Adiacente al muro che separa Villa Ada da Parco Rabin, nel punto in cui il muro storico e quello moderno si congiungono, c’è un edificio incompleto e abbandonato, noto come “Villino Todini” e che vedete qui sotto in due immagini prese da Google Earth, che fu sequestrato dalla magistratura nel 2011, mentre l'imprenditrice e già europarlamentare di Forza Italia Luisa Todini lo stava trasformando – a sua insaputa abusivamente, come da lei stessa raccontato – in una prestigiosa residenza nel verde.
L’edificio in due vedute prospettiche prese da Google Earth
Da una recente ricognizione, l’edificio appare naturalmente incompleto, come si può vedere dal collage di foto qui sotto, anche se sembrano esserci tracce di attività recenti, testimoniate dalla presenza di attrezzi in condizioni non coerenti con uno stop dei lavori avvenuto quattordici anni fa.
Collage di foto dell’edificio così come si presenta oggi
Al di là dei lavori e del conseguente sequestro, ho cercato di capire se l’edificio avesse una storia precedente, considerando che in alcune delle sue parti sembrano potersi rilevare tecniche costruttive diverse, come evidenziato nella foto seguente, dove con colori diversi ho evidenziato le parti che differiscono per materiali utilizzati.
La foto che evidenzia l’uso di materiali diversi
In particolare, in rosso ho evidenziato una parte della facciata il cui intonaco sembra essere piuttosto vecchio, con il suo classico colore giallo ocra, mentre in verde un muro divisorio interno realizzato con mattoni pieni, cosa oggi poco utilizzata.
E poi possibile rilevare, subito a destra del rettangolo verde, una parte di muro realizzata con blocchi di tufo, mentre dalla parte opposta l’uso dei tipici foratini, oramai ampiamente utilizzati.
Tutte queste differenze, come dicevo, mi hanno fatto ipotizzare che i lavori sull’edificio poi sequestrato fossero fatti recuperando una costruzione precedente, probabilmente ampliandola.
Naturalmente, l’ipotesi è che l’edificio non fosse un edificio storico, cosa confermata dal fatto che questo non compare né nel Catasto Gregoriano del 1816, né nel Catasto Rustico nel suo ultimo aggiornamento del 1903, ma che fosse comunque già presente prima dell’inizio dei lavori.
A supporto di questa ipotesi, l’unica possibile traccia che ho trovato è in una foto area del 1960, scattata dall’Aeronautica Militare, nella quale si può rilevare la presenza di alcuni manufatti nella stessa area dove oggi sorge l’edificio, come si può notare dalla foto seguente, ingrandimento della foto completa.
Particolare della foto area del 1960
Anche se la risoluzione dell’ingrandimento non è elevatissima – la foto completa è ad alta risoluzione, ma copre un’area molto più vasta – è possibile rilevare la presenza di alcuni manufatti, evidenziati dai contorni in verde all’interno del rettangolo rosso, che farebbero pensare alla presenza di una struttura fissa, anche se è difficile capire se fosse un edificio vero e proprio.
In particolare, l’area dove oggi sorge l’edificio sequestrato sembra coincidere con quella dell’area sulla destra, di forma trapezoidale, subito sotto al Casale Renzi. Sempre dalla foto, è possibile rilevare la presenza di zone che sembrano coltivate, poco sotto i manufatti evidenziati, cosa che farebbe pensare a una sorta di piccolo terreno agricolo urbano che, abusivamente o meno, sorgesse al tempo in quella zona.
Da ulteriori ricerche, ho trovato anche un’altra foto nell’Archivio Cederna – la foto, che vedete qui sotto, non è datata ma dovrebbe essere stata scattata intorno agli anni Sessanta – dalla quale si vede molto bene, sia l’edificio preesistente che la particolare conformazione del terreno circostante.
Foto area dell’Archivio Cederna
Comunque, se alla domanda sulla datazione dell’edificio è possibile solo dare risposte ipotetiche, quello che invece è certo è che, a fine 2024, la proprietà dell’edificio è passata dalla società Zeis Srl del Gruppo Salini Costruttori, al “Fondo assistenza previdenza e premi per il personale dell’Arma dei Carabinieri”, come si evince dalla visura che vedete qui sotto.
Visura catastale di uno dei subalterni della particella catastale relativa all’edificio
Questo passaggio di proprietà, considerando che il Fondo già possiede l’area adiacente, quella del Casale Renzi e di quella dove, al tempo dei Savoia, sorgeva il Casale Villeggi, fa nascere qualche giustificata preoccupazione sulla possibile estensione dell’area, che andrebbe a estendersi su quello che oggi è Parco Rabin.






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