venerdì 1 agosto 2025

La cucina di beneficenza dei Savoia a Villa Ada

Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III, essendo nata in un piccolo stato, principalmente dedito alla pastorizia, era piuttosto lontana dallo spirito di una famiglia reale, preferendole la vita all’aria aperta e la dedizione verso i più bisognosi.

All’interno di Villa Ada – o meglio, di Villa Savoia, nome che la villa aveva al tempo –che la famiglia reale elesse nel 1919 a residenza ufficiale, la Regina Elena svolse diverse attività a favore di soggetti deboli o in condizioni momentanee di difficoltà, come ad esempio la cura dei soldati inglesi feriti nel primo conflitto mondiale che, ricoverati nell’ospedale voluto da Elena all’interno del Quirinale, venivano poi trasferiti a Villa Savoia per la convalescenza, tanto che all’interno del cosiddetto edificio rustico – o Gassometro, per il ruolo che aveva al tempo di Vittorio Emanuele II – c’è ancora una vasca da bagno della Croce Rossa inglese.  

Tra queste attività di aiuto ai più deboli, va sicuramente anche menzionata quella che vedeva la villa come luogo di preparazione dei pasti per i bisognosi, alcuni dei quali potevano consumare i pasti direttamente nella villa, mentre ad altri – la maggioranza, a quel che mi risulta – il cibo veniva consegnato per essere consumato altrove, come si può vedere dai documenti ritrovati nel Fondo della Real Casa, inventario 02/008, busta 337 - Casa del Principe di Piemonte e cucina beneficenza della Regina, custodito presso l’Archivio Centrale di Stato.

Documenti del Fondo della Real Casa

In totale si aiutavano circa 450 persone, con un collaborazione tra lo Stato, che provvedeva all’acquisto degli ingredienti, e la Casa Reale, che si faceva carico della preparazione.

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