martedì 15 luglio 2025

La demolizione di alcuni edifici voluta da Vittorio Emanuele II

Nel 1872 Vittorio Emanuele II acquistò dai Principi Potenziani, importante famiglia di origine reatina, le proprietà che questi, a loro volta, avevano acquistato da Luigi Pallavicini, al quale, tra l’altro, si deve il merito di aver creato l’embrione di quella che poi sarebbe diventata Villa Ada, visto che, successivamente all’acquisto delle prime tre vigne, Pallavicini avviò poi importanti lavori, nell’ambito dei quali, ad esempio, furono realizzati il Tempio di Flora e il Belvedere.

Vittorio Emanuele II procedette poi ad acquistare ulteriori terreni e vigne, confinanti con quelli posseduti dai Potenziani, tra i quali va sicuramente menzionata la vasta tenuta di Ponte Salario, oggi Monte Antenne, così da portare l’estensione della villa ai circa 160 ettari dei quali oggi tutti beneficiamo.

Contestualmente agli acquisti, Vittorio Emanuele II avviò poi, nell’arco di tempo che va dal 1872 al 1879, importanti lavori, affidandone la direzione a Emilio Richter, paesaggista e già direttore delle ville e parchi reali, con il quale sorgerà poi una lunga controversia, lavori che comportarono una profonda attività di trasformazione della villa, soprattutto nella parte dove oggi è situata la Palazzina Reale, voluta anch’essa da Vittorio Emanuele II e oggi proprietà privata della Repubblica d’Egitto e sede della sua ambasciata.

Nell’ambito di tali lavori, i Savoia procedettero anche all’abbattimento di alcuni edifici, che al tempo erano delle case al servizio delle vigne presenti o delle cosiddette “case di delizia” o “casini nobili”, che oggi forse chiameremmo case di villeggiatura, localizzate nei nuovi terreni acquistati e, quindi, probabilmente al di fuori di quella che era la proprietà dei Potenziani, e prima ancora dei Pallavicini, edifici che probabilmente non interessavano più a Vittorio Emanuele II.

A tale proposito, tra i documenti presenti nel Fondo della Real Casa custodito presso l’Archivio Centrale di Stato, ne ho trovati alcuni, che vedete raggruppati nell’immagine che segue, nei quali è riportata sia la descrizione degli edifici e i loro riferimenti, nonché uno schizzo dei rispettivi prospetti, relativi appunto all’abbattimento di quattro edifici, tre dei quali localizzati sul Colle delle Cavalle Madri – edifici identificati dalle particelle 80, 83 e 84 – non lontani da quello che oggi è il Circolo Ippico Cascianese e poco lontano dalla zona che oggi è identificata come valle dei cedri.

I documenti con i riferimenti agli edifici da demolire

C’è poi un quarto edificio, identificato dalla particella 369, sul quale tornerò tra poco, che sembra coincidere con quello che verrà poi indicato come “Gasometro” in alcune piante successive fatte redigere dai Savoia, come la Pianta della Real Casa del 1904 che vedete qui sotto, fatta redarre da Vittorio Emanuele III quando, proprio in quell’anno, riacquisterà la villa dalla Banca Romana.

Il gasometro nella Pianta della Real Casa

L’evoluzione di tali edifici – o meglio, il loro destino – è ben rappresentato da una serie di piante successiva, a partire da quella del Catasto Gregoriano del 1816 che vedete qui sotto e che mostra come tutti gli edifici siano ancora presenti, cosa che non sorprende dato che Vittorio Emanuele II acquisterà la proprietà molti anni dopo.

La pianta del Catasto Gregoriano

Nella pianta del Catasto Gregoriano ho evidenziato: (1) in rosso, gli edifici menzionati nei documenti e dei quali oggi non rimane alcuna traccia, almeno non in superficie; (2) in porpora, il Gasometro, che benché menzionato nei documenti, oggi è ancora in parte ancora presente, al netto delle considerazioni che farò più avanti; (3) in arancione, gli edifici non menzionati nei documenti ma dei quali oggi non rimane alcuna traccia, almeno non in superficie; (4) in verde, gli edifici non menzionati nei documenti, dei quali oggi rimangono alcune tracce in superficie e che, probabilmente, sono semplicemente andati in rovina – di questi edifici ne parlo più in dettaglio in questo post – forse perché in una zona piuttosto remota e selvaggia rispetto alla parte della villa dove ci sono i principali edifici, tanto che Vittorio Emanuele II l’aveva eletta a riserva di caccia e vi aveva costruito la Torretta del Roccolo.

A conferma della non esplicita demolizione degli edifici evidenziati in verde, la Pianta della Real Casa, pur nella sua approssimazione topografica, ce ne dà conferma, riportandone due di essi, come potete vedere qui sotto, dove l’edificio 40 è menzionato come Tanlongo, dal nome del suo precedente proprietario, Pietro Tanlongo, figlio di Bernardo, Governatore della Banca Romana, mentre l’edificio 46 come “casa diruta”, cioè casa in rovina. Manca invece l’edificio 108, probabilmente perché già al tempo quasi del tutto sparito e del quale, oggi, rimane solo parte dei locali interrati.

I due edifici sul Colle del Roccolo riportati nella Pianta della Real Casa

Andando avanti nel tempo, la pianta del Catasto Rustico, nella sua edizione del 1878 e che vedete qui sotto, mostra che tutti gli edifici spariti, sia quelli menzionati nei documenti del Fondo della Real Casa che gli altri, sono ancora riportati nella pianta ma segnati con delle piccole linee, come a indicare una loro demolizione o quantomeno una variazione. Fa eccezione solamente il piccolo edificio con la particella 99, anch’esso sparito ma rappresentato con la stessa grafica usata nel Catasto Gregoriano.

La pianta del Catasto Rustico del 1878

La situazione cambia nell’aggiornamento del 1903 del Catasto Rustico, nella cui pianta mancano del tutto gli edifici demoliti, con la sola eccezione dell’edificio 83 e del 99, segno che la loro demolizione fu effettuata in un momento tale da non essere recepita in tempo dall’edizione del 1903 del catasto.

La pianta del Catasto Rustico del 1903

Come vi anticipavo, ritorno su quella che nei documenti del Fondo della Real Casa è la demolizione indicata con il numero 4, che dai documenti sembra appunto riguardare il cosiddetto gasometro, anche se in tali documenti si fa più precisamente riferimento a un “casetto presso il gasometro n. 369”, particella che però nel Catasto Gregoriano è invece assegnata a una zona dai contorni irregolari e classificata come “prato”, come potete vedere nelle due immagini che seguono, rispettivamente la pianta e il relativo brogliardo.

La pianta del Catasto Gregoriano, con la particella 369

 

Il brogliardo del Catasto Gregoriano, con la particella 369

Inoltre, a complicare ulteriormente la situazione – semmai ce ne fosse bisogno – c’è anche una evidente differenza tra come il gasometro appare nel Catasto Gregoriano e nelle due versioni del Catasto Rustico:

(1) nel Catasto Gregoriano è riportato un solo edificio, identificato con la particella 363 e definito come “casa con corte a uso della vigna” di proprietà di Luigi Pallavicini, come potete vedere nell’immagine qui sotto, un estratto del brogliardo;

Il brogliardo del Catasto Gregoriano, con la particella 363

(2) nell’edizione del 1878 del Catasto Rustico è ancora presente l’edificio 363, anche se segnato con le stesse piccole linee descritte in precedenza, ma compaiono anche nuovi manufatti vicino a esso, identificati apparentemente dal numero 343;

(3) nell’edizione del 1903 è sparito l’edificio 363, che quindi sembrerebbe quello effettivamente demolito, ma permangono i manufatti introdotti dall’edizione del 1878 dello stesso catasto.

Questi piccoli manufatti, peraltro, sono oggi del tutto spariti – ho fatto un accurato sopralluogo e non ho trovato alcuna loro traccia – anche se nella stessa zona sono ancora presenti i resti di quello che oggi viene comunemente chiamato “edificio rustico”, che non è ben chiaro, a questo punto, se sia ciò che resta dei tre piccoli manufatti, cosa poco probabile vista la differente forma tra i resti dell’edificio oggi presenti e i manufatti in questione o se, al contrario, per motivi che ignoro, l’edificio 363 non sia mai stato del tutto demolito e che quindi la sua sparizione dall’edizione del Catasto Rustico del 1903 sia dovuta ad altri motivi.

Per concludere, dubbi a parte, soprattutto per il gasometro, i documenti di archivio ci consentono, ancora una volta, di gettare una piccola luce sulla lunga storia della villa e della sua evoluzione al cambiare della proprietà.

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