venerdì 1 agosto 2025

La pianta di Villa Ada del 1945

Durante le mie ricerche presso l’Archivio Centrale di Stato ho trovato, tra le altre cose,  un’interessante pianta di Villa Ada (AA.BB.AA Archivio disegni 1925-1960, busta 33, fascicolo 6), che vedete qui sotto e che rende possibile un interessante confronto con la villa come la conosciamo oggi, anche in considerazione del fatto che quella trovata è una delle piante più recenti – certo, parliamo sempre di circa ottanta anni fa – che abbia un livello di dettaglio tale da poter individuare anche piccoli particolari.

La pianta di Villa Ada

Anticipo che la pianta non è stata conservata al meglio, tanto che la parte inferiore, quella relativa alla zona della villa dove sono presenti i principali edifici storici, appare sbiadita, cosa che rende meno agevole rilevarne i vari elementi, anche se comunque questi sono tutto sommato identificabili.

Per quanto riguarda la datazione, la questione è leggermente più complessa, perché, se da un lato l’archivio classifica la pianta al 1945 – la pianta di per sé non riporta la data di stesura – alcuni dettagli relativi alle zone adiacenti alla villa fanno sorgere qualche dubbio, come ad esempio i pochi edifici del quartiere Trieste che si sviluppano a partire dalla Via Salaria, che nella pianta sono decisamente pochi, di fatto limitati alla zona compresa tra quelle che oggi sono Via Archiano e Via Anapo, mentre nel 1945 quell’area era praticamente sviluppata come la conosciamo oggi, come si può vedere nel post dove parlo di come si presentava la villa proprio in quell’anno.

Questa incongruenza – ce ne sono comunque anche altre – potrebbe però essere giustificata con il fine per il quale la pianta fu redatta, che sembrerebbe quello di evidenziare la cessione della cosiddetta “Area Tanlongo”, dal nome del suo precedente proprietario, Pietro Tanlongo, figlio del più noto Bernardo, Governatore della Banca Romana, tanto che l’unica legenda presente nella pianta, che vedete nella parte bassa – la pianta originale è relativa a un’area più grande di quella mostrata, motivo per cui la legenda l’ho ricollocata io in modo che fosse visibile – menziona solamente tale area, cosa che si desume dai colori utilizzati, e usa il termine “Piano particolareggiato”, termine spesso legato ai piani regolatori, che come sapete definiscono l’assetto urbanistico.

Nell’area in questione, infatti, sono già tracciare le strade che saranno poi realizzate – Via Ettore Petrolini, Via Giacinta Pezzana e Via Anna Magnani – e che nel 1945 ancora non esistevano, come ancora una volta si può vedere nel mio post già menzionato in precedenza.

Insomma, sembrerebbe che la pianta avesse lo scopo di evidenziare come l’area Tanlongo dovesse svilupparsi, piuttosto che essere una rappresentazione fedele di Villa Ada e delle zone limitrofe.

In ogni caso, volgendo l’attenzione alla villa, la prima cosa che salta agli occhi è la presenza delle curve di livello, elemento tipico delle carte topografiche, soprattutto d quelle relative a zone montane, cosa che un po’ sorprende, anche se in passato di carte analoghe ne furono redatte alcune, che probabilmente furono prese come base per redigere la pianta della quale sto parlando.

Sempre a conferma di un livello di dettaglio non omogeneo, è curioso anche il fatto che gli edifici della villa siano riportati in modo parziale e senza un criterio chiaro, tanto che si nota, ad esempio: (1) la presenza della casa dei giochi di Jolanda, ma non quella di Maria e quella di Giovanna e Mafalda; (2) l’assenza di Forte Antenne; (3) la presenza di edifici sul Colle del Roccolo, già diroccati al tempo, ma l’assenza di molti di quelli che affacciano su Via Salaria e che sono oggi ancora ben presenti.

Nella pianta, quindi, mi sono allora concentrato su parte degli edifici e manufatti, nello specifico quelli forse meno noti, evidenziandoli in: (1) colore giallo quando di questi ne siano ancora presenti tracce, più o meno ben conservate; (2) in colore arancione, quando tali tracce siano meno consistenti; (3) in colore rosso quando di loro rimane pochissimo o nulla.

Per quanto riguarda ciò di cui oggi non c’è più traccia, va sicuramente segnalato il Fontanaccio, che peraltro è riportato anche nel catasto moderno, segno che la sua demolizione è recente, probabilmente in concomitanza con la realizzazione, agli inizi degli anni Settanta, del lago grande vicino a Via di Ponte Salario. L’altro edificio o manufatto, poco lontano dal fienile che oggi è parte del Circolo Ippico Cascianese, l’ho etichettato come possibile recinto, considerando che al tempo il fienile ospitava le cavalle gravide delle Scuderie del Quirinale.

In relazione agli edifici in giallo, segnalo: (1) quella che fu la casetta dei giochi di Jolanda di Savoia – ma non, come già detto più sopra, quelle di Giovanna, Mafalda e Maria – della quale oggi rimangono resti ben visibili, a pochi metri dall’ampio viale che, dalla zona degli edifici storici conduce alla parte bassa della villa; (2) il pozzo murato, non lontano dal buco su Via di San Filippo, a volte associato al percorso dell’Acquedotto Vergine, ma più probabilmente legata a un edificio che si trovava nelle immediate vicinanze, del quale oggi non rimane traccia; (3) una piccola vasca quadrata, a pochi metri dal sentiero che, attraverso un varco nel muro, conduce a Monte Antenne, il cui ruolo al tempo è di difficile intepretazione.

Per quanto riguarda invece gli edifici evidenziati in arancione, tutti riportati sulla mia mappa della villa, le tracce di questi sono ancora visibili, alcune più chiaramente altre meno, e non è un caso che si trovino principalmente nella zona del Colle del Roccolo, la parte della villa più impervia e, al tempo di Vittorio Emanuele II, deputata a riserva di caccia dei Savoia, cosa che ne comportò una sorta di abbandono per quanto riguarda gli edifici che erano presenti prima dell’acquisizione della villa da parte della famiglia reale.

Altro elemento interessante è la presenza dei laghi, evidenziati in azzurro per renderli più chiaramente individuabili: (1) il lago ottocentesco, prosciugato da lungo tempo e del quale oramai rimangono solo alcune tracce; (2) i due bacini del laghetto superiore, al tempo anch’esso prosciugato – già lo era quando Vittorio Emanuele III aveva acquistato la villa nel 1904 dalla Banca Romana – bacini che poi sono stati di fatto ripristinati in tempi moderni e hanno oggi una conformazione praticamente identica a quella di un tempo.

Interessante anche la presenza del tiro a segno militare, poi sostituito da quello più grande alla Farnesina e successivamente smantellato per la costruzione degli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa i cui piani di tiro, evidenziati dal rettangolo in verde, sono ancora chiaramente visibili alla base del versante di Monte Antenne che scende verso la Moschea.

In conclusione, una pianta particolare, con dettagli non omogenei, ma che comunque consente di buttare un occhio al passato, così da confrontare come la villa si è trasformata nel tempo.

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