocabile, la reale posizione del cosiddetto “Fontanaccio”.

Il dubbio sulla sua esatta collocazione e, in particolare, il fatto che questo non fosse ciò che veniva molto spesso indicato come ciò che ne resta – i ruderi che si trovano poco sopra al Bunker Savoia, quelli dove è ancora riconoscibile la struttura che conteneva la scala a chiocciola centrale – ha, per quanto mi riguarda, una lunga storia, che nasce dalla lettura del libro “Il lampadario di cristallo” di Enrico D’Assia, secondogenito di Mafalda di Savoia e di Filippo d’Assia-Kassel e passa per un incrocio di dati con una clip presa dal film del 1970 di Vittorio De Sica “Il giardino dei Finzi-Contini”, che vinse anche l’Oscar come miglior film straniero.

Nel libro citato, infatti, Enrico D’Assia menziona il Fontanaccio, quando ci racconta che “…un sentiero scendeva attraverso un boschetto umido e buio, un po’ sinistro, sino a un fontanile, il cosiddetto Fontanaccio. Lì, pesciolini rossi e neri aspettavano le briciole delle nostre merende, che essi gradivano più di noi…”, aggiungendo poi, poche pagine più avanti, che “… ma l’umidità era grande e una nebbiolina sottile stagnava sempre nell’aria ... mio zio Umberto mi raccontò che Vittorio Emanuele II, proprio al Fontanaccio, assediando troppo a lungo una lontra, si prese una polmonite che gli fu fatale…”.

Estratto dal libro “Il lampadario di cristallo”

Da questi passaggi era sorto il mio primo dubbio, dato che quello che spesso era identificano come Fontanaccio non sembrava essere in una posizione così umida e buia come quella raccontata da Enrico D’Assia.

Se quello non era ciò che restava del Fontanaccio, allora era necessario capire cosa fossero quei ruderi e, soprattutto, dove fosse realmente collocato il Fontanaccio descritto nel libro. Al primo punto credo risponda perfettamente un altro passaggio del libro, dove Enrico D’Assia ci dice “…da bambine, per i loro giochi, mia madre e le sue sorelle avevano nel parco di Villa Savoia delle casette in miniatura… la più bella e la meglio conservata era quella di zia Maria”, proseguendo poi ricordando che “…ignoti vandali nel dopoguerra l’hanno distrutta lasciando in piedi solo i muri. Quando il regista Vittorio De Sica venne a sapere della sua esistenza stava girando “il giardino dei Finzi-Contini” e volle ambientarvi alcune scene…”.

Estratto dal libro “Il lampadario di cristallo”

Serviva quindi una verifica incrociata ed effettivamente, guardando una delle scene iniziali del capolavoro di De Sica, si vedono Lino Capolicchio e Dominique Sanda entrare in un edificio che ricorda perfettamente ciò che oggi ne resta, come si può vedere confrontando l’edificio che si vede nel film con una foto scattata sul finire degli anni 70, dove l’edificio risulta ancora sostanzialmente integro e che, al tempo e data la sua conformazione, veniva chiamato “Il fortino” da coloro che si avventuravano nella parte ancora chiusa della villa.

Confronto tra la scena del film di De Sica e la foto degli anni 70

Se si confrontano le due immagini qui sopra con quanto resta oggi, si può vedere abbastanza facilmente la corrispondenza tra gli edifici, ad esempio dalla struttura delle due rampe di gradini disposte perpendicolarmente, corrispondenza peraltro confermata da una pianta, custodita nel Fondo della Real Casa presso l’Archivio Centrale dello Stato, nella quale sono riportate chiaramente le casette dei giochi

La casetta dei giochi di Maria di Savoia, così come appare oggi

Smarcata la questione dei resti sopra al Bunker, restava da capire dove fosse allora collocato il Fontanaccio ed è qui che l’intuizione della quale parlavo ha dato l’avvio alle ricerche che hanno poi portato da dare un risposta in merito.

Esaminando una versione in scala ridotta della Pianta della Real Casa di Villa Savoia, redatta quando Vittorio Emanuele III e la sua famiglia rientrarono nella villa nel 1903 – il contratto di acquisto fu tuttavia siglato nel 1904, con effetto retroattivo –l’attenzione è stata catturata da un piccolo riferimento, nella zona dove ora c’è il lago grande inferiore, il cui nome, pur se non leggibile, sembrava ragionevolmente simile alla parola “Fontanaccio”.

La versione in bassa risoluzione della Pianta della Real Casa

Credendo e confidando nell’intuizione, le ricerche sono proseguite, raccogliendo prima alcuni indizi dalla relazione storica redatta dal Comune di Roma nel 2020, dove, nell’ultima pagina, c’è un riferimento al Fontanaccio come destinazione di alcune opere idriche e di bonifica di una zona acquitrinosa, cosa naturale dato che quella parte della villa è sicuramente quella più depressa – in senso altimetrico – riferimento che peraltro dà anche un senso a quanto Enrico D’Assia dice nel suo libro, a proposito del Fontanaccio e del suo ruolo nella morte di Vittorio Emanuele II.

Estratto dalla relazione storica del Comune di Roma

Mi sono allora messo alla ricerca di altro materiale che potesse dare conferme in tal senso, trovando in una pianta altimetrica del 1926 un manufatto analogo a quello della Pianta della Real Casa. 

Pianta altimetrica del 1924

In una foto aerea che dovrebbe risalire seconda metà degli anni 50, si intravede poi quello che potrebbe essere proprio il Fontanaccio, con la sua classica forma rettangolare allungata, tipica di questi tipi di fontanili, che ancora si trovano ampiamente nel territorio italiano. Tra l’altro, sotto a quello che sembrerebbe il Fontanaccio, si vede chiaramente un’altra costruzione di forma rettangolare, più grande e che anch’essa ricorda un fontanile, anche se la sua posizione non coincide esattamente con quella riportate sulle piante delle quali parlerò più avanti, da cui l’ipotesi che il Fontanaccio sia quello che si intravede appena, piuttosto che quest’ultimo.

Foto aerea, probabilmente scattata negli anni 50

Mancava tuttavia la cosiddetta prova finale, che ho avuto dopo aver richiesto e ricevuto dall’Archivio Centrale di Stato la copia digitalizzata in alta risoluzione della pianta della Real Casa, che conferma chiaramente quanto ipotizzato, dato che il nome Fontanaccio si legge chiaramente e dove ho segnato altri elementi che aiutano nel capire meglio la sua collocazione, come la zona dove sarà poi creato il lago, il fienile, oggi parte del Circolo Ippico Cascianese, sul Colle delle Cavalle Madri, e l’omonimo casale.

Estratto dalla Pianta della Real Casa

Più recentemente, ho scoperto che il Fontanaccio è tutt’ora riportato nel Catasto Moderno, come si può vedere nell’immagine qui sotto, ottenuta grazie al servizio di che consente di sovrapporre le informazioni catastali dal Geoportale Cartografico Catastale dell’Agenzia delle Entrate con quelle fornite dai servizi di Google.

Sovrapposizione tra il Catasto Moderno e l’immagine di Google

È poi interessante la presenza di una piccola sorgente, evidenziata nell’immagine seguente che ho ricavato dalla mia mappa della villa, nella stessa posizione dove era localizzato il Fontanaccio, cosa che farebbe ipotizzare che questo fosse alimentato proprio da questa sorgente, naturalmente assumendo che questa fosse già presente al tempo, cosa comunque ragionevole considerando che Villa Ada è ricca di falde acquifere, che costituiscono una delle principali fonti di alimentazione dell’Acquedotto Vergine che, per un tratto, passa sotto alla villa.

La sorgente e la posizione del Fontanaccio

Concludo con una piccola simulazione, che vedete qui sotto, realizzata prendendo un’immagine di Google Earth e aggiungendo a essa una foto trovata in rete di un tipico fontanile, il tutto giusto per avere un’idea di come al tempo, lago a parte, si presentasse la zona.

 

Simulazione del Fontanaccio

Che dire, una ricerca lunga e impegnativa, ma alla fine ne è valsa la pena e, finalmente, oggi possiamo chiamare con il nome corretto e senza timore di sbagliare, quello che fino a ieri chiamavamo Fontanaccio e, per quest’ultimo, darne la sua collocazione corretta, che nella mia mappa ho indicato come “Posizione del "Fontanaccio" (oramai sparito)”.

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