domenica 20 luglio 2025

Il piano per l’acquisizione pubblica del 1996

In occasione dell’acquisizione della parte rimanente di Villa Ada - quella non inclusa nella prima acquisizione del 1958 - che ebbe un costo di circa 26 miliardi di lire per l’esproprio delle proprietà rimaste alle eredi Savoia, il Comune di Roma produsse, nel 1996, una interessante pubblicazione, dal titolo “Villa Ada - Piano per l'acquisizione pubblica” – Quaderni dell'Ambiente, 4, Comune di Roma, Ufficio Tutela Ambiente – la cui copertina vedete qui sotto, nella quale erano trattati molti temi inerenti alla villa, come quelli archeologici, naturalistici e storici.

La copertina della pubblicazione del Comune di Roma

Tra i vari ambiti, interessante è quello che, nello spirito originario del piano, doveva essere la destinazione d’uso delle diverse aree della villa e degli edifici presenti, dicendovi da subito che la lettura provocherà molto probabilmente un senso di profondo sconforto, visto che nulla è stato di fatto realizzato rispetto a quanto ci si proponeva di fare, soprattutto per quanto riguarda gli innumerevoli edifici presenti, per lungo tempo abbandonati a sé stessi, cosa che li ha peraltro lasciati alla mercè dei vandali, e solo recentemente in parte oggetto di interventi di recupero e restauro, grazie anche ai fondi del PNRR.

La pianta che vedete qui sotto, presa dalla pubblicazione in questione, sintetizzava le modalità d’uso e le modifiche previste per la villa, sia per le aree verdi, che per alcuni degli edifici, rappresentando inoltre anche un termine di paragone rispetto a oggi, sia per quanto riguarda alcuni edifici, che per la loro destinazione d’uso al tempo.


La pianta della villa e le destinazioni d’uso previste al tempo

Il primo elemento che ho evidenziato in rosso è relativo a due edifici, presenti anche oggi, ma che al tempo avevano un uso deverso, come la Scuola Media, in origine Montessori e che ho frequentato anch’io, oggi sede di Legambiente e la casa dell’ex-guardiano del campeggio di Monte Antenne, al tempo sede di un centro per persone diversamente abili e oggi, dopo il recente restauro, centro estivo per i ragazzi nei mesi estivi e punto di aggregazione giovanile nel resto dell’anno.

Passando poi a quella che doveva essere la suddivisione delle diverse aree della villa e della loro prevista destinazione d’uso, si aveva:

(A) Ambito a prevalente carattere archeologico ­ naturalistico

(B) Ambito a carattere museale

(C) Zone a carattere ricreativo

(D) Zone a carattere sportivo

Se tale suddivisione si è in parte realizzata, è non tanto per la programmazione di particolari interventi, ma direi piuttosto per una combinazione di micro-interventi e di scelte fatte dai frequentatori, come l’area ricreativa conosciuta come “area giochi”, dove c’è la pista di pattinaggio, o l’area naturalistica, in parte sul Colle delle Cavalle Madri e in parte su quello del Roccolo, divenuta tale semplicemente perché lasciata a sé stessa, facendo così in modo che la natura ne prendesse di fatto il controllo.

Totalmente disattesa, poi, la destinazione d’uso di molti degli edifici, che nelle intenzioni di allora dovevano essere luogo di attività afferenti a diversi ambiti, come ho evidenziato con i diversi colori, che ho poi abbinato anche alla legenda originale della pianta, così da rendere più immediata l’associazione. Nello specifico, erano previsti:

(AM) Quattro poli museali, rispettivamente presso Villa Polissena, il Casini Pallavicini, La Palazzina Reale e le Scuderie Reali. Evidentemente, questa pianificazione fu precedente alla reale acquisizione delle diverse proprietà, visto che poi, con la sola eccezione delle Scuderie Reali, tutte le altre rimarranno di proprietà privata delle eredi e dei discendenti dei Savoia.

(AE) Un polo espositivo all’interno di Forte Antenne, con le sale per esposizioni che avrebbero potuto accogliere anche la documentazione relativa alle campagne di scavo e alla storia dell'area archeologica di Monte Antenne e del territorio circostante.

(AI) Tre poli informativi-didattici, da realizzarsi presso la Torretta del Roccolo, il Casale delle Cavalle Madri e l’edificio si servizio della vigna Savoia.

(AC) Cinque poli socio-culturali, da realizzarsi presso il Casale della Finanziera, la casa del guardiano che si trova in corrispondenza dell’ingresso carrabile su Via Salaria, il Casale Tribuna II e due presso gli edifici, oggi privati, che si trovano nell’area della Basilica di San Silvestro, che fa parte del complesso delle Catacombe di Priscilla.

(AR) Quattro punti di ristoro, nel Tempio di Flora, all’interno di Parco Rabin, vicino all’ingresso su Via di Ponte Salario e presso il fienile, all’interno del Circolo Ippico Cascianese.

Anche in questo caso, tra mancate acquisizione di alcune delle proprietà, rimaste oggi private, e progetti mai andati in porto, direi che praticamente non è stato fatto nulla

Va anche notato, come peraltro già anticipato, che la mappa includeva aree che oggi non sono parte del parco pubblico, cosa che si giustifica con il fatto che il piano è del 1996, mentre la definizione formale e finale dell’area pubblica fu successiva di qualche anno e poco prima dell’effettiva apertura al pubblico del 1999, e che vide, tra le altre cose, la rinuncia ad esercitare il diritto di prelazione da parte dello Stato italiano e del Comune di Roma sulla Palazzina Reale, che fu quindi acquistata, nel 1997, per 25 miliardi di lire dallo Stato egiziano, che la comprò dalla società Villa Ada 87 di Renato Bocchi, alla quale le eredi Savoia avevano nel tempo veduto quasi tutte le loro proprietà, come ho raccontato in questo post.

In conclusione e al di là del fatto che, come già detto, alcune delle cose elencate non si sarebbero potute fare comunque, visto che non tutta la villa passò effettivamente al Comune di Roma, vanno giusto segnalati un paio di tentativi di recupero delle Scuderie Reali, come il mai nato Museo del Giocattolo ipotizzato dalla Giunta Veltroni e la Casa della Moda voluta dalla Giusnta Alemanno.

Curiosa anche un progetto per la realizzazione di un Museo Disney all’interno del Casale delle Cavalle Madri, progetto che credo sia rimasto solamente sulla carta e mai presentato come proposta effettiva e concreta.

Che dire, se non che quasi trent’anni poco o nulla è stato fatto, da nessuna delle giunte che si sono succedute, per cui non resta quindi che sperare che qualcosa cambi nel futuro e che i progetti previsti dal PNNR giungano rapidamente a completamento.

sabato 19 luglio 2025

L’apertura al pubblico, nel 1958, della prima parte di Villa Ada

Il 18 maggio 1958 la prima parte di Villa Ada fu formalmente aperta al pubblico – nell’immagine che segue il titolo dell’articolo di Cederna sull’evento - con una cerimonia formale ma simbolica dato che l’apertura effettiva al pubblico avvenne, per i primi 12 ettari, il 21 novembre del 1960, mentre i rimanenti 20 vennero poi aperti nell’anno successivo, rendendosi necessari lavori di sistemazione, bonifica e messa in sicurezza.

Il titolo dell’articolo di Cederna

La cerimonia è ben testimoniata anche dall’immagine seguente, presa dall’Archivio Luce, che ritrae il Sindaco Urbano Cioccetti nel momento della firma e, dietro di lui, l’allora Ministro delle Finanze Giulio Andreotti.

Il Sindaco Cioccetti e il Ministro Andreotti nel momento della firma

Altre foto dell’evento, sempre prese dall’Archivio Luce, le vedete nel collage qui sotto.

Alcune foto dell’apertura di Villa Ada

Per quanto riguarda l’area aperta al pubblico, questa è ben evidenziata dalla pianta qui sotto, contenuta nel successivo Decreto del 1995, quello che definirà l’acquisto e l’apertura della restante parte di Villa Ada, pianta nella quale ho evidenziato in verde l’area pubblica, ai margini della quale si vedono molto bene i confini, delimitati da una rete metallica, che in alcune delle foto si vede molto bene e che tutti quelli non più giovani come me si ricorderanno sicuramente.

Pianta contenuta nel decreto del 1995

Tale decreto, peraltro, è interessante anche perché riporta la descrizione e i proprietari delle diverse proprietà privata che furono oggetto o comunque interessate da questa seconda acquisizione, che avvenne nel 1996 e che portò poi all’effettiva apertura del parco il 24 dicembre 1999.

Concludo, per chi volesse avere qualche ulteriore testimonianza dell’inaugurazione del 1958, dicendovi che, sempre sul sito dell’Archivio Luce, sono disponibili ulteriori foto e anche qualche video.

giovedì 17 luglio 2025

Le Serre Savoia

Di fronte ai tre edifici che compongono le Scuderie Reali – il Casale dei Trenatori, il cosiddetto Edificio Intermedio e le Scuderie d’Agenzia – c’è quel che rimane delle Serre Savoia, oggi non accessibili, che furono realizzate dai reali durante gli importanti lavori avviati da Vittorio Emanuele II, dopo che nel 1872 aveva acquistato le proprietà dai Principi Potenziani, lavori che interessarono, tra le altre cose, anche l’arricchimento della flora del parco.

Un collage di foto che mostrano come oggi si presentano le serre

Le serre furono progettate, come peraltro molti altri edifici della villa, dall’architetto e paesaggista tedesco Emilio Richter, che per anni fu direttore delle ville e parchi reali e al quale il re affidò i lavori all’interno di Villa Savoia – questo era al tempo il nome della villa – ma anche quelli di Villa Mirafiori sulla Via Nomentana, residenza di Rosa Vercellana, moglie morganatica di Vittorio Emanuele II.

È probabile – ma questa è una mia ipotesi – che ulteriori interventi sulle serre furono fatti anche da Vittorio Emanuele III, dopo che nel 1904 acquistò la villa dalla Banca Romana. Tale ipotesi è dovuta alla documentazione trovata nel Fondo della Real Casa, custodito presso l’Archivio Centrale di Stato e, in particolare, quella che temporalmente fa riferimento al 1900 e che lascia intendere l’esecuzione di ulteriori lavori, come ad esempio quelli relativi alle strutture in ferro, delle quali ho trovato due disegni relativi al loro progetto e che vedete qui sotto.

Il progetto delle strutture in ferro a copertura delle serre

L’interno - una visita virtuale la potete trovare in questo video – è costituito da tre corpi di serra, con le strutture in ferro che vedete qui sopra e una copertura con vetrate apribili, mentre il riscaldamento, necessario nei mesi freddi, era garantito da un sistema di diffusione ad acqua calda, all’epoca considerato all’avanguardia e mostrato in alcune delle foto del collage che vedete nella foto iniziale.

Interessante notare che, nell’aggiornamento del 1903 del Catasto Rustico, successivo al Catasto Gregoriano del 1816 e che rimase in uso fino al 1952, quando fu poi sostituito dal catasto moderno che tutti oggi conosciamo, sono presenti gli edifici che costituivano le serre, che nell’immagine qui sotto vedete evidenziati in rosso.

Catasto Rustico – Le serre

Tali edifici non sono invece presenti nelle versioni precedenti del Catasto Rustico – 1878 e successive – cosa comprensibile considerando che i lavori che portarono alla loro realizzazione furono avviati intorno al 1872 e probabilmente terminarono dopo che il censimento delle particelle catastali fu concluso.

Le serre, oltre al compito di ospitare la coltivazione delle piante successivamente messe a dimora nella villa, accoglievano anche una discreta quantità di alberi da frutta e piante da verdura, poi distribuite prevalentemente e gratuitamente ai bisognosi, un’iniziativa quasi certamente voluta da Elena del Montenegro, moglie di Vittorio Emanuele III, il cui stile di vita era più improntato alla vita agricola e all’attenzione per il prossimo, piuttosto che a quella reale.

Per un certo tempo, inoltre, le serre ospitarono una colonia felina, poi trasferita nell’edificio abusivo che si trova adiacente al Casale delle Cavalle Madri – che ho documentato in questo video che testimonia il suo attuale abbandono – quando la giunta Veltroni presentò il progetto per la realizzazione del Museo del Giocattolo, che doveva essere ospitato negli adiacenti edifici delle Scuderei Reali, progetto mai realizzato. Per la cronaca, la colonia fu poi chiusa a causa delle pessime condizioni igieniche che furono riscontrate durante un’ispezione della ASL, come raccontato da questo articolo de “Il Messaggero”.

In tempi più recenti le serre sono state anche luogo di insediamenti, inclusa la realizzazione di edifici apparentemente abusivi, probabilmente non presenti nell’impianto originale, come testimonia questo video del 2016 trovato su YouTube.

Nel mese di novembre del 2023, tuttavia, è deceduta la persona che occupava stabilmente le serre, alla quale va comunque riconosciuto il merito di averle tenute in buona condizione, senza evidenti tracce di rifiuti, come ahimè invece accade per altre occupazioni abusive, tanto che la sua presenza era di fatto tollerata dal Comune di Roma e dal Servizio Giardini.

Come buona notizia, il 25 gennaio 2024 è stata approvata da Roma Capitale una delibera che, tra le altre cose, prevede un progetto per il recupero delle serre, che – cito testualmente – “…prevede interventi di consolidamento strutturale, di restauro e di ricostruzione puntando quanto più possibile a recuperare le strutture originarie anche attraverso la demolizione dei manufatti aggiunti e delle trasformazioni effettuate nel corso dell’occupazione a uso abitativo. L’obiettivo è di destinare le Serre ad un uso di interesse pubblico coerente con la sua funzione originaria come, ad esempio, un orto botanico o luogo di esposizione di produzioni florovivaistiche.”

A novembre del 2025 è stata concretamente avviata un’attività di pulizia interna, volta a rimuovere i rifiuti che si erano accumulati negli anni, a demolire, per esigenze di sicurezza, quelle parti degli edifici oramai pericolanti e, infine, a rimuovere la vegetazione infestante, così che l’area possa essere nuovamente resa accessibile.

Da quanto è stato comunicato dal comune, la recinzione esterna dovrebbe essere eliminata, in modo da creare uno spazio aperto, mantenendola solo intorno agli edifici, sia per motivi di sicurezza che per evitare che questi non siano nuovamente acceduti e occupati abusivamente.

Va anche detto che, con la determina dell’11 novembre 2024 della quale qui sotto vedete un estratto, fu approvato anche l’affido per il ripristino del sistema di riscaldamento delle serre, che alla luce delle ultime notizie non sembrerebbe tuttavia avere seguito, soprattutto per la pessima condizione delle infrastrutture metalliche, che ne rendono di fatto impossibile il recupero.

Estratto dalla determina sul rifacimento dell’impianto di riscaldamento

Non resta quindi che sperare che i lavori siano completati al più presto e le serre possano essere riaperte al pubblico