mercoledì 6 agosto 2025

La pianta della Real Casa

Come ho raccontato con maggiori dettagli nel post sulla storia della villa, Vittorio Emanuele III, nel 1904, acquistò la villa dalla Banca Romana, alla quale l’aveva venduta tempo addietro Eveline Visera, suocera di Giuseppe Telfener, che nel 1879 aveva a sua volta acquistato la villa da Umberto I, meno di un anno dopo la morte di Vittorio Emanuele II.

Vittorio Emanuele III, in occasione dell’acquisto, che per la cronaca ebbe effetto retroattivo dato che i Savoia si erano ristabiliti nella villa già dal maggio del 1903, fece redigere una pianta, comunemente identificata come Pianta della Real Casa, oggi parte del Fondo della Real Casa custodito presso l’Archivio Centrale di Stato, che aveva essenzialmente il fine di rappresentare un censimento degli edifici disponibili, cosa che giustifica la sua scarsa accuratezza dal punto di vista planimetrico, tanto da rendere difficile un confronto con altre piante del tempo.

Imprecisioni a parte, la pianta, che vedete qui sotto e nella quale ho evidenziato un bel po’ di elementi, sui quali tornerò a brevissimo, è interessante per diversi aspetti:

(1) consente di capire lo stato l’uso che al tempo veniva fatto di alcuni edifici;

(2) permette di valutare i cambiamenti – pochi, per la verità – che apporterà Vittorio Emanuele III rispetto all’assetto precedente della villa, soprattutto in reazione agli interventi fatti circa trent’anni prima da Vittorio Emanuele II;

(3) rende evidenti i cambiamenti nei confini della villa, soprattutto per quanto riguarda la conformazione attuale di Villa Ada.

Pianta della Real Casa, con alcuni elementi evidenziati

Per quanto riguarda gli elementi evidenziati, ho usato il colore verde per quegli edifici o manufatti ancora presenti, alcuni dei quali sono oggi proprietà private; il colore giallo per quelli dei quali rimangono solo alcuni resti; il colore rosso per quelli del tutto spariti.

Entrando nel dettaglio, vale la pena evidenziare:

(1) la presenza dei vecchi invasi dei due laghi, al tempo già prosciugati, cosa che credo avvenne ben prima dell’acquisto da parte di Vittorio Emanuele III: il lago ottocentesco e il laghetto più piccolo, nel cui invaso saranno poi realizzati , negli anni Settanta, i due laghetti moderni che tutti noi oggi conosciamo. Interessante anche notare come entrambi i laghi avevano uno sfogo che, unendosi vicino a quello che oggi è l’ingresso su Via di Ponte Salario, confluivano probabilmente nell’Aniene. Questi canali si sfogo sono ancora oggi rintracciabili: quello del lago superiore coincide con il piccolo torrente che scorre in mezzo alla sughereta; quello del lago ottocentesco è quasi oramai scomparso a causa della vegetazione ed è visibile solo nella parte che passa sotto all’ampio viale che percorre la vallata tra il Colle del Roccolo e il Colle delle Cavalle Madri, dove è ancora visibile il condotto che passa al di sotto del viale, come mostrato nella foto che segue;

Il condotto di sfogo del lago ottocentesco nel punto in cui passa al di sotto del viale

(2) quella che oggi conosciamo come Villa Elena, che al tempo era sede di una piccola caserma dei Regi Carabinieri, ma che in altre piante è anche indicata come canile;

(3) il Casale Tribuna I, al tempo alloggio dei giardinieri;

(4) il Casale Tribuna II, uno dei due edifici, insieme a quello oggi privato che si trova alla sua destra, che Vittorio Emanuele II aveva adibito a vaccheria;

(5) l’edificio su Via di San Filippo, che oggi appartiene ai Carabinieri, insieme all’area nel suo intorno, che fu donata dal Conte Renzi all’Arma dei Carabinieri e che include anche il Casale Renzi, che si trova alla fine di Via del Canneto;

(6) i due edifici indicati come Vignarolo e S. Famiglia, che saranno donati da Vittorio Emanuele III alla figlia Mafalda in occasione del suo matrimonio con Filippo d’Assia-Kassel e che poi diventeranno parte di Villa Polissena;

(7) il Casale Tanlongo, oggi praticamente sparito – resta giusto una finestra e parte del muro esterno – parte della cosiddetta Area Tanlongo, ceduta successivamente dai Savoia al Comune per un progetto di edilizia residenziale;

(8) l’edificio sul Colle del Roccolo, indicato come “casa diruta”, cioè in rovina, del quale oggi rimangono alcune tracce, insieme a quelle di un altro edificio, non distante da esso ma che però non è riportato sulla pianta;

(9) altri tre edifici, al tempo indicati come disponibili, e che oggi conosciamo come il Casale della Finanziera, il Casale delle Cavalle Madri e il Fienile, parte del Circolo Ippico Cascianese;

(10) il Casino Pallavicini, che nella pianta è indicato come “Palazzina Potenziani”, nome curioso, visto che, se proprio lo si voleva indicare diversamente, si poteva usare il nome Villino Maria che gli aveva attribuito Vittorio Emanuele II;

(11) il Tempio di Flora, indicato come “caffè”, probabilmente a richiamare l’uso che ne aveva ipotizzato Luigi Pallavicini, tanto che al tempo il tempio veniva indicato anche come “Coffee House”;

(12) il Gassometro, che oggi viene spesso indicato come edificio rustico e che fu realizzato da Vittorio Emanuele II come punto di stoccaggio dei materiali che davano forza motrice alla villa – al tempo non c’era ancora l’energia elettrica – e che poi perderà la sua funzione con l’introduzione di nuove fonti energetiche;

(13) il Fontanaccio, un fontanile oggi del tutto sparito;

(14) la Basilica di San Silvestro, vecchio ingresso alle Catacombe di Priscilla e oggi di proprietà delle Suore Benedettine di Priscilla;

(15) la mancanza dell’area di Monte Antenne, oggi parte di Villa Ada, come lo era anche al tempo di Vittorio Emanuele II, ma che fu poi espropriata per la costruzione di Forte Antenne quando la villa era di proprietà di Giuseppe Telfener.

Non ho invece evidenziato quegli edifici che già al tempo avevano il nome con il quale li conosciamo oggi, come la Palazzina Reale, le Scuderie Reali e la Torretta del Roccolo.

Per concludere, un interessante documento storico che, come tanti altri, ci consente di comprendere meglio l’evoluzione della villa, lungo un arco di circa duecentocinquanta anni, dai primi acquisti di Luigi Pallavicini fino ai giorni nostri.

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