domenica 10 agosto 2025

Il Fienile, oggi sede del circolo ippico

Il fienile, che si trova sul Colle delle Cavalle Madri e oggi sede del 3c Cascianese Country Club, è uno degli edifici più imponenti di Villa Ada, per le sue dimensioni seconde solo alla Palazzina Reale, ma forse anche uno dei meno noti, sia perché interno al circolo ippico, ma anche perché, nonostante le sue dimensioni, si trova in una posizione leggermente defilata rispetto ai tanti sentieri che percorrono la villa.

Come potete vedere nel collage di foto qui sotto, la sua struttura è particolare e l’edificio sembra l’unione di due corpi distinti, con una parte tipica di un casino nobile o di delizia – terminologia tipica Ottocentesca con la quale si definivano quelle che oggi chiameremmo casa di villeggiatura – e l’altra che ricorda appunto quella di un fienile o di una stalla.

Collage di foto del fienile

La denominazione di fienile si deve attribuire a Vittorio Emanuele II, che usò l’edificio come ricovero delle cavalle gravide delle Scuderie del Quirinale – da cui peraltro il nome Colle delle Cavalle Madri e del relativo casale – funzione che, come dirò in seguito, cambierà nel tempo.

L’edificio è presente nel Catasto Gregoriano del 1816, come si può vedere dall’estratto della sua pianta che vedete qui sotto, cosa che conferma un’epoca di costruzione non successiva a inizio Ottocento.

Nella pianta che vedete, per agevolare la corretta collocazione dell’edificio, ho evidenziato anche il più noto Casale delle Cavalle Madri e, in rosso, due edifici oggi non più presenti, dato che al tempo furono demoliti da Vittorio Emanuele II, come ho raccontato in questo post.

Pianta del Catasto Gregoriano

Naturalmente, al tempo del Catasto Gregoriano, l’edificio non aveva la funzione di fienile, che come già detto gli sarà attribuita da Vittorio Emanuele II, tanto che nel brogliardo associato al catasto, questo risulta essere censito come “casa con corte per uso della vigna” e di proprietà di tale Luigi Bonatti, come si può vedere dall’immagine che segue, un estratto del brogliardo.

Estratto dal brogliardo del Catasto Gregoriano

Ritornando sulla questione dell’edificio, va notato come nelle diverse piante della villa, realizzate in epoche diverse, questo sia identificato in modi speso diversi.

Nella Pianta della Real Casa, che vedete qui sotto e fatta redigere da Vittorio Emanuele III quando si ristabilì nella villa nel 1903, per poi acquistarla formalmente l’anno successivo, il fienile e il vicino Casale delle Cavalle Madri, erano riportati semplicemente come edifici disponibili, con il casale riferito ulteriormente con il nome Paolotti, del quale però non so dirvi molto.

Estratto dalla Pianta della Real Casa

Questo uso diverso naturalmente non deve sorprendere, considerando che, come ho raccontato con maggiori dettagli nel post sulla storia della villa, Vittorio Emanuele III acquistò la villa dalla Banca Romana, che a sua volta l’aveva acquistata da Eveline Visera, suocera di Giuseppe Telfener, che nel 1879 l’aveva acquistata da Umberto I, una anno dopo la morte di Vittorio Emanuele II.

Da quanto sono riuscito a ricostruire – poco, a essere onesti – anche Vittorio Emanuele III probabilmente non destinò l’edificio a usi particolari, tanto che in una pianta successiva, probabilmente risalente agli anni Venti, tanto che in essa sono riportate le Casette dei Giochi che il re costruì per le sue figlie, i due edifici sono riportati come potete vedere qui sotto, con il Casale delle Cavalle Madri etichettato come “Granaio” e il fienile semplicemente come “Cavalle madri”.

Estratto dalla pianta con le casette dei giochi

Quello che non è chiaro, almeno a me, è se, dopo la vendita da parte di Vittorio Emanuele II a Giuseppe Telfener, l’edificio abbia continuato a ospitare cavalli o altri animali, considerando che, naturalmente, non essendo la villa più nella disponibilità dei Savoia, il ruolo del fienile come ricovero delle cavalle del Quirinale non ebbe più senso.

A parziale conferma di un uso diverso, nel Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale di Stato, ho trovato un documento, un estratto del quale vedete qui sotto e risalente all’epoca nella quale Vittorio Emanuele III si era oramai ristabilito nella villa, peraltro eleggendola, nel 1919, a residenza ufficiale, che riporta un inventario delle cose custodite in quello che veniva chiamato “Deposito nel fabbricato detto delle Cavalle Madri”, cosa che sembra confermare come l’edificio fosse stato riconvertito a semplice luogo di custodia di materiale di arredamento.

Estratto dal documento relativo al materiale stoccato nell’edificio

È anche interessante ripercorrere, in tempi più recenti, la storia dell’edificio per quanto riguarda i suoi proprietari che si sono succeduti a partire dalla morte di Vittorio Emanuele III e delle conseguenti questioni legate alla sua eredità.

Da una visura fatta sul sito dell’Agenzia delle Entrate, l’edificio, successivamente alla morte di Vittorio Emanuele III, passò in proprietà alle figlie Giovanna, Jolanda e Maria e alle figlie di Mafalda, che era deceduta nel 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald, e di suo marito Filippo d’Assia-Kassel.

Successivamente, alla morte di Jolanda di Savoia, avvenuta nel 1986, ci fu un’ulteriore suddivisione della proprietà, che incluse alcuni membri della famiglia Calvi di Bergolo e dei Guarienti di Brenzone, inquanto il marito di Jolanda era Giorgio Calvi di Bergolo e una delle loro figlie, Vittoria Francesca, aveva sposato il conte Guglielmo Guarienti di Brenzone.

Nel 1987, poi, molti degli edifici di Villa Ada, incluso il fienile, furono venduti dagli eredi Savoia, alla società Villa Ada 87, vendita molto chiacchierata e che espose la villa a seri rischi di lottizzazione, che fortunatamente non si concretizzarono grazie ai decreti che portarono, nel 1996, a rendere parco pubblico anche quella parte della villa, dopo che nel 1958 ne era stata aperta al pubblico una prima parte.

Fu proprio nel 1996 che l’immobile, insieme ad altri, passò nella proprietà di Roma Capitale, che ne detiene tutt’ora il possesso e che ha stipulato una concessione dell’area, che oggi ospita il maneggio, al canone – veramente irrisorio, a mio avviso – di 3.163 euro all’anno e che è stata prorogata fino al 2054, come ha scoperto, non senza difficoltà, Carteinregola.

Concludo con un estratto della già citata visura, che vedete nell’immagine qui sotto e che consente di apprezzare l’ampiezza e la suddivisione dell’edificio, che complessivamente ha una superficie di poco superiore ai 500 metri quadrati.

Estratto dalla visura dell’edificio

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