Esco nuovamente fuori dai confini di Villa Ada, anche se mantengo con essa una sorta di collegamento grazie a Forte Antenne, che gioca un ruolo importante rispetto al tema di oggi, legato alla difesa di Roma che si rese necessaria dopo l’Unità d’Italia.
Dopo il 1870, infatti, con la presa di Roma e la sua trasformazione in capitale del Regno d’Italia, nacque l’esigenza di dotare la città di un sistema difensivo moderno e, tra il 1877 e il 1891 fu costruito il cosiddetto Campo Trincerato di Roma, un complesso di fortificazioni permanenti disposto ad anello attorno alla città.
Il sistema comprendeva quindici forti principali e quattro batterie intermedie, collegati da strade militari e linee di comunicazione, come potete vedere dall’immagine qui sotto, relativa a un documento custodito presso l’Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio, nella quale ho evidenziato la posizione di Forte Antenne e della Batteria Nomentana, che sono collegate a ciò di cui vi parlerò tra poco.
Dislocazione dei forti e delle batterie del campo trincerato
La cosa che ho scoperto – e della quale non avevo idea neanch'io prima di trovare i documenti – è che, immagino come misura estrema in caso di invasione, era prevista la possibilità di far saltare, mediante l‘uso di cariche esplosive, i ponti Salario e Nomentano, così da bloccare due delle principali via di accesso alla città.
Questa ipotesi è ben dettagliata in due documenti distinti ma collegati, i cui frontespizi li vedete nell’immagine che segue.
Frontespizio dei due progetti per minare i ponti Salario e Nomentano
Come si può leggere, insieme a Ponte Salario il progetto prevedeva anche l’abbattimento del ponte ferroviario di quella che, al tempo, era la linea Roma-Sulmona, così da poter garantire l’impossibilità per le truppe francesi di superare l’Aniene, che nel caso dell’abbattimento del solo Ponte Salario, avrebbero potuto, seppur con qualche difficoltà, percorrere l’altro ponte.
Venendo al progetto di eventuale abbattimento dei ponti, nelle due immagini che seguono, nelle quali ho evidenziato i passaggi più importanti, vedete una sorta di specchietto riassuntivo delle motivazioni della scelta e del modo di implementarla.
Relazione su Ponte Salario e il ponte della ferrovia
Relazione su Ponte Nomentano
Mentre per l’esatto posizionamento delle cariche esplosive, i due disegni che seguono danno un’idea di massima.
Posizionamento delle cariche esplosive su Ponte Salario
Per il Ponte Salario, nel cui progetto ho evidenziato in verde le zone dove era previsto il posizionamento delle cariche, queste erano pensate per far crollare l’arcata centrale.
Posizionamento delle cariche esplosive su Ponte Salario
Per il Ponte Nomentano, la situazione era più articolata, con molte cariche per la distruzione dell’edificio superiore e altre cariche per far crollare l’arcata e le pile di sostegno.
Fortunatamente, non ci fu mai alcun tentativo di invasione francese mirante a restaurare la sovranità del Papa nell’ormai ex Stato Pontificio, con i forti che persero rapidamente il loro ruolo difensivo e i ponti che rimasero al loro posto.
Oggi, dell’originale Ponte Salario, rimangono solo alcune arcate antiche, di non facile accesso, più volte rimaneggiate e sulle quali è stato poi costruito il ponte moderno, ma comunque in parte visibili, come mostrato nel collage che segue, che mostra una delle due arcate rimaste.
Una delle due antiche arcate di Ponte Salario
Il Ponte Nomentano è invece ancora al suo posto e, benché restaurato, mostra ancora il suo aspetto originale, come mostrato nel collage seguente.
Collage di foto del Ponte Nomentano
Per concludere, benché fuori da Villa Ada, spero che il tema sia stato interessante, soprattutto perché l’ipotesi di minare i due ponti era qualcosa a me sconosciuta e, parlando con altri esperti del periodo e della materia, probabilmente lo era anche per loro.








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