All’interno della cartella 177, parte del Fondo della Real Casa – Patrimonio privato, custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato e purtroppo ancora non catalogato se non in piccolissima parte, ho trovato un interessante progetto relativo alla sostituzione della cancellata in ferro con una muratura in mattoni di un palazzo che, in sincerità, non pensavo fosse al tempo parte di Villa Ada o, quantomeno, di proprietà dei Savoia.
Anticipo subito che tale progetto non vide mai la luce – al
netto delle considerazioni fatte più avanti – dato che come si può vedere dall’immagine
qui sotto, la cancellata è ancora al suo posto, segno che qualcosa deve aver
fatto cambiare idea o, in qualche modo, impedito l’esecuzione dei lavori,
elementi che concorrono a dare un’idea dell’epoca del progetto, che purtroppo
non è datato.
Il palazzo, così come si presenta oggi
Tornando al palazzo in questione, oggi sede della banca
Intesa Sanpaolo, questo è quello bianco che si trova subito dopo Villa Elena,
verso Via Panama e che, come vi dicevo, ho sempre pensato fosse esterno alla
proprietà dei Savoia, cosa invece apparentemente smentita dal progetto in
questione, come vi dicevo non datato ma che può ragionevolmente collocarsi
intorno al 1935, considerando che, come mostrerò più avanti, il disegno riporta
chiaramente Via Panama, realizzata appunto in quegli anni, tanto che la via non
compare nel piano regolatore del 1919, mentre è presente in quello del 1931.
A conferma del periodo temporale, va notato che il
palazzo non è censito nel Catasto Rustico,
nel suo ultimo aggiornamento del 1903, come potete vedere dall’immagine che
segue, cosa che conferma una sua realizzazione successiva, anche se nella
pianta si vede chiaramente una particella, la 365, all’interno della quale sarà
poi realizzato l’edificio.
L’edificio è assente anche nella Pianta
della Real Casa del 1904, anno in cui Vittorio Emanuele III
riacquistò la villa, come potete vedere nell’immagine qui sotto, dalla quale si
può anche vedere come l’area dove poi verrà costruita Via Panama viene indicata
come “Propaganda”, cosa che ragionevolmente rimanda alla ben nota Congregazione
Propaganda Fide.
Pianta della Real Casa
L’edificio compare invece in una pianta successiva, come
si può vedere qui sotto, anch’essa purtroppo non datata, ma ragionevolmente
collocabile nello stesso periodo del progetto, dato che vi compaiono le Casette
dei Giochi delle figlie di Vittorio
Emanuele III, da lui volute e fatte realizzare.
Pianta con le casette dei giochi
Questa seconda pianta, peraltro, permette anche di
conoscere la destinazione d’uso del palazzo, dato che l’edificio è etichettato
come “Amministrazione”, come se questo dovesse ospitare il personale destinato
all’amministrazione dei beni dei Savoia.
Tornando al progetto, nell’immagine qui sotto trovate un
disegno che descrive ciò che si sarebbe dovuto realizzare, arricchito con
l’immagine presa da Google Earth in modo da apprezzare la
corrispondenza tra l’edificio riportato nel progetto e la sua immagine
satellitare.
Disegno del progetto
Per facilitare il confronto storico, nell’immagine
seguente ho invece affiancato il prospetto dell’edificio così come compare nel
progetto con la foto odierna, già mostrata all’inizio del post.
Confronto tra il progetto e l’edificio come si presenta oggi
Va detto, per completezza, che il progetto mostra la presenza di due elementi divisori, quello su Via Salaria e quello interno, che separa la proprietà dalla villa, elementi divisori sui quali sono presenti dei varchi, come mostrato nella figura che segue e, in particolare, quello presente sulla separazione interna farebbe ipotizzare che il palazzo e la villa fossero già connessi.
Gli
elementi divisori e i relativi varchi
Questa doppia separazione, teoricamente, farebbe sorgere
il dubbio su quale cancellata fosse da sostituire, anche se la presenza del
prospetto su Via Salaria dovrebbe confermare che fosse tale cancellata a dover
essere sostituita o, eventualmente, entrambe, mentre appare poco probabile la
sostituzione solamente di quella interna.
Difficile invece capire l’anno di costruzione del palazzo
in questione, dato che questo compare per la prima volta nel piano regolatore
del 1926, come si può vedere dall’immagine che segue, anche se a vederne la
forma, questa sembra ben differente da quella attuale e anche collocato in una
posizione leggermente spostata verso Via Panama.
Piano regolatore del 1926
Nel piano regolatore del 1931, la situazione cambia
nuovamente ma, ancora una volta e come testimoniato dall’immagine qui sotto,
non si rileva una forma dell’edificio come è oggi – anzi, a dirla tutta, non si
capisce nemmeno chiaramente se quei contorni indichino o meno un edificio – anche
se va comunque sottolineato che i piani regolatori dell’epoca non brillavano
per precisione delle piante associate, per cui resta sempre il dubbio di
un’eccessiva approssimazione dei disegni.
Piano regolatore del 1931
Questa sorta di linea temporale suggerisce due ipotesi: (1)
il palazzo fu realizzato da qualcun altro e poi i Savoia decisero di
acquistarlo per usarlo come sede dell’amministrazione; (2) il palazzo fu
costruito dai Savoia, nel periodo tra l’acquisizione del 1904 e il progetto in
questione, sfruttando una zona probabilmente già classificata come edificabile
– considerando che parliamo della famiglia reale, anche se così non fosse
stato, probabilmente la cosa non avrebbe comportato particolari problemi – anche
se non si capisce perché, successivamente alla costruzione, fu poi deciso la
sostituzione della cancellata.
Difficile dire quale delle due ipotesi sia la più
probabile, anche se personalmente propendo per la prima, che giustificherebbe
anche il progetto della sostituzione della cancellata, per dare una sorta di
continuità della recinzione della villa, che in tutte le altre parti è appunto
fatta in muratura.
Su questo tema, non aiuta nemmeno una visura catastale,
dato che la relativa particella risulta fortemente frazionata e, nel tempo,
oggetto di diverse modifiche catastali e le visure storiche non vanno così
indietro nel tempo da consentire di ricondurre la proprietà ai Savoia.
Va detto, comunque, che da un’interrogazione mirate su
alcune unità oggetto del frazionamento, si evince che la proprietà attuale,
dopo una serie di passaggi, sembra essere ora della società INTRAMAR
SpA, come si può vedere dall’estratto che segue.
Estratto dalla visura catastale
Dubbi analoghi sul perché il progetto non fu poi
realizzato, almeno nella parte che affaccia su Via Salaria, e qui l’ipotesi
potrebbe essere legata alla datazione precisa dello stesso che, se fosse stata
a ridosso del periodo bellico, ne giustificherebbe l’abbandono per sopraggiunte
preoccupazioni e priorità e a cosa accade poi a valle dell’armistizio del
1943.
Insomma, come ahimè spesso accade nel ricostruire la
storia della villa, direi che non è che ci sia tutta questa chiarezza, tra
tempo, costruzione e lavori successivi.










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