sabato 2 agosto 2025

Un principe, tre vigne – forse con un piccolo errore – e una villa

Questo post nasce in modo quasi causale – come peraltro spesso accade – mentre stavo studiando il Catasto Gregoriano del 1816 per un’altra ricerca, durante la quale mi sono accorto di un probabile errore relativo a quando il principe Luigi Pallavicini, tra il 1785 e il 1789, acquistò tre vigne – Saliceti, Capocaccia e Calzamiglia – che si affacciavano sulla Via Salaria, dando vita a quella che poi, col tempo, diventerà Villa Ada.

In alcune fonti reperibili in rete si dice che ciascuna delle tre vigne acquistate da Luigi Pallavicini era dotata – prassi usuale al tempo – di un cosiddetto “casino nobile” o “casino di delizia” e che, nello specifico:

(1) il casino nobile di vigna Saliceti era l’attuale Villa Elena;

(2) il casino nobile di vigna Calzamiglia era l’attuale Casino Pallavicini;

(3) il casino nobile di vigna Capocaccia era l’attuale Casa del Guardiano, che si trova accanto all’ingresso carrabile che conduce all’ambasciata d’Egitto.

È proprio quest’ultimo punto, relativo alla vigna Capocaccia, che credo nasconda un errore. Analizzando la pianta del Catasto Gregoriano, infatti, emerge che la casa del guardiano era al tempo esterna alla proprietà Pallavicini, come si può vedere nell’immagine qui sotto.

Estratto dalla pianta del Catasto Gregoriano

Dalla pianta risulta chiaramente che i due casini nobili delle vigne Saliceti e Calzamiglia erano compresi nella proprietà di Pallavicini, mentre la casa del guardiano era esterna ad essa, essendo compresa nella proprietà Stocchi – almeno così a me sembra di leggere – come emerge dall’analisi del brogliardo del catasto, il cui estratto relativo all’area in questione lo vedete qui sotto – l’estratto è l’unione di due fogli distinti del brogliardo – e nel quale ho evidenziato le due proprietà e, per quella di Pallavicini, tutti gli edifici presenti.

Fogli 38 e 39 del brogliardo del Catasto Gregoriano

Tornando alla pianta del catasto e provando a fare un’ipotesi su quale fosse il casino nobile di vigna Capocaccia, la situazione appare piuttosto complessa, considerando che:

(A) di edifici classificati come casini nobili o case al servizio della vigna, ce ne sono più d’uno;

(B) la pianta non riporta ovviamente le particelle originarie delle vigne acquistate da Pallavicini, cosa che rende impossibile collocare i diversi edifici nelle loro appartenenze originali, collocazione che avrebbe fornito un prezioso indizio per l’individuazione.

In ogni caso, qualche considerazione la si può fare, a partire dalla pianta del catasto che vedete qui sotto e nella quale ho indicato: in giallo i casini Saliceti e Calzamiglia; in rosso gli edifici oramai spariti; in blu quelli ancora presenti, in toto o in parte. Inoltre, per ciascuno degli edifici analizzati, ne ho evidenziato il numero della relativa particella catastale, con uno sfondo azzurro per quelli classificati nel brogliardo come “casa di delizia” e giallo per quelli indicati come “casa al servizio della vigna”.

Estratto dalla pianta del Catasto Gregoriano

Relativamente a tali edifici, le ipotesi che ho fatto sono:

(1) l’edificio 366 è troppo vicino al casino nobile di Saliceti e peraltro è oggi parte integrante di Villa Elena, cosa che suggerisce che questo edificio fosse interno alla stessa proprietà Saliceti;

(2) l’edificio 376, per dimensione e posizione, analoghe a quelle degli altri due casini nobile, potrebbe essere un buon candidato, anche se, a parziale smentita, va detto che il brogliardo descrive questo edificio come “casa ad uso della villa”, cosa che farebbe intuire un utilizzo più come edificio di servizio che di villeggiatura o, appunto, di delizia;

(3) l’edificio 368, benché molto piccolo, è comunque descritto nel brogliardo come “casa di delizia”, cosa che lo renderebbe un candidato papabile, anche se la ridotta dimensione fa sorgere qualche dubbio;

(4) l’edificio 374, anche se indicato come “casa di delizia”, ha una posizione che potrebbe essere all’interno di quella che era la vigna Calzamiglia, la cui area potrebbe essere stata quella delimitata, da un lato dal Casino Pallavicini e dall’altro dall’estremo nord della striscia che, nella pianta, è disegnata come se fosse un giardino;

(5) l’edificio 371, che si trova accanto alla Piramide e del quale oggi rimangono alcune tracce, potrebbe essere un buon candidato, anche se, trovandosi tra il casino nobile Saliceti e quello Calzamiglia, implicherebbe che i confini delle tre vigne fossero piuttosto articolati, quasi innestandosi l’uno negli altri;

(6) l’edificio 363, oggi noto come edificio rustico e al tempo di Vittorio Emanuele II usato come Gassometro, ha anche esso una dimensione importante e la sua collocazione piuttosto defilata potrebbe averne giustificato, al tempo, un uso come casino nobile.

Insomma, molte ipotesi e nessuna certezza, ma se dovessi dirvi quali a me sembra l’edificio più papabile per esser stato, al tempo, il casino nobile di vigna Capocaccia, indipendentemente dalla classificazione che ne dà il brogliardo, direi il 363, che ha una dimensione paragonabile a quella degli altri due casini e una posizione compatibile con una suddivisione piuttosto netta e geometrica delle tre vigne, con quella Capocaccia che occupava la parte più interna rispetto alla Via Salaria.

Ovviamente, lo ripeto, è solo un’ipotesi che, non avendo ancora trovato documenti di epoca precedente che descrivano nel dettaglio le tre vigne acquistate da Pallavicini, temo rimanga tale.

Sono invece decisamente più certo che l’identificazione del casino nobile Capocaccia con la casa del guardiano sia quantomeno una svista, ma anche qui mi lascio un minimo di margine di dubbio.

Concludo infine ricordandovi che, tra la data di redazione del Catasto Gregoriano e la data alla quale Vittorio Emanuele II acquisterà la villa – una delle tappe più importanti nella storia di Villa Ada – le proprietà qui elencate subiranno alcune variazioni, con quella dei Pallavicini acquistata dalla potente famiglia reatina dei Potenziani, mentre la proprietà Stocchi verrà acquista dai Mengarini, che insieme ad altre sarà poi acquistate da Vittorio Emanuele II, come ho raccontato con maggiori dettagli in questo post.

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