giovedì 17 luglio 2025

Villa Ada nel 1960

Quinto appuntamento con l’analisi della villa nel corso degli anni, sempre grazie ad alcune foto aeree che ho preso, sia dall’Aerofototeca Nazionale che dall’Istituto Geografico Militare, che permettono di esaminare le trasformazioni della villa nel periodo che va dal 1919 al 1994, con specifico riferimento agli anni 1919, 1942, 1945, 1954, 1960, 1979, 1984 e 1994.

A map of a golf course

AI-generated content may be incorrect.

Villa Ada in una foto aerea del 1960

Rispetto alle analisi precedenti, questa volta ho usato una serie di foto prese dall’Aerofototeca Nazionale e scattate dall’Aeronautica Militare il 13 luglio del 1960 che, combinate insieme in un’unica foto – operazione non semplice e che ha comportato qualche disallineamento nel collage finale – dà una bella vista di Villa Ada, in un periodo di fatto coincidente con la prima apertura al pubblico della villa, che, al di là della cerimonia ufficiale del 18 maggio 1958, avvenne solo il 21 novembre del 1960, ritardo necessario per mettere in sicurezza la parte da aprire al pubblico e delimitarne i confini con quella che sarebbe rimasta ancora privata.

Le foto aeree, scattate a quota 1.200 metri, con una focale da 305 mm e in scala 1:4700, danno quindi la possibilità di capire come trovarono la villa i primi visitatori e, ovviamente, di fare un confronto con la situazione odierna, sia per quanto riguarda l’aspetto vegetazionale, che per quello relativo agli interventi dei quali la villa è stata oggetto. Inoltre, rispetto alle analisi precedenti, la risoluzione di questi scatti è tale da consentire di identificare elementi non visibili nelle foto precedenti, scattate a una quota maggiore e con una scala decisamente più elevata.

Come per gli anni precedenti, risultano evidenti i cambiamenti della morfologia, soprattutto per quanto riguarda la vegetazione, al tempo meno infestante, come si può vedere dall’immagine allegata, che mostra una situazione quasi identica a quella del 1942, del 1945 e del 1954, con l’area compresa tra il Colle delle Cavalle Madri e quello del Roccolo, quasi completamente libera da arbusti e alberi, la parte più a sud del Colle del Roccolo, anch’essa quasi completamente sgombra e, infine, Monte Antenne, dove però si può rilevare la crescita degli alberi, sia rispetto al 1954, quando questa era già apprezzabile, che al 1942 e al 1945, dove la stessa area risultava decisamente brulla.

Nell’immagine in questione, considerazioni sulla vegetazione a parte e analogamente a quanto fatto in precedenza, ho poi evidenziato quegli elementi che a me sono sembrati di interesse e, nello specifico:

(1) In blu, le aree dove saranno realizzati i laghetti attuali, quello grande vicino a Via di Ponte Salario e i due piccoli nella parte superiore della villa.


(2) In giallo, i principali edifici ancora oggi presenti, integralmente o dei quali rimangono solo alcuni resti, più o meno significativi. Da notare che l’elevata risoluzione delle foto consente di rilevare addirittura alcuni Cippi dell’Acquedotto Vergine – cippi che furono posti dall’ACEA proprio nel 1960 e che oggi sono in parte visibili e in parte meno a causa della vegetazione che di fatto li ha nascosti – e anche il cippo della Regina Elena, recentemente ritrovato grazie alla pulizia della vegetazione infestante che da anni lo nascondeva.

(3) In arancione, quegli edifici oggi ancora presenti, ma non accessibili in quanto diventati proprietà private a valle delle vicissitudini relative all’eredità del Re e all’entrata in vigore della Costituzione.

(4) In rosso, gli edifici e i manufatti conosciuti ma oramai spariti o quelli di difficile classificazione e che comunque non sono oggi più presenti.

(5) In porpora, gli edifici che sono stati trasformati, nel senso che i nuovi occupano di fatto la stessa zona, ma hanno funzioni e destinazioni differenti, oppure quei manufatti dei quali ancora oggi c’è traccia ma per i quali è difficile capirne l’uso che ne veniva fatto al tempo, come ad esempio il cosiddetto “recinto”, che si ipotizza fosse usato per contenere gli animali quando, al tempo di Vittorio Emanuele II, quindi alla fine dell’Ottocento, era stata creata, non lontano da esso, la già menzionata vaccheria.


(6) In verde, quelle aree, in buona parte sparite a causa della vegetazione, che in passato hanno rivestito un ruolo particolare, come: (A) la vigna, probabilmente voluta da Vittorio Emanuele II, con il relativo edificio di servizio; (B) la zona deputata alla caccia con la tecnica del Roccolo, pratica di uccellagione poi vietata in tutta Europa, dove sorge ancora la ben nota La Torretta del Roccolo; (C) l’area delle serre Savoia, volute da Vittorio Emanuele II e poi usate dalla Regina Elena per la coltivazione di frutta e verdura, in parte donate ai bisognosi; (D) l’area dove, nel 1902, contestualmente alla Festa degli Alberi, fu inaugurato il Bosco della Regina Elena e posto il cippo che è stato recentemente ritrovato; (E) l’area che poi sarebbe diventata Parco Rabin e, fortunatamente, inclusa nel vincolo di intrasformabilità di Villa Ada.

(7) In azzurro, Forte Antenne, del quale se ne può apprezzare la struttura, mentre il viale che lo circonda, perfettamente visibile nelle foto del 1942 e del 1945, qui risulta in gran parte oscurato dagli alberi in ricrescita.

(8) In marrone chiaro, l’area sulla quale saranno poi realizzati il Tennis Club Parioli e la Caserma dei Carabinieri, della quale già si vedono i primi edifici, anche se non si nota un cambiamento significativo rispetto alla situazione nel 1954.

(9) In marrone scuro, la recinzione che fu realizzata per separare la parte aperta al pubblico da quella al tempo ancora privata, che sarà poi acquisita nel 1996. Nella foto, tale recinzione è in parte nascosta dalla vegetazione, ma credo che chi è un boomer come me se la ricordi molto bene, visto che spesso si sfruttavano i buchi presenti in essa per andare ad esplorare la parte “proibita”.  

Contrariamente a quanto invece fatto per le foto degli anni precedenti – 1919, 1942, 1945 e 1954 – non ho ritenuto utile evidenziare la cosiddetta area Tanlongo, cosa che non lo farò neanche per quanto riguarda le analisi degli anni successivi, dato che nel 1960 l’edificazione era già a buon punto e l’area originaria non era di fatto più rilevabile.

In conclusione, un’altra foto storica che consente di apprezzare le trasformazioni che Villa Ada ha subito nel tempo – nel bene e nel male –sapendo comunque resistere e arrivare a noi in tutta la sua selvaggia bellezza, nonostante la villa non abbia sempre ricevuto le cure che avrebbe meritato.


Nessun commento:

Posta un commento

Nel fare i tuoi commenti, ricordati sempre di essere educato e la regola che dice di criticare le idee e non le persone.