Questo post nasce in modo quasi causale – come peraltro spesso accade – mentre stavo studiando il Catasto Gregoriano del 1816 per un’altra ricerca, durante la quale mi sono accorto di un probabile errore relativo a quando il principe Luigi Pallavicini, tra il 1785 e il 1789, acquistò tre vigne – Saliceti, Capocaccia e Calzamiglia – che si affacciavano sulla Via Salaria, dando vita a quella che poi, col tempo, diventerà Villa Ada.
In alcune fonti
reperibili in rete si dice che ciascuna delle tre vigne acquistate da Luigi
Pallavicini era dotata – prassi usuale al tempo – di un cosiddetto “casino
nobile” o “casino di delizia” e che, nello specifico:
(1) il casino nobile di vigna Saliceti era l’attuale Villa
Elena;
(2) il casino nobile di vigna Calzamiglia era l’attuale Casino
Pallavicini;
(3) il casino nobile di vigna Capocaccia era l’attuale Casa del Guardiano,
che si trova accanto all’ingresso carrabile che conduce all’ambasciata
d’Egitto.
È proprio
quest’ultimo punto, relativo alla vigna Capocaccia, che credo nasconda un
errore. Analizzando la pianta del Catasto Gregoriano,
infatti, emerge che la casa del guardiano era al tempo esterna alla proprietà
Pallavicini, come si può vedere nell’immagine qui sotto.
Estratto dalla pianta del
Catasto Gregoriano
Dalla pianta
risulta chiaramente che i due casini nobili delle vigne Saliceti e Calzamiglia erano
compresi nella proprietà di Pallavicini, mentre la casa del guardiano era
esterna ad essa, essendo compresa nella proprietà Stocchi – almeno così a me
sembra di leggere – come emerge dall’analisi del brogliardo del catasto, il cui
estratto relativo all’area in questione lo vedete qui sotto – l’estratto è
l’unione di due fogli distinti del brogliardo – e nel quale ho evidenziato le
due proprietà e, per quella di Pallavicini, tutti gli edifici presenti.
Fogli 38 e 39 del brogliardo
del Catasto Gregoriano
Tornando alla
pianta del catasto e provando a fare un’ipotesi su quale fosse il casino nobile
di vigna Capocaccia, la situazione appare piuttosto complessa, considerando
che:
(A) di edifici classificati come casini nobili o case al servizio della
vigna, ce ne sono più d’uno;
(B) la pianta non riporta ovviamente le particelle originarie delle vigne
acquistate da Pallavicini, cosa che rende impossibile collocare i diversi
edifici nelle loro appartenenze originali, collocazione che avrebbe fornito un
prezioso indizio per l’individuazione.
In ogni caso,
qualche considerazione la si può fare, a partire dalla pianta del catasto che
vedete qui sotto e nella quale ho indicato: in giallo i casini Saliceti e
Calzamiglia; in rosso gli edifici oramai spariti; in blu quelli ancora
presenti, in toto o in parte. Inoltre, per ciascuno degli edifici analizzati,
ne ho evidenziato il numero della relativa particella catastale, con uno sfondo
azzurro per quelli classificati nel brogliardo come “casa di delizia” e giallo
per quelli indicati come “casa al servizio della vigna”.
Estratto dalla pianta del
Catasto Gregoriano
Relativamente a
tali edifici, le ipotesi che ho fatto sono:
(1) l’edificio 366 è troppo vicino al casino nobile di Saliceti e
peraltro è oggi parte integrante di Villa
Elena, cosa che suggerisce che questo edificio fosse interno alla stessa
proprietà Saliceti;
(2) l’edificio 376, per dimensione e posizione, analoghe a quelle
degli altri due casini nobile, potrebbe essere un buon candidato, anche se, a
parziale smentita, va detto che il brogliardo descrive questo edificio come “casa
ad uso della villa”, cosa che farebbe intuire un utilizzo più come edificio di
servizio che di villeggiatura o, appunto, di delizia;
(3) l’edificio 368, benché molto piccolo, è comunque descritto nel
brogliardo come “casa di delizia”, cosa che lo renderebbe un candidato
papabile, anche se la ridotta dimensione fa sorgere qualche dubbio;
(4) l’edificio 374, anche se indicato come “casa di delizia”, ha
una posizione che potrebbe essere all’interno di quella che era la vigna
Calzamiglia, la cui area potrebbe essere stata quella delimitata, da un lato
dal Casino
Pallavicini e dall’altro dall’estremo nord della striscia che, nella
pianta, è disegnata come se fosse un giardino;
(5) l’edificio 371, che si trova accanto alla Piramide
e del quale oggi rimangono alcune tracce, potrebbe essere un buon candidato,
anche se, trovandosi tra il casino nobile Saliceti e quello Calzamiglia,
implicherebbe che i confini delle tre vigne fossero piuttosto articolati, quasi
innestandosi l’uno negli altri;
(6) l’edificio 363, oggi noto come edificio rustico e al tempo di Vittorio
Emanuele II usato come Gassometro,
ha anche esso una dimensione importante e la sua collocazione piuttosto
defilata potrebbe averne giustificato, al tempo, un uso come casino nobile.
Insomma, molte
ipotesi e nessuna certezza, ma se dovessi dirvi quali a me sembra l’edificio
più papabile per esser stato, al tempo, il casino nobile di vigna Capocaccia,
indipendentemente dalla classificazione che ne dà il brogliardo, direi il 363,
che ha una dimensione paragonabile a quella degli altri due casini e una
posizione compatibile con una suddivisione piuttosto netta e geometrica delle
tre vigne, con quella Capocaccia che occupava la parte più interna rispetto
alla Via Salaria.
Ovviamente, lo
ripeto, è solo un’ipotesi che, non avendo ancora trovato documenti di epoca
precedente che descrivano nel dettaglio le tre vigne acquistate da Pallavicini,
temo rimanga tale.
Sono invece
decisamente più certo che l’identificazione del casino nobile Capocaccia con la
casa del guardiano sia quantomeno una svista, ma anche qui mi lascio un minimo
di margine di dubbio.
Concludo infine ricordandovi
che, tra la data di redazione del Catasto Gregoriano
e la data alla quale Vittorio Emanuele II
acquisterà la villa – una delle tappe più importanti nella storia di Villa Ada
– le proprietà qui elencate subiranno alcune variazioni, con quella dei
Pallavicini acquistata dalla potente famiglia reatina dei Potenziani, mentre la
proprietà Stocchi verrà acquista dai Mengarini, che insieme ad altre sarà poi
acquistate da Vittorio
Emanuele II, come ho raccontato con maggiori
dettagli in questo post.



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