Grazie alla segnalazione dell’amico Lorenzo, ho scoperto l’esistenza di un’interessantissima Pianta di Roma del 1891 – tecnicamente una cromolitografia – pubblicata dall’Istituto Cartografico Italiano, oggi Istituto Geografico Militare, che getta una luce su quello che probabilmente fu l’ennesimo tentativo di parziale lottizzazione della villa.
Devo ammettere che ho fatto non poca fatica a trovare la pianta, praticamente introvabile online in versione già digitalizzata e, alla fine, l’ho scovata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, in una copia originale di grandi dimensioni, molto delicata e contenuta nelle sezione “Collezioni speciali”, tanto dall’aver dovuto richiedere un’autorizzazione specifica – concessa comunque immediatamente – per poterla visionare.
Prima di analizzare la pianta, il cui estratto dell’area di Villa Ada lo vedete qui sotto, con molti elementi evidenziati sui quali tornerò tra poco, credo valga la pena riflettere sul periodo storico della sua redazione, relativo a quando Villa Ada era di proprietà di Eveline Visera, suocera di Giuseppe Telfener e dal quale aveva acquistato la villa nel 1886. Nel 1898, poi, Eveline Visera venderà tutta la proprietà alla Banca Romana, già travolta dal ben noto scandalo (per maggio dettagli potete leggere il post sulla storia della villa).
Estratto dalla Pianta di Roma del 1891
Il 1891, quindi, si colloca praticamente a metà dell’intervallo di tempo tra l’acquisto da parte della Visera e la successiva vendita alla banca, cosa che potrebbe giustificare un’azione preventiva, dei due o più probabilmente solo della banca, volta a operare affinché parte della villa potesse poi essere soggetta a interventi urbanistici che ne avrebbero sicuramente aumentato il valore. In altre parole – ma sia chiaro che questa è solo una mia ipotesi – la Banca Romana avrebbe prima avviato azioni di lobbying per assicurarsi questi interventi e poi, avutane ragionevole certezza, avrebbe acquistato la villa da Eveline Visera a un prezzo minore del valore che avrebbe assunto dopo gli interventi urbanistici.
Comunque, speculazioni a parte, tornando alla pianta del 1891 gli elementi che mi hanno maggiormente colpito e che ho evidenziato nell’immagine, sono:
(1): in rosso chiaro, il progetto di costruire quella che sembra dovesse essere un’ampia strada di collegamento tra la Via Nomentana e la Via Salaria – entrambe evidenziate in blu chiaro – con un successivo tratto interno alla villa e fatto di due tronconi, che avrebbero portato verso il quartiere dei Parioli, rispettivamente, verso l’area dove poi sorgerà Piazza delle Muse e verso quella che oggi più o meno coincide con Via Anna Magnani.
(2): in verde chiaro, la realizzazione di quelli che sembrerebbero dei percorsi pedonali o dei giardini, rispettivamente sulle sponde del fiume Aniene – una sorta di parco d’affaccio ante litteram – e sotto a quello che al tempo era il Tiro a segno militare. Quest’ultimo, in particolare, appare decisamente esteso e con una struttura molto regolare, quasi a riproporre i canoni del giardino all’italiana, e con uno sviluppo che in parte sarebbe dovuto entrare anche all’interno di Monte Antenne.
(3): in porpora, due aree appena tratteggiate vicine al Fienile, oggi sede del circolo ippico Cascianese, di difficile interpretazione. Tra l’altro, queste aree sono tracciate con maggiore dettagli in una pianta, sempre del 1891, della quale accenno più avanti.
(4): in blu scuro, le due aree dove, approssimativamente, saranno in futuro realizzate Piazza Ungheria e Piazza delle Muse.
(5): in celeste, quella che al tempo era probabilmente una strada interna alla proprietà del Campbell Smith de Heritz e sul cui tracciato sarà poi realizzata Via Panama, inaugurata nel 1929.
(6): in verde, gli edifici ancora oggi presenti.
(7): in giallo, gli edifici dei quali rimangono oggi pochi resti, spesso in zone della villa di difficile accesso.
(8): in rosso, gli edifici del tutto spariti.
Ci sono poi alcuni aspetti che suscitano qualche piccola perplessità:
(A): l’assenza, accanto al Casale dei Trenatori, degli altri due edifici che, insieme al primo, costituivano le Scuderie Reali, cosa curiosa dato che queste furono volute e realizzate da Vittorio Emanuele II, nel periodo tra il 1872 e il 1878, quindi circa quindici anni prima della realizzazione della pianta.
(B): l’assenza di Forte Antenne, cosa che però si potrebbe giustificare col fatto che, a quel tempo, il forte aveva ancora la sua piena funzione militare e quindi, forse, era considerato come obiettivo sensibile e non riportabile su alcune mappe, come appunto quelle che erano collegate con i piani regolatori, considerando che tale area, di proprietà del Demanio Militare, non poteva certo essere soggetta a interventi urbanistici.
(C): l’area dove sorge il Fienile e il Casale delle Cavalle Madri che risulta ancora riferita al Collegio Ibernese (Iberna era l’antico nome dell’Irlanda), che in passato aveva una sua sede lì, anche se quest’area era poi stata inglobata nella villa in conseguenza degli acquisti fatti da Vittorio Emanuele II, che portarono a un’estensione del parco come lo conosciamo oggi, estensione che quindi poi sarà la stessa della proprietà di Giuseppe Telfener, prima, e di Eveline Visera poi, al netto della quota parte che sarà poi espropriata per la costruzione di Forte Antenne.
(D): la mancanza di alcuni edifici che affacciavano sulla Via Salaria, come ad esempio il Casale Tribuna II, la Chiesetta del Divino Amore, entrambi arrivati fino ai giorni nostri.
Interessante anche l’esistenza di un’altra pianta, coeva a quella descritta e che evidenzia una situazione molto simile ma con alcune differenze, soprattutto nei dettagli. La pianta in questione è la “Pianta generale di Roma secondo le ultime modificazioni od aggiunte del p.no regolatore, compresovi ancora la nuova cinta daziaria, quartieri suburbani e perimetro della passeggiata archeologica”, custodita presso l’Archivio Storico Capitolino e anch’essa redatta nel 1891.
Come si può vedere nell’immagine qui sotto, sono presenti molti elementi comuni, ma si notano anche alcune assenze, come ad esempio tutta la parte di quelli che sembrano sentieri e giardini, che nell’altra pianta sono evidenziati in verde chiaro, e una minore articolazione delle strade nella zona che oggi è compresa tra Piazza Ungheria e Piazza delle Muse.
Pianta generale di Roma del 1891
Queste differenze potrebbero essere giustificate dal fatto che questa seconda pianta sia di qualche mese precedente della prima, che quindi ne avrebbe arricchito i dettagli; ma potrebbe valere anche il contrario, cioè che la prima sia precedente e questa faccia invece riferimento a una variazione progettuale che avrebbe eliminato alcuni degli interventi inizialmente previsti.
Comunque – e fortunatamente, per tutti noi che oggi godiamo di Villa Ada – quanto ipotizzato nella pianta del 1891 non si realizzò, molto probabilmente per la decisione di Vittorio Emanuele III di ristabilirsi nel maggio del 1903 nella villa, per poi acquistarla nel 1904 ed eleggerla a sua residenza ufficiale nel 1919.
In definitiva, la pianta in questione ci consente di aggiungere un altro piccolo pezzo alla storia, spesso travagliata, di Villa Ada, fatta di momenti nei quali il suo futuro come parco pubblico fu soggetto a diversi rischi, poi rientrati grazie all’impegno della politica, di alcuni giornalisti e di tutti gli attivisti che, nel tempo, si sono battuti affinché Villa Ada fosse donata alla collettività.


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