Curiosando sul
sito dell’Archivio Storico
Capitolino, mi sono imbattuto in una interessante pianta di Roma dell’Istituto Geografico De
Agostini, parte della Guida del Touring del 1928.
Sul sito
dell’archivio l’esemplare è datato 1929 ma, sia per la sua presenza nella guida
dell’anno prima, sia per alcune considerazioni che farò più avanti, la pianta
dovrebbe esser stata redatta qualche anno prima, probabilmente intorno alla
metà degli anni Venti.
Dalla pianta in
questione ho estratto l’area che include Villa Ada e le zone limitrofe,
aggiungendovi poi alcune annotazioni, come potete vedere nell’immagine seguente,
sulle quali tornerò più avanti.
Pianta di Roma del 1929 –
Area di Villa Ada
La prima cosa che
si nota è l’assenza, nel perimetro della villa, dell’area di Monte Antenne,
cosa che si spiega con l’esproprio
che di tale area fu fatto in occasione delle costruzione di Forte Antenne, che
ricordo avvenne quando la villa era di proprietà di Giuseppe Telfener.
Questo esproprio
ebbe di fatto carattere permanente e, anche se il forte perse in parte il suo
ruolo nel Novecento, considerando i cambi di scenari geopolitici e delle
tecniche di guerra, l’area in questione rimarrà fuori dalla villa, anche quando
questa sarà riacquistata, nel 1904, da Vittorio Emanuele III.
Prima di
addentrarmi nelle considerazioni sull’interno della villa, parto con quelle
relative alle zone circostanti, che ritengo comunque interessanti,
segnalandovi:
(1): la presenza, in alto a sinistra, del tiro a
segno militare, del quale oggi, all’interno della villa, rimane traccia dei piani di tiro
accanto ai quali si è anche formato uno stagno. Il tiro a segno sparirà poi del
tutto con la realizzazione degli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa, in
occasione dei Giochi Olimpici del 1960.
(2): in viola, la prima parte del tracciato di quella che poi sarà Via
Panama, che fu inaugurata
il 10 ottobre proprio del 1929, cosa che rafforza i dubbi che la pianta sia
stata effettivamente redatta in quell’anno, considerando che, per come è
tracciata, la via non sembra ancora ultimata, tanto che non è riportato nemmeno
il suo nome.
(3): in verde, sul lato destro della pianta, il vecchio tracciato di Via
di Tor Fiorenza, diverso e più esteso rispetto all’attuale, e l’omonimo casale,
dal quale probabilmente la via aveva preso il nome.
(4): sempre in verde, ma sul lato sinistro della pianta, la villa del
Conte de Heritz, oggi sede dell’Università Luiss, che sorgeva su una
proprietà molto estesa, tanto che prese vita anche una controversia
per questioni di confine e servitù di passaggio con Vittorio Emanuele II.
(5): in porpora, il Vicolo di Sant’Agnese, che al tempo collegava la Via
Salaria alla Via Nomentana, oggi sparito se non nel suo tratto iniziale, che da
Via Nomentana arriva a Piazza Annibaliano e che, nella pianta, sanciva una
sorta di confine tra la parte già costruita del Quartiere Trieste e quella che
lo sarà più tardi e che estenderà il quartiere nella direzione di Piazza
Vescovio e oltre.
(6): in colore verde scuro, i confini di Villa Della Porta, che poi
diventerà Villa Lancellotti, che già mostrano le prime modifiche in conseguenza
della
sua quasi totale vendita, nel 1909, alla Cooperativa
case e alloggi per impiegati dello Stato per lo sviluppo del quartiere
Verbano, che confluirà poi nel più ampio quartiere Trieste. Dalla pianta si può
infatti notare come la realizzazione delle vie Oglio, Benaco e Sebino e di
Piazza Verbano avesse già ridotto significativamente la superficie in origine
occupata della villa, che successivamente sarà ulteriormente ridotta in
conseguenza dell’edificazione dell’area, riducendo l’intera proprietà
all’edificio – in origine il casino nobile – che oggi si trova all’angolo tra
Via Salaria e Via di Villa Ada e intorno al quale rimane solo una piccolissima
parte di quello che era il giardino originario.
(7): in azzurro, il Fosso di
Sant’Agnese, un corso d’acqua che correva nella valle tra via Nomentana e
via Salaria, dove in tempi più moderni saranno poi realizzati Corso Trieste, già
visibile nella pianta, Viale Eritrea e Viale Libia. Da ricordare che, prima che
queste due strade fossero costruite, sulle due sponde del fosso era già
presente un ampio insediamento, fatto prevalentemente di baracche, come ben
testimoniato dalla foto che segue, presa dal sito www.romasparita.eu.
Insediamento sulle sponde del
Fosso di Sant’Agnese
Entrando invece
all’interno di Villa Ada – o meglio, come si chiamava allora, di Villa Savoia –
si possono evidenziare alcuni elementi e qualche curiosità:
(1): in colore viola, un curioso errore sul nome delle ben note catacombe,
che nella pianta sono menzionate come “Catacombe di Prescilla”, con la lettera
“e” al posto della “i”.
(2): in giallo, quegli edifici dei quali oggi rimane qualche traccia, più
o meno significativa, come
quelli sul Colle del Roccolo, tra i quali il Casale Tanlongo,
e la Casa
dei Giochi di Jolanda di Savoia, non lontana dalla Palazzina
Reale.
(3): in rosso un edificio mai esistito – potremmo definire la cosa una
sorta di allucinazione ante intelligenza artificiale generativa – cosa
confermata dal fatto che questo non risulta presente in nessuna delle piante
precedenti, incluse quelle del Catasto Gregoriano e del Catasto Rustico.
(4): evidenziati in azzurro i due laghi voluti da Vittorio
Emanuele II, il più grande dei due noto come Lago
Ottocentesco, entrambi prosciugatisi piuttosto velocemente. Sul bacino di
quello più piccolo, negli anni Settanta saranno poi realizzati i due laghetti
che tutti ben conosciamo.
(5) in colore marrone, la cosiddetta Area
Tanlongo, che sul finire degli anni Trenta sarà ceduta dai Savoia al Comune
di Roma per un progetto di edilizia residenziale, che porterà alla
realizzazione di Via Ettore Petrolini, Via Giacinta Pezzana e Via Anna Magnani
e dei relativi edifici.
In conclusione, una pianta, non proprio precisissima, che però ci consente di gettare un ulteriore sguardo al passato, per apprezzare i cambiamenti che hanno portato la villa a essere quella della quale oggi tutti noi godiamo.


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