martedì 14 ottobre 2025

I ritrovamenti di Antemnae durante la costruzione del forte

Premessa doverosa: la maggior parte delle informazioni e delle foto che seguono sono prese dal libro “Antemnae” di Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli e dal successivo lavoro “A proposito dei vecchi scavi ad Antemnae” di Stefania Quilici, quindi considerate quanto dirò come ciò che, al tempo dei miei studi universitari, era considerata una “tesi compilativa”.

Ho pensato di scrivere questo post con l’obiettivo di fare una sintesi – direi estrema, vista la complessità del tema – di ciò che fu ritrovato a Monte Antenne durante i lavori per la costruzione del forte, ritrovamenti che consentirono, tra l’altro, di confermare le ipotesi fatte in passato da diversi studiosi – Gell, Bormann, Borsari e Lanciani – circa la posizione dell’antico insediamento di Antemnae.

La posizione dell’insediamento fu alla fine confermata proprio durante gli scavi fatti a partire dal 1883 dal Genio Militare per poter poi costruire i forte, uno dei quindici che costituivano, insieme ad altre infrastrutture, il sistema di difesa di Roma, realizzato dopo la proclamazione del Regno d’Italia e che avrebbe dovuto proteggere la città dall’eventuale tentativo francese di portare aiuto al Papa e ripristinare lo Stato Pontificio.

Tutti gli studiosi citati, collocavano l’insediamento in quello che oggi è Monte Antenne, come si può vedere dal collage qui sotto, che riporta le quattro piante, anche se c’erano ipotesi leggermente differenti nella determinazione del suo perimetro, ipotesi che ancora oggi in parte rimangono, con un’estensione di Antemnae che alcuni ritengono arrivasse fino all’interno di Villa Ada, più o meno nella zona del Colle del Roccolo che poi si congiunge con Monte Antenne, tant’è che alcuni considerano che i resti di quello che sembra potersi ritenere il muro di sostruzione della Salaria Vetus, che si trovano nella zona ce ho appena descritta, siano in realtà un’ulteriore traccia della cinta muraria di Antemnae.

Collage delle piante ottocentesche circa la posizione di Antemnae

La prima testimonianza sui ritrovamenti si ha in una pianta redatta dal Genio Militare nel 1886, che vedete qui sotto, purtroppo in una scala non proprio adatta ad avere una risoluzione tale da poter distinguere chiaramente ciò che fu trovato (la pianta è estratta dal libro citato, dato che, nonostante la mia visita all’Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio, non sono riuscito a trovare l’originale).

Pianta del Genio Militare - 1886

Fortunatamente, nell’opera citata è inclusa una pianta redatta sulla base di quella del Genio Militare, che ha una risoluzione notevole, apprezzabile solo cliccando sulla foto, così da scaricare la versione con dimensioni maggiori, consentendo quindi di evidenziare in modo molto chiaro i ritrovamenti, come mostrato dall’immagine seguente.

Pianta contenuta nel libro “Antemnae”

Come potete vedere, ho arricchito la pianta con:

(1): l’evidenziazione dei reperti più importanti trovati al tempo, con la sola eccezione di elementi minori, come anfore o piccole decorazioni, molti dei quali ahimé andati perduti, tra i quali spicca un frammento di un’antefissa con Giunone Sospita e una testa di giovane, che vedete qui sotto.

Antefissa con Giunone Sospita e testa di giovane

(2) una legenda che descrive il significato dei colori con i quali ho evidenziato i reperti.

(3) tre foto, relative agli unici elementi che ancora sono rintracciabili in loco, tutti legati al sistema idrico dell’insediamento, con una piccola eccezione per il “Pozzo 2”, visibile fino a qualche anno fa ma poi ricoperto per presunti motivi di sicurezza – personalmente non ritengo ce ne fosse bisogno, vista la profondità esigua – cosa che oggi permette solo di conoscerne la posizione esatta, ma non di apprezzarlo per come era giunto fino a noi.

(4): in viola quella che al tempo era la strada di accesso al forte, che aveva un tracciato leggermente diverso, soprattutto nel tratto che conduce al primo tornante, da quella che oggi è Via di Ponte Salario.

Per quanto riguarda alcuni dei reperti trovati al tempo, la figura che segue, sempre estratta dal libro citato, contiene dei disegni che ne rappresentano una sorta di ingrandimento, per i quali ho creato l’associazione alla pianta attraverso i numeri che trovate in entrambe le immagini.

Alcuni disegni dei reperti indicati nella pianta

Per quanto riguarda invece ciò che fu scoperto e documentato, prima che partissero i lavori di sbancamento e successiva costruzione del forte, vale la pena citare, con riferimento alla pianta che, come già detto, ho arricchito con altre informazioni:

Mura e fortificazioni: sicuramente di grande interesse – almeno per me – sia perché i ritrovamenti gettano qualche luce sull’effettiva estensione di Antemnae, tema sul quale ci sono ancora oggi alcune ipotesi che differiscono tra loro, ma anche perché, essendo appunto perimetrali, sono quegli elementi meno impattati dalla costruzione del forte, anche se, purtroppo, nulla sembra essere giunto sino a noi.

Le fortificazione erano prevalentemente realizzate con la classica tecnica tipica delle mura romane, con blocchi di cappellaccio, una roccia tufacea di origine vulcanica, non sempre regolari nelle dimensioni e posti l’uno sull’altro a secco.

Le mura, secondo le ipotesi fatte da diversi studiosi, seguivano l’andamento morfologico della zona, andamento in parte modificato, soprattutto sulla sommità del colle, dagli scavi fatti per la costruzione del forte. Si ipotizza inoltre che vi fossero alcune porte di accesso all’abitato, probabilmente localizzate in corrispondenza delle piccole valli che caratterizzano la zona.

Un elemento interessante è che alcune di queste mura, in particolare quelle che furono trovate in corrispondenza del secondo tornate di Via di Ponte Salario, erano realizzate sfruttando alcune formazioni naturali, come evidenziato dal seguente passaggio, estratto dal libro menzionato.

Estratto dal libro “Antemnae” – Pag. 27

Incuriosito da quanto scoperto, ho provato a dare un’occhiata nella zona, non per trovare i blocchi in cappellaccio, che già alla data del libro risultavano spariti, ma per provare a localizzare queste formazioni naturali che, con tutta la dovuta incertezza, potrebbero quello mostrate nel collage che segue, tutte presenti nella zona che, nella pianta mostrata, corrisponde ai resti delle mura identificati dal numero 3.

Possibili formazioni naturali sulle quali poggiavano le mura

Ritornando alle mura sparite, rimane una minima e unica speranza legata al tratto che nella pianta è identificato dal numero 1, tratto che potrebbe essere ancora presente, considerando che si trova sul versante più ripido e meno frequentato di Monte Antenne, peraltro in un’area che non fu toccata dalla costruzione del forte. Queste considerazioni potrebbero essere appunto a favore dell’ipotesi che ci sia ancora qualcosa, ipotesi che deve però essere verificata in loco, cosa che ancora devo fare e che richiede una certa perizia, vistala pericolosità del versante in questione.

Abitazioni: dalle notizie riportate, furono al tempo trovate trace di capanne, distribuite in modo abbastanza uniforme lungo il perimetro interno delle mura e tipicamente rilevate rispetto al terreno mediante pali. Queste capanne ragionevolmente risalivano al periodo primitivo dell’insediamento.

Furono ritrovate anche tracce di abitazioni in muratura, anche se qui le ipotesi tra i vari studiosi – gli stessi che hanno al tempo proposto le diverse ipotesi sulla collocazione di Antemnae – variano in modo sensibile, anche perché le ipotesi dell’esistenza di queste abitazioni furono fatte quasi esclusivamente sulla base di alcuni resti di muri rettilinei, interni al perimetro dell’insediamento.

Va infine segnalato il ritrovamento di quella che fu classificata come una villa romana, quindi successiva al periodo sabino, di ampiezza significativa e collocata sulla sommità del colle.

Cisterne, pozzi e cunicoli: secondo le ricerche fatte al tempo e a ciò che fu ritrovato, l’ipotesi è che l’insediamento avesse un sistema idrico estremamente sviluppato, tanto da far ipotizzare che ogni capanne e abitazione potesse avere il suo pozzo privato.

Di questo ampio sistema idrico, qualcosa è arrivato fino a noi, come evidenziato dalle foto che ho inserito nella pianta, anche se il continuo interramento, naturale o conseguente alle operazioni di ingegneria vegetazionale, sta mettendo parzialmente a rischio la possibilità di apprezzare chiaramente quanto ancora presente, come uno dei pozzi, oggi totalmente ricoperto, o il canale di captazione delle acque, il cui ingresso si sta gradualmente riducendo di ampiezza.

Cave: dovrei usare il singolare, dato che da quanto riportato nell’opera citata, furono trovate tracce di una sola di esse e, a dirla tutta, non ho trovato informazioni che confermassero l’effettiva esistenza di altre cave.

La cava si ritiene fosse collocata in prossimità del primo tornante, poco distante da dove oggi si trova l’asilo nido comunale, zona nella quale oggi sono rilevabili alcune formazioni rocciose che potrebbero essere ciò che rimane della cava e che vedete nel collage qui sotto.

Possibili resti della cava

Altri elementi: è stata ipotizzata la presenza di altri elementi, come necropoli e sepolture e anche quella di un possibile santuario, tutte ipotesi fatte in virtù del ritrovamento di piccoli oggetti, ritenuti sintomatici per quel tipo di opere. Va comunque detto che nell’opera citata si ribadisce la mancanza di prove certe al riguardo, con ipotesi che variano anche in modo sensibile tra i diversi studiosi.

Per concludere, va ovviamente ribadito che quanto ho scritto è ancor meno di una sintesi – anzi, il solo definirla sintesi è un azzardo – di quanto contenuto nel libro citato e negli studi successivi, che sono una trattazione estremamente dettagliata e completa di quello che era e poteva essere l’insediamento sabino di Antemnae, del quale, purtroppo, oggi non rimane praticamente nulla.

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