Come immagino oramai sappiate, la storia della villa è piuttosto lunga, travagliata e con numerosi passaggi di proprietà.
In tutti questi passaggi, sicuramente importanti sono i due che interessarono direttamente i Savoia, con Vittorio Emanuele II, che nel 1872 acquistò la villa dai Potenziani, importante famiglia di origine reatina, che a loro volta avevano acquistato la villa da Luigi Pallavicini, e un secondo e definitivo acquisto, nel 1904, quando Vittorio Emanuele III riacquistò la villa dalla Banca Romana, che era stata travolta dal ben noto scandalo, villa che comunque già presentava di fatto l’assetto attuale, con la sola eccezione della costruzione del Bunker Savoia, avvenuta tra il 1942 e i 1943, e di alcuni edifici minori, come ad esempio la cosiddette casette dei giochi delle figlie del re.
Vittorio Emanuele II, infatti, non solo acquistò anche altri dieci terreni confinanti con quelli posseduti dai Potenziani, tra i quali va sicuramente menzionata la tenuta di Ponte Salario, oggi Monte Antenne, così da portare l’estensione della villa a circa 160 ettari, ma avviò importanti lavori di sistemazione, che di fatto hanno portato la villa all’assetto che oggi tutti noi conosciamo.
Tali lavori furono fatti nell’arco di tempo che va dal 1872 al 1879, sotto la direzione di Emilio Richter, paesaggista e già direttore delle ville e parchi reali, il quale avviò una profondata attività di trasformazione della villa, soprattutto nella parte dove oggi è situata la Palazzina Reale, sede dell’ambasciata d’Egitto, inspirandosi ai canoni del parco rustico all’inglese, basati sulla valorizzazione delle caratteristiche paesaggistiche del contesto nel quale ci si trova.
I lavori furono notevoli e, oltre alla costruzione della Palazzina Reale, voluta perché il Casini Pallavicini, al tempo indicato anche come Villino Maria, non soddisfaceva le esigenze di rappresentanza della famiglia reale, vanno ricordate la Torre Gotica, che nascondeva un serbatoio d’acqua a uso della villa, e il cosiddetto Lago Ottocentesco, oramai sparito.
Emilio Richter non curò solo la sistemazione di Villa Ada, al tempo indicata anche come “Villa fuori Porta Salara” – la “i” a “Salara” sarà aggiunto solo in seguito – ma anche di Villa Mirafiori, indicata come “Villa fuori Porta Pia”, acquistata anch’essa da Vittorio Emanuele II e che divenne residenza ufficiale di Rosa Vercellana, moglie morganatica del re – ovvero sposata ma senza l’attribuzione del titolo di regina – detestata dalla corte sabauda e dai nobili, ma amata dal popolo.
In merito a tali lavori, che come ho già detto lunghi e complessi, tanto dall’aver dato vita a una lunga controversia legale tra i Savoia ed Emilio Richter, è interessante il documento che ho trovato nel Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale di Stato, una sorta di verbale di consegna, datato 17 gennaio 1877 e che vedete qui sotto, con il quale si confermava il termine dei lavori e la consegna delle due ville alla famiglia reale.
Il verbale di consegna delle due ville

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