Chi mi segue con una certa assiduità saprà che una delle mie fonti preferite è il Catasto Gregoriano del 1816, che di fatto ha segnato una svolta nella rappresentazione del territorio, essendo stato il primo catasto particellare e, quindi, avendo creato una mappatura molto precisa dei terreni e dei fabbricati, in modo del tutto analogo a quanto fa il catasto moderno, che tutti noi conosciamo e a volte usiamo.
Naturalmente, vista la collocazione di Villa Ada in quello che al tempo era l’Agro Romano, il mio interesse si è sempre focalizzato sulla pianta del catasto che la includeva – la numero 153 – che nel Catasto Gregoriano copriva l’area compresa tra la Via Salaria, a est, e il fiume Tevere a nord e a ovest.
Visto che oramai di quella pianta so praticamente tutto e, devo dire, anche perché sto lentamente esaurendo gli argomenti legati a Villa Ada, ho pensato di spostare l’analisi leggermente al di fuori e, considerato il mio legame con il Quartiere Trieste, nel quale sono nato e dove tutt’ora vivo, mi sono fatto inviare, dall’Archivio di Stato di Roma che custodisce il Catasto Gregoriano, la pianta 147 e il suo brogliardo, relativi alla zona compresa tra la Via Salaria e la Via Nomentana, pianta che vedete qui sotto, arricchita con le mie usuali annotazioni, sulle quali tornerò tra poco.
Catasto Gregoriano – Pianta 147 con le annotazioni
Devo dire che l’analisi della pianta è stata decisamente interessante, non tanto per gli edifici presenti al tempo, che oggi sono praticamente tutti spariti essendo stati sostituiti con i palazzi dei quartieri che in tale zona sono sorti, ma per alcune strade che, da inizio Ottocento, sono in parte arrivate fino a noi, seppur con alcune ovvie modifiche, ma che comunque ancora ricalcano il percorso originale.
Per agevolare il confronto con la situazione odierna, nell’immagine seguente vedete una combinazione tra la pianta 147 e un paio di immagini prese da Google Earth che, con non poca fatica e sicuramente una certa imprecisione, ho sovrapposte alla pianta del catasto.
Sovrapposizione tra la pianta 147 e le immagini di Google Earth
Con riferimento alla pianta mostrata qui sopra, vale la pena evidenziare:
(1): in colore rosso, alcuni edifici giunti fino a noi, come il Mausoleo di Santa Costanza e la Basilica di Sant’Agnese, e un altro piccolo edificio che, seppur con le ovvie modifiche avvenute nel corso del tempo, sembrerebbe ancora presente – il condizionale è d’obbligo – che si trova in Via di San Crescenziano e che oggi è sede della UIL FPL (nella pianta ho anche inserito una foto di come l’edificio si presenta oggi, così da renderne più agevole l’identificazione).
(2): in colore marrone i confini delle ville al tempo più importanti: ; (A): Villa Albani (particelle dalla 144 alla 179), di proprietà del Cardinale Giuseppe Albani; (B): Villa della Porta (particelle dalla 89 alla 101), di proprietà del Conte Filippo Della Porta, della quale oggi resta solamente il casino nobile, dato che la restante proprietà fu ceduta al Comune di Roma per la realizzazione del Quartiere Verbano, poi inglobato nel Quartiere Trieste (C): Villa Chigi (particelle dalla 34 alla 39), di proprietà del Principe Agostino Chigi Albani della Rovere, V principe di Farnese. Tra l’altro, come si vede dalla sovrapposizione, sembra che quella che è arrivata sino a noi sia solo una parte della villa originaria, che in passato includeva sia la zona dove oggi c’è Via Nicolò Piccinni e gli edifici che affacciano su di essa, quella dove si trova oggi un tratto di Viale Somalia e che in passato si estendeva fino a dove ora passa la tangenziale e, infine, parte dell’area oggi compresa tra Via Valnerina e Via Amatrice.
(3): in colore verde, Via del Crocifisso, che andava da quella che oggi è Piazza di Priscilla, fino al fiume Aniene, al tempo chiamato Teverone, nome usato soprattutto con riferimento al tratto finale del suo percorso. Con riferimento alla toponomastica moderna, la via ricalca quelle che oggi sono Via di Tor Fiorenza, Via Monte delle Gioie, Via di Villa Chigi e Via Luigi Mancinelli. La via proseguiva poi fino alle sponde del fiume, con un percorso oramai sparito.
(4): in colore blu, Via del Fontanaccio, che probabilmente prendeva il nome dal fontanile, evidenziato sulla pianta e che si trovava in corrispondenza di quella che oggi è Piazza Sant’Emerenziana. La via percorreva quelle che oggi sono Via di Poggio Catino, un breve tratto di Via Collalto Sabino, Piazza Sant’Emerenziana e Via Tripoli.
(5): in colore porpora, il Vicolo di Sant’Agnese, che collegava in linea retta la Via Salaria e la Via Nomentana, oggi sparito se non nel suo tratto iniziale verso Via Nomentana, che ancora porta il suo nome e arriva fino a Piazza Annibaliano.
(6): in colore viola, Via di Santa Costanza, che con un percorso piuttosto tortuoso, collegava anch’essa la Via Salaria alla Via Nomentana e che, come per il Vicolo di Sant’Agnese, oggi è sparita, se non nel suo tratto iniziale da Via Nomentana, che porta ancora il suo nome, e in un breve tratto successivo, che sembrerebbe coincidente con quelle che oggi sono Via Bisagno e Via Piediluco.
(7): in colore rosso, Vicolo di Via Salaria, che partiva da Via Salaria, non lontano da quello che oggi è Piazza Fiume, per arrivare a Via Nomentana. Il vicolo, a partire da Via Salaria, percorreva quelle che oggi sono Via Nizza, Via Dalmazia e Vicolo della Fontana. All’altezza di quello che oggi è Largo di Villa Paganini, il vicolo si biforcava, con un tratto che continuava su Vicolo della Fontana, fino alla Nomentana, e un altro, più lungo, che si ricongiungeva alla già citata Via di Santa Costanza.
Per concludere, un’uscita da Villa Ada per esplorarne i dintorni che spero sia stata comunque interessante, soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione di quell’area, al tempo totalmente agricola e oggi diventata una zona semi-centrale della città.


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