domenica 13 luglio 2025

Il rifugio antiaereo al di sotto della Palazzina Reale

Oltre al più noto Bunker, inaugurato dai Savoia nel 1942, Vittorio Emanuele III aveva fatto realizzare un altro rifugio, in parte situato sotto la Palazzina Reale, con uno sviluppo che si estendeva in direzione delle Scuderie Reali.  

Di questo rifugio, e grazie alla disponibilità del personale dell’Archivio Centrale di Stato, ho recentemente trovato i progetti originali, datati 18 ottobre 1940, che fanno parte dell’ampio Fondo della Real Casa custodito presso l’archivio, dai quali si può evincere l’articolazione dello sviluppo del rifugio – o meglio, del ricovero, come viene chiamato nella documentazione – che molto probabilmente fu realizzato sfruttando le cavità già esistenti nella zona, cosa peraltro comune a molte altre zone della villa, che presenta nel complesso un sottosuolo decisamente articolato e in parte sorprendente.

Sovrapposizione tra il progetto originario e l’immagine di Google Earth

Come si può vedere dall’immagine qui sopra, ottenuta sovrapponendo il progetto originario all’immagine satellitare di Google Earth, il rifugio aveva una piccola parte al di sotto della Palazzina Reale, ma poi si estendeva al suo esterno, passando sotto all’attuale parcheggio dell’ambasciata e proseguendo in direzione delle cosiddette scuderie d’agenzia, l’edificio più importante dei tre che complessivamente costituivano le scuderie reali, che però al tempo di Vittorio Emanuele III avevano già perso la loro funzione – dalla carrozze trainate da cavalli si era passati alle autovetture – tanto che, nel progetto, l’edificio viene riportato come “magazzino ex scuderie”.

L’ingresso del rifugio, così come appare oggi

L’ingresso del rifugio, mostrato nella foto qui sopra così come appare oggi – ammetto che prima del reperimento del progetto originale ero convinto che quella fosse l’uscita, una sorta di via di fuga nel caso la Palazzina Reale venisse attaccata – era collocato in quello che oggi è un piccolo boschetto di bambù che dista pochi metri dall’ampio viale adiacente alle scuderie e che poi conduce al Circolo Ippico Cascianese.

Dall’ingresso, oggi protetto da una grata di ferro, si proseguiva per un corridoio nel quale erano posizionate due porta di sicurezza, che vedete qui sotto così come si presentano oggi: la prima antiscoppio, a sinistra nell’immagine; la seconda antigas, a destra, che si vede non benissimo, considerando che questa porta non è raggiungibile a causa della prima e la foto è stata fatta da una certa distanza, sfruttando un foro presente al lato della prima porta.

Le due porte di sicurezza a protezione del rifugio

Per rendere più chiara la posizione delle due porte e dell’ingresso, nell’immagine qui sotto ho messo insieme il progetto del rifugio con le foto delle porte e la loro posizione lungo il corridoio d’ingresso.

La collocazione delle porte e dell’ingresso

Il corridoio di ingresso aveva una pendenza negativa, come mostrato nell’immagine che segue, tale da far sì che gli ambienti del rifugio dove sarebbero state accolte le persone, si trovassero a circa 11 metri di profondità rispetto alla Palazzina Reale, cosa che avrebbe garantito il giusto isolamento nel caso di attacchi, soprattutto quelli aerei.

Le quote del corridoio di ingresso

Sempre presso il Fondo della Real Casa, ho anche trovato una paginetta che contiene l’elenco delle suppellettili presenti nel rifugio e che vedete qui sotto, elenco di non particolare valore storico ma curioso per la tipologia degli oggetti, come i due “quadrucci con immagine” – probabilmente quelle dei due Reali o, forse, immagini religiose – e l’alto numero delle tazzine in porcellana, quasi il rifugio fosse una sala da tè.

L’elenco di ciò che era contenuto nel rifugio

Tuttavia, per quanto riguarda il corridoio d’ingresso, l’aspetto più interessante è la discrepanza che oggi si rileva tra il progetto e l’effettiva realizzazione, che appare difforme fino almeno fino alla porta antigas – dopo, per ovvi motivi, il rifugio non è  oggi ispezionabile, a meno di un eventuale accesso ancora presente all’interno dell’ambasciata D’Egitto, cosa tutta da verificare – dato che dalle verifiche e misurazioni in loco sulle distanze tra le varie porte e sulla direzione del corridoio, la situazione è quella riportata nell’immagine che segue, dove è evidenziato il corridoio rilevato rispetto a quello definito dal progetto, con le distanze misurate tra le porte, con in giallo la corrispondenza delle porte tra il progetto e il rilevamento in loco.

Differenze tra il progetto e il rilevamento in loco

Come si può vedere, quanto fu poi realizzato è decisamente spostato verso le scuderie, in direzione nord, cosa che crea un disassamento rispetto ai locali interni del rifugio, tanto da suggerire che anche questi furono spostati di eguale misura, forse a causa della natura del terreno, che nella posizione prevista dal progetto fu trovato non idoneo agli ulteriori scavi, o che, al contrario, sia poi stato realizzato un ulteriore corridoio di raccordo per riportare il nuovo tracciato fino agli ambienti originariamente previsti.

Aggiungo una nota curiosa, raccontata nel libro “Il lampadario di cristallo” di Enrico D’Assia, secondogenito di Mafalda di Savoia e di Filippo d’Assia-Kassel, relativa a una sorta di prova generale del rifugio, con tanto di cameriere che, al suo interno, accolsero la famiglia reale come se si trattasse di un ricevimento solenne, come evidenziato dall’estratto del libro che vedete qui sotto.

Estratto dal libro “Il lampadario di cristallo”

Concludo con un piccolo mistero, relativo ai graffiti che si vedono all’interno del corridoio, soprattutto quelli nel tratto tra la porta antiscoppio e quella antigas – nella foto mostrata in precedenza si vede chiaramente il graffiti al di sopra di essa – che, considerando l’inaccessibilità del tratto, fa sorgere un dubbio su chi li abbia fatti e, soprattutto, sul come, dato che la porta antiscoppio è assolutamente non apribile e, a lato di essa, c’è solo un piccolo foro, sufficiente giusto a infilarci la torcia e la macchina fotografica che ho utilizzato per fare – con non poche difficoltà – le foto in questione.

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