venerdì 1 agosto 2025

La conformazione della villa nel 1839

 

La pianta del suburbio del 1839

Nella sezione digitale dell’Archivio Storico Capitolino ho trovato molte piante e mappe interessanti, tra le quali la “Carta topografica del suburbano di Roma desunta dalle mappe del nuovo censimento e trigonometricamente delineata nella proporzione di 1:15000 per ordine dell'e.mo e r.mo principe sig. cardinale Gio. Francesco Falzacappa presidente del censo nell'anno 1839”, che consente di apprezzare come appariva al tempo quella che oggi è Villa Ada e che, nella prima metà dell'Ottocento e  con sola eccezione di Villa Potenziani – Ludovico Potenziani nel 1835 aveva comprato le proprietà di Luigi Pallavicini, al quale si deve il merito di aver creato l’embrione di quella che poi diventerà Villa Ada – ancora non aveva un nome, dato che sostanzialmente era composta da vigne e terreni appartenenti a famiglie differenti.

I Potenziani, più che altro per continuità con le loro attività abituali, non introdussero particolari novità nella villa, che fu da loro utilizzata essenzialmente per attività agricolo-produttive, per cui la conformazione del nucleo della villa si presentava, al tempo, esattamente come lo aveva voluto Luigi Pallavicini, che durante il periodo in cui la possedette, dal 1775 al 1835, aveva avviato importanti lavori, come come ho raccontato con maggiori dettagli nel post sulla storia della villa.

Alla data alla quale risale la pianta, pertanto, compaiono gli edifici voluti da Luigi Pallavicini, come il Tempio di Flora, opera di  Auguste Cheval de Saint-Hubert, e il Belvedere, realizzato da Francesco Bettini, edifici che ho evidenziato in giallo, ma che risultano comunque piuttosto chiaramente nella pianta.  

Erano poi presenti altri degli edifici, anch’essi evidenziati in giallo e con funzioni differenti da quelle che poi definirà Vittorio Emanuele II quando nel 1872 acquisterà la proprietà dei Potenziani: (1) il Casale della Finanziera; (2) il Fienile, oggi parte del Circolo Ippico Cascianese; (3) il Casale delle Cavalle Madri; (4) il Casale dei Trenatori, che poi diventerà parte delle Scuderie Reali. Questi edifici non avevamo ovviamente i nomi che gli attribuiamo oggi, essendo sostanzialmente delle “Case a uso della vigna” o “Case di delizia”, come riportato dal Catasto Gregoriano del 1816.

Ho poi evidenziato in colore marrone le due principali strade – o meglio vicoli, viste le dimensioni – che attraversavano l’area e che oggi sono in parte ancora presenti: (1) il Vicolo del Canneto, che oggi parte da Viale Romani e termina sul Casale Renzi, oggi una foresteria dell’Arma dei Carabinieri, ma che in passato si inoltrava nella villa seguendo in parte quello che oggi il percorso dell’ampio viale che dal lago grande porta verso la parte alta della villa; (2) il Vicolo della Noce, che partiva da Via Salaria e arrivava sino al fienile, dove oggi c’è il maneggio, un percorso che di fatto è oggi del tutto rintracciabile, con solo qualche piccola variazione nel tratto iniziale, probabilmente dovuto alla costruzione della Palazzina Reale, ma che in realtà – nella pianta del 1839 stranamente non è tracciato – aveva un secondo tratto, che traversava la zona dove oggi c’è il lago grande, per poi congiungersi alla Via Salaria, come evidenziato nella pianta del Catasto Gregoriano del 1816 che vedete qui sotto, nella quale, sempre in marrone, ho evidenziato il secondo tratto e la parte finale del primo, giusto per avere un riferimento.

La pianta del Catasto Gregoriano

Interessante anche la presenza di un fiumiciattolo, evidenziato in azzurro, la cui fonte era nell’area che oggi ospita il laghetto superiore e più precisamente dove ci sono alcune altalene, e poi percorreva la vallata tra il Colle della Finanziera e quello delle Cavalle Madri, traversando quella che oggi conosciamo come sughereta, per poi confluire nell’Aniene, non lontano da Ponte Salario.

Per quanto riguarda l’estensione dell’area, la differenza che più salta all’occhio, tuttavia, è l’ampia Tenuta di Ponte Salario, che racchiudeva al tempo quelli che oggi conosciamo, rispettivamente, come Monte Antenne e Prato della Signora. L’acquisto della Tenuta di Ponte Salario rientrò nella vasta campagna di acquisizioni che fece Vittorio Emanuele II, che oltre a importanti lavori, come ad esempio la realizzazione dell’oramai scomparso Lago Ottocentesco e della Palazzina Reale, acquistò altre proprietà, come quelle dei Filonardi, dei Gualdi Sabatini, dei Massimo, dei Villeggi e dei Jannoni, fino a far raggiungere alla villa l’estensione attuale, di circa 160 ettari.

Infine, per consentire di apprezza al meglio i confini della villa, così come li conosciamo oggi, ho evidenziato in verde la Via Salaria e la Via di San Filippo – oggi Via di San Filippo Martire – mentre, sempre in verde ma con tratteggio, quello che oggi è il tracciato di Via Panama, al tempo non presente, dato che i terreni e le vigne si sviluppavano senza soluzione di continuità verso il centro di Roma, separate solo da servitù di passaggio e piccoli vialetti.

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