giovedì 25 settembre 2025

La pianta di Roma del 1891

Grazie alla segnalazione dell’amico Lorenzo, ho scoperto l’esistenza di un’interessantissima Pianta di Roma del 1891 – tecnicamente una cromolitografia – pubblicata  dall’Istituto Cartografico Italiano, oggi Istituto Geografico Militare, che getta una luce su quello che  probabilmente fu l’ennesimo tentativo di parziale lottizzazione della villa.

Devo ammettere che ho fatto non poca fatica a trovare la pianta, praticamente introvabile online in versione già digitalizzata e, alla fine, l’ho scovata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, in una copia originale di grandi dimensioni, molto delicata e contenuta nelle sezione “Collezioni speciali”, tanto dall’aver dovuto richiedere un’autorizzazione specifica – concessa comunque immediatamente – per  poterla visionare.

Prima di analizzare la pianta, il cui estratto dell’area di Villa Ada lo vedete qui sotto, con molti elementi evidenziati sui quali tornerò tra poco, credo valga la pena riflettere sul periodo storico della sua redazione, relativo a quando Villa Ada era di proprietà di Eveline Visera, suocera di Giuseppe Telfener e dal quale aveva acquistato la villa nel 1886. Nel 1898, poi, Eveline Visera venderà tutta la proprietà alla Banca Romana, già travolta dal ben noto scandalo (per maggio dettagli potete leggere il post sulla storia della villa).

Estratto dalla Pianta di Roma del 1891

Il 1891, quindi, si colloca praticamente a metà dell’intervallo di tempo tra l’acquisto da parte della Visera e la successiva vendita alla banca, cosa che potrebbe giustificare un’azione preventiva, dei due o più probabilmente solo della banca, volta a operare affinché parte della villa potesse poi essere soggetta a interventi urbanistici che ne avrebbero sicuramente aumentato il valore. In altre parole – ma sia chiaro che questa è solo una mia ipotesi – la Banca Romana avrebbe prima avviato azioni di lobbying per assicurarsi questi interventi e poi, avutane ragionevole certezza, avrebbe acquistato la villa da Eveline Visera a un prezzo minore del valore che avrebbe assunto dopo gli interventi urbanistici.

Comunque, speculazioni a parte, tornando alla pianta del 1891 gli elementi che mi hanno maggiormente colpito e che ho evidenziato nell’immagine, sono:

(1): in rosso chiaro, il progetto di costruire quella che sembra dovesse essere un’ampia strada di collegamento tra la Via Nomentana e la Via Salaria – entrambe evidenziate in blu chiaro – con un successivo tratto interno alla villa e fatto di due tronconi, che avrebbero portato verso il quartiere dei Parioli, rispettivamente, verso l’area dove poi sorgerà Piazza delle Muse e verso quella che oggi più o meno coincide con Via Anna Magnani.

(2): in verde chiaro, la realizzazione di quelli che sembrerebbero dei percorsi pedonali o dei giardini, rispettivamente sulle sponde del fiume Aniene – una sorta di parco d’affaccio ante litteram – e sotto a quello che al tempo era il Tiro a segno militare. Quest’ultimo, in particolare, appare decisamente esteso e con una struttura molto regolare, quasi a riproporre i canoni del giardino all’italiana, e con uno sviluppo che in parte sarebbe dovuto entrare anche all’interno di Monte Antenne.

(3): in porpora, due aree appena tratteggiate vicine al Fienile, oggi sede del circolo ippico Cascianese, di difficile interpretazione. Tra l’altro, queste aree sono tracciate con maggiore dettagli in una pianta, sempre del 1891, della quale accenno più avanti.

(4): in blu scuro, le due aree dove, approssimativamente, saranno in futuro realizzate Piazza Ungheria e Piazza delle Muse.

(5): in celeste, quella che al tempo era probabilmente una strada interna alla proprietà del Campbell Smith de Heritz e sul cui tracciato sarà poi realizzata Via Panama, inaugurata nel 1929.

(6): in verde, gli edifici ancora oggi presenti.

(7): in giallo, gli edifici dei quali rimangono oggi pochi resti, spesso in zone della villa di difficile accesso.

(8): in rosso, gli edifici del tutto spariti.

Ci sono poi alcuni aspetti che suscitano qualche piccola perplessità:

(A): l’assenza, accanto al Casale dei Trenatori, degli altri due edifici che, insieme al primo, costituivano le Scuderie Reali, cosa curiosa dato che queste furono volute e realizzate da Vittorio Emanuele II, nel periodo tra il 1872 e il 1878, quindi circa quindici anni prima della realizzazione della pianta.

(B): l’assenza di Forte Antenne, cosa che però si potrebbe giustificare col fatto che, a quel tempo, il forte aveva ancora la sua piena funzione militare e quindi, forse, era considerato come obiettivo sensibile e non riportabile su alcune mappe, come appunto quelle che erano collegate con i piani regolatori, considerando che tale area, di proprietà del Demanio Militare, non poteva certo essere soggetta a interventi urbanistici.

(C): l’area dove sorge il Fienile e il Casale delle Cavalle Madri che risulta ancora riferita al Collegio Ibernese (Iberna era l’antico nome dell’Irlanda), che in passato aveva una sua sede lì, anche se quest’area era poi stata inglobata nella villa in conseguenza degli acquisti fatti da Vittorio Emanuele II, che portarono a un’estensione del parco come lo conosciamo oggi, estensione che quindi poi sarà la stessa della proprietà di Giuseppe Telfener, prima, e di Eveline Visera poi, al netto della quota parte che sarà poi espropriata per la costruzione di Forte Antenne.

(D): la mancanza di alcuni edifici che affacciavano sulla Via Salaria, come ad esempio il Casale Tribuna II, la Chiesetta del Divino Amore, entrambi arrivati fino ai giorni nostri.

Interessante anche l’esistenza di un’altra pianta, coeva a quella descritta e che evidenzia una situazione molto simile ma con alcune differenze, soprattutto nei dettagli. La pianta in questione è la “Pianta generale di Roma secondo le ultime modificazioni od aggiunte del p.no regolatore, compresovi ancora la nuova cinta daziaria, quartieri suburbani e perimetro della passeggiata archeologica”, custodita presso l’Archivio Storico Capitolino e anch’essa redatta nel 1891.

Come si può vedere nell’immagine qui sotto, sono presenti molti elementi comuni, ma si notano anche alcune assenze, come ad esempio tutta la parte di quelli che sembrano sentieri e giardini, che nell’altra pianta sono evidenziati in verde chiaro, e una minore articolazione delle strade nella zona che oggi è compresa tra Piazza Ungheria e Piazza delle Muse.

Pianta generale di Roma del 1891

Queste differenze potrebbero essere giustificate dal fatto che questa seconda pianta sia di qualche mese precedente della prima, che quindi ne avrebbe arricchito i dettagli; ma potrebbe valere anche il contrario, cioè che la prima sia precedente e questa faccia invece riferimento a una variazione progettuale che avrebbe eliminato alcuni degli interventi inizialmente previsti.

Comunque – e fortunatamente, per tutti noi che oggi godiamo di Villa Ada – quanto ipotizzato nella pianta del 1891 non si realizzò, molto probabilmente per la decisione di Vittorio Emanuele III di ristabilirsi nel maggio del 1903 nella villa, per poi acquistarla nel 1904 ed eleggerla a sua residenza ufficiale nel 1919.

In definitiva, la pianta in questione ci consente di aggiungere un altro piccolo pezzo alla storia, spesso travagliata, di Villa Ada, fatta di momenti nei quali il suo futuro come parco pubblico fu soggetto a diversi rischi, poi rientrati grazie all’impegno della politica, di alcuni giornalisti e di tutti gli attivisti che, nel tempo, si sono battuti affinché Villa Ada fosse donata alla collettività.

giovedì 18 settembre 2025

L'inaugurazione di Via Panama

Esco ancora una volta dai confini di Villa Ada, anche se praticamente rimango adiacente a essi, solo perché, curiosando sul sito dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce, ho trovato alcune fotografie, che vedete nel collage qui sotto, dell’inaugurazione di Via Panama, avvenuta il 10 ottobre del 1929, che sono interessanti per avere qualche elemento di confronto tra la prima metà del 900 e i giorni nostri.

Collage di foto dell’inaugurazione

Oltre alla presenza delle autorità – il Governatore della città Francesco Ludovisi Boncompagni e Narciso Garay, Ministro degli esteri del paese centramericano – è interessante notare, più che i pini di Villa Ada che si stagliano sullo sfondo della prima foto, l’edificio che si vede nelle altre tre, parte della grande tenuta dei Della Porta e riportata in molte piante di metà ottocento, come quella che vedete qui sotto, un estratto dalla “Pianta della città di Roma del 1891 redata dall’Istituto Cartografico Italiano con il Patrocinio del Comune di Roma”.

Villa Della Porta nella pianta di Roma del 1891

Nella pianta, ho evidenziato: (1) in blu l’edificio che si vede sullo sfondo delle foto dell’inaugurazione; (2) in rosso l’unico edificio che oggi rimane della Villa Della Porta e che si trova all’incrocio di Via Salaria con Via di Villa Ada; (3) in giallo la strada esistente al tempo, sul cui tracciato verrà poi realizzata Via Panama.

La storia di Villa della Porta e, in particolare, il fatto che oggi è nota come Villa Lancellotti, è legata alla storia delle famiglie Gangalandi, Della Porta Rondiani e Massimo Lancellotti.

La villa era in origine posseduta dai Gangalandi, che poi la vendettero ai Della Porta. Nel 1847, dopo la morte della prima moglie, Camillo Vittorio Emanuele Massimo sposò Giacinta della Porta Rodiani e nel 1900, a seguito della morte di Giacinta, la villa sulla via Salaria fu ereditata dal primogenito Filippo.

Filippo, nel 1858, era stato adottato dalla zia Giuseppina Massimo, sorella di Camillo Vittorio, che aveva sposato l’ultimo membro della famiglia Lancellotti, Ottavio Maria, principe di Lauro. Dal loro matrimonio non erano nati figli e, per evitare l’estinzione della casata, i coniugi avevano deciso di adottare Filippo Massimo, a condizione che lasciasse il suo cognome per assumere quello di Lancellotti, scelta che portò appunto la villa ad assumere il nome con il quale la conosciamo oggi.

All’inizio del Novecento, la villa del principe Filippo Lancellotti manteneva ancora inalterato tanto l’aspetto settecentesco quanto gli antichi confini. Tuttavia, in conseguenza del nuovo piano regolatore e degli sviluppi previsti per quell’area, il 31 marzo 1909 Filippo Lancellotti vendette ampia parte della villa alla Cooperativa case e alloggi per impiegati dello Stato, vendita che poi risulterà fondamentale per lo sviluppo del quartiere Verbano, che confluirà poi nel più ampio quartiere Trieste.

Le prime costruzione presero avvio nel 1921 ma, come testimoniato dalle foto dell’inaugurazione, queste evidentemente interesseranno l’area venduta solamente dopo il 1929, facendo sparire per sempre gli edifici che ne facevano parte, a partire da quello evidenziato in blu, che può essere apprezzato anche dalla foto che segue, scattata nel 1929 e parte dell’archivio Archivio Massimo Lancellotti, foto che ho preso dall’interessante pubblicazione a cura di Elisabetta Massimo Lancellotti, nella quale è descritto con grande dettaglio tutta la storia della villa.

 Foto del 1929 dell’interno di Villa Lancellotti -  Archivio Massimo Lancellotti

Oggi, come dicevo, rimane solo l’edificio che vedete qui sotto in un’immagine presa da Google Earth, edificio a tutt’oggi di proprietà dei Lancellotti e che al tempo rimase fuori dalla vendita.

Villa Lancellotti in un’immagine di Google Earth

Che dire, una storia articolata che, benché non riguardi direttamente Villa Ada, ci consente comunque di aggiungere un altro pezzettino alla trasformazione che quella zona di Roma ha subito nel tempo.

martedì 16 settembre 2025

Gli insediamenti abusivi all’interno di Villa Ada

Per motivi del tutto simili a quelli elencati nel post sulle carcasse di veicoli sparse per la villa, con la sola eccezione che, in questo caso, l’accessibilità deve essere tutto sommato agevole, all’interno di Villa Ada hanno preso vita, nel tempo, diversi insediamenti abusivi, generalmente piccoli, con uno o al massimo due occupanti.

Questi insediamenti, alcuni dei quali li ho raccolti nel collage che vedete qui sotto, in genere hanno carattere temporaneo – fa eccezione solo quello all’interno dell’ex centro di ippoterapia – sia perché sono spesso abbandonati dagli stessi occupanti, ma anche per le attività di sgombero fatte dalla Polizia di Roma Capitale, anche se queste generalmente riguardano gli insediamenti più grandi e facilmente rilevabili.

Collage di alcuni insediamenti abusivi scovati nel tempo

Come anticipavo all’inizio, gli insediamenti sono generalmente collocati in zona poco frequentate, come il Colle del Roccolo e la zona compresa tra i due muri sul lato di Via Panama, ma non lontano dai punti di accesso alla villa, soprattutto a quelli non ufficiali, come ad esempio le brecce sui muri esterni.

Il più noto di questi insediamenti – non che sia un merito, ovviamente – è quello che per lungo tempo è sorto adiacente al muro su Via Panama e che per ben due volte salì agli onori della cronaca a causa: nel 2021 a causa di un principio di incendio che lo danneggiò leggermente, ma non tanto da suggerirne l’abbandono; nel 2022, per un incendio più violento, che di fatto lo distrusse e ne comportò l’abbandono, tanto che da quella da quella dell’insediamento rimangono solo le strutture distrutte dal fuoco, come mostrato nel collage di immagini qui sotto.

Collage delle foto che testimoniano l’incendio dell’insediamento

Purtroppo, il contrasto a questi insediamenti è un’attività complessa, dato che ai saltuari e poco frequenti sgomberi, segue poi la rioccupazione o, più semplicemente, lo spostamento dell’insediamento in un luogo diverso.

Da non dimenticare, poi, che nei pressi degli insediamenti si forma quasi sempre una discarica di rifiuti, spesso anche pericolosi, come batterie di auto e bombole di gas, che solo a volte sono poi oggetto di bonifica.

Insomma, un problema serio, la cui soluzione non può essere solamente lo sgombero coatto degli insediamenti, ma dovrebbe prevedere anche quelle misure sociali volte a evitare, o quantomeno a ridurre, la probabilità che gli insediamenti si riformino nel tempo.