Inutile negarlo, sono sempre alla ricerca di cippi e, quando li trovo, cerco sempre di determinarne epoca, ruolo e provenienza, con esiti alterni, visto che a volte riesco nell’intento, mentre altre tutto finisce in un nulla di fatto.
Questa volta il cippo o, a essere precisi, ciò che ne rimane, non è purtroppo più visibile, dato che si trova su uno dei due vialetti che sono a destra e a sinistra del viale centrale della sughereta, vialetti che nel corso del 2024 sono stati sistemati, creando un nuovo fondo in terra che, ahimè, ha nascosto ciò che appunto rimaneva del cippo.
Fortunatamente, il cippo lo avevo individuato da tempo ma, senza un motivo reale, lo avevo dimenticato e quindi non avevo condotto alcuna ricerca, cosa che ho invece fatto recentemente, quando, mettendo ordine nelle mie foto, mi sono ricordato di lui.
Procedendo in modo analogo a quanto fatto per altri cippi, sono partito dal Catasto Gregoriano del 1816, facendo l’usuale sovrapposizione della pianta catastale con l’immagine della stessa area presa da Google Earth e, come si può vedere dall’immagine qui sotto, il cippo, i cui resti sono riportati nella stessa immagine, appare collocato a una decina di metri da un punto di confine di quattro particelle catastali, cosa che, considerando un minimo di approssimazione, sia del catasto che della mia sovrapposizione, potrebbe far ipotizzare che il cippo fosse stato posto proprio per tale motivo.
Sovrapposizione tra il Catasto Gregoriano e l’immagine di Google Earth
Come si può vedere dal brogliardo del Catasto Gregoriano riportato nell’immagine che segue, le quattro particelle, evidenziate in rosso, appartengono a due soli proprietari, tali Luigi Bonatti e Basilio Salvi, che però sembrano avere qualcosa in comune, dato che in entrambe le descrizioni compare il nome di Paluzzo Altieri, Principe di Oriolo Romano, che nella zona che oggi appartiene a Villa Ada, aveva al tempo altre proprietà, come ad esempio quelle delle quali ho parlato in relazione a un cippo che riporta le effige della sua famiglia.
Brogliardo del Catasto Gregoriano
Ho poi fatto analoga indagine prendendo in considerazione il Catasto Rustico, nella sua ultima edizione del 1903, e in questo caso l’articolazione delle particelle è ben più complessa, come si può vedere dall’immagine qui sotto, nella quale si rilevano ben cinque punti di intersezione dei confini delle nuove particelle catastali, con una delle quali, evidenziata in blu, che cade proprio in corrispondenza del cippo.
Sovrapposizione tra il Catasto Rustico e l’immagine di Google Earth
Purtroppo, il brogliardo del Catasto Rustico non è disponibile online ed è anche strutturato in modo diverso rispetto a quello del Catasto Gregoriano, essendo costituito da un insieme di registri, consultabili solo presso la sede dell’Archivio di Stato di Roma e, peraltro, al momento il Catasto Rustico non è accessibile perché in fase di digitalizzazione, come comunicato dall’Archivio con questo post di qualche tempo fa, per cui al momento non sono in grado di determinare quali fossero i proprietari di queste nuove proprietà.
Peraltro, considerando anche che del cippo rimane solo quella che probabilmente era la sua base, è praticamente impossibile supportare l’ipotesi fatta, mancando totalmente ogni riferimento temporale su quando il cippo fu posto, data che spesso veniva incisa sul cippo stesso, o i riferimenti ai proprietari, che spesso erano anch’essi presenti quando il cippo era un marcatore di confine.
Al momento, prendendo per ragionevole l’ipotesi derivata dalla pianta del Catasto Rustico, l’unica cosa che mi sembra possa avere un minimo di ragionevolezza è che l’epoca di posa del cippo sia compresa tra la dismissione del Catasto Gregoriano e l’entrata in vigore del Catasto Rustico, una finestra comunque piuttosto ampia.
Concludo, dicendovi che il cippo in questione, pur non essendo più visibile, è riportato sulla mia mappa della villa e identificato come “Resti di un cippo nella sughereta”.



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