Il fienile, che si trova sul Colle delle Cavalle Madri e oggi sede del 3c Cascianese Country Club, è uno degli edifici più imponenti di Villa Ada, per le sue dimensioni seconde solo alla Palazzina Reale, ma forse anche uno dei meno noti, sia perché interno al circolo ippico, ma anche perché, nonostante le sue dimensioni, si trova in una posizione leggermente defilata rispetto ai tanti sentieri che percorrono la villa.
Come potete vedere
nel collage di foto qui sotto, la sua struttura è particolare e l’edificio
sembra l’unione di due corpi distinti, con una parte tipica di un casino nobile
o di delizia – terminologia tipica Ottocentesca con la quale si definivano
quelle che oggi chiameremmo casa di villeggiatura – e l’altra che ricorda
appunto quella di un fienile o di una stalla.
Collage di foto del fienile
La denominazione
di fienile si deve attribuire a Vittorio
Emanuele II, che usò l’edificio come ricovero delle cavalle gravide delle Scuderie del
Quirinale – da cui peraltro il nome Colle delle Cavalle Madri e del
relativo casale – funzione che, come dirò in seguito, cambierà nel tempo.
L’edificio è
presente nel Catasto Gregoriano del 1816, come si può vedere dall’estratto
della sua pianta che vedete qui sotto, cosa che conferma un’epoca di
costruzione non successiva a inizio Ottocento.
Nella pianta che
vedete, per agevolare la corretta collocazione dell’edificio, ho evidenziato
anche il più noto Casale delle Cavalle Madri
e, in rosso, due edifici oggi non più presenti, dato che al tempo furono
demoliti da Vittorio Emanuele II,
come ho
raccontato in questo post.
Pianta del Catasto Gregoriano
Naturalmente, al
tempo del Catasto Gregoriano, l’edificio non aveva la funzione di
fienile, che come già detto gli sarà attribuita da Vittorio
Emanuele II, tanto che nel brogliardo associato al catasto, questo risulta
essere censito come “casa con corte per uso della vigna” e di proprietà di tale
Luigi Bonatti, come si può vedere dall’immagine che segue, un estratto del
brogliardo.
Estratto dal brogliardo del
Catasto Gregoriano
Ritornando sulla
questione dell’edificio, va notato come nelle diverse piante della villa,
realizzate in epoche diverse, questo sia identificato in modi speso diversi.
Nella Pianta
della Real Casa, che vedete qui sotto e fatta redigere da Vittorio Emanuele III
quando si ristabilì nella villa nel 1903, per poi acquistarla formalmente
l’anno successivo, il fienile e il vicino Casale
delle Cavalle Madri, erano riportati semplicemente come edifici
disponibili, con il casale riferito ulteriormente con il nome Paolotti, del
quale però non so dirvi molto.
Estratto dalla Pianta della
Real Casa
Questo uso diverso
naturalmente non deve sorprendere, considerando che, come ho raccontato con maggiori dettagli nel
post sulla storia della villa, Vittorio
Emanuele III acquistò la villa dalla Banca Romana, che a sua volta l’aveva acquistata
da Eveline
Visera, suocera di Giuseppe Telfener, che nel 1879 l’aveva acquistata da Umberto I, una
anno dopo la morte di Vittorio
Emanuele II.
Da quanto sono
riuscito a ricostruire – poco, a essere onesti – anche Vittorio
Emanuele III probabilmente non destinò l’edificio a usi particolari, tanto
che in una pianta successiva, probabilmente risalente agli anni Venti, tanto
che in essa sono riportate le Casette
dei Giochi che il re costruì per le sue figlie, i due edifici sono
riportati come potete vedere qui sotto, con il Casale
delle Cavalle Madri etichettato come “Granaio” e il fienile semplicemente
come “Cavalle madri”.
Estratto dalla pianta con le
casette dei giochi
Quello che non è
chiaro, almeno a me, è se, dopo la vendita da parte di Vittorio
Emanuele II a Giuseppe
Telfener, l’edificio abbia continuato a ospitare cavalli o altri animali,
considerando che, naturalmente, non essendo la villa più nella disponibilità
dei Savoia, il ruolo del fienile come ricovero delle cavalle del Quirinale non
ebbe più senso.
A parziale
conferma di un uso diverso, nel Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale di Stato,
ho trovato un documento, un estratto del quale vedete qui sotto e risalente
all’epoca nella quale Vittorio
Emanuele III si era oramai ristabilito nella villa, peraltro eleggendola,
nel 1919, a residenza ufficiale, che riporta un inventario delle cose custodite
in quello che veniva chiamato “Deposito nel fabbricato detto delle Cavalle
Madri”, cosa che sembra confermare come l’edificio fosse stato riconvertito a
semplice luogo di custodia di materiale di arredamento.
Estratto dal documento
relativo al materiale stoccato nell’edificio
È anche
interessante ripercorrere, in tempi più recenti, la storia dell’edificio per
quanto riguarda i suoi proprietari che si sono succeduti a partire dalla morte
di Vittorio
Emanuele III e delle conseguenti questioni
legate alla sua eredità.
Da una visura
fatta sul sito dell’Agenzia delle Entrate, l’edificio, successivamente alla
morte di Vittorio
Emanuele III, passò in proprietà alle figlie Giovanna,
Jolanda
e Maria e
alle figlie di Mafalda,
che era deceduta nel 1944 nel campo
di concentramento di Buchenwald, e di suo marito Filippo d’Assia-Kassel.
Successivamente,
alla morte di Jolanda di
Savoia, avvenuta nel 1986, ci fu un’ulteriore suddivisione della proprietà,
che incluse alcuni membri della famiglia Calvi di Bergolo e
dei Guarienti di Brenzone,
inquanto il marito di Jolanda era Giorgio
Calvi di Bergolo e una delle loro figlie, Vittoria Francesca, aveva sposato
il conte Guglielmo Guarienti di Brenzone.
Nel 1987, poi,
molti degli edifici di Villa Ada, incluso il fienile, furono venduti dagli
eredi Savoia, alla società Villa Ada 87, vendita molto chiacchierata e che
espose la villa a seri
rischi di lottizzazione, che fortunatamente non si concretizzarono grazie
ai decreti che portarono, nel 1996, a rendere parco
pubblico anche quella parte della villa, dopo che nel
1958 ne era stata aperta al pubblico una prima parte.
Fu proprio nel
1996 che l’immobile, insieme ad altri, passò nella proprietà di Roma Capitale, che ne
detiene tutt’ora il possesso e che ha stipulato una concessione dell’area, che
oggi ospita il maneggio, al canone – veramente irrisorio, a mio avviso – di
3.163 euro all’anno e che è stata prorogata fino al 2054, come ha scoperto, non
senza difficoltà, Carteinregola.
Concludo con un
estratto della già citata visura, che vedete nell’immagine qui sotto e che
consente di apprezzare l’ampiezza e la suddivisione dell’edificio, che
complessivamente ha una superficie di poco superiore ai 500 metri quadrati.
Estratto dalla visura
dell’edificio







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